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lunedì 17 ottobre 2016

L'Ira di Bruxelles sulle mancette di Renzi: costeranno carissime agli Italiani

Una manovra di mance elettorali che costerà carissima all’Italia. La scelta di Matteo Renzi e del suo ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan di far salire il bilancio a 27 miliardi con un deficit al 2,3% ha provocato la reazione furiosa dell’Unione europea.

Tradotto: la mossa a sorpresa di Palazzo Chigi rischia di far scattare la temutissima procedura di infrazione a Bruxelles.




È un retroscena di Repubblica a rivelare lo sbigottimento dei funzionari europei. “Se Renzi non abbassa il deficit entro 15 giorni la manovra verrà respinta e l’Italia finirà subito in procedura per debito e deficit”, filtra dalla Commissione guidata da Jean-Claude Juncker.

La scommessa del premier è quella di riuscire a trattare sui decimi di punto con gli euro-burocrati, convinto che a cose fatte nessuno oserà dire no all’Italia. Ma stavolta, giurano, ha sbagliato i conti, in tutti i sensi.

Pià volte negli ultimi mesi i vertici dell’Ue hanno avvertito Renzi: basta flessibilità, già concessa nel biennio 2015-16 sotto forma di 19 miliardi, con la promessa di risanare i conti e portare il rapporto deficit-Pil dal2,4% attuale all’1,4 per cento.

Ma senza tagli strutturali, una vera ripresa, incentivi allo sviluppo sostanziosi e una reale spending review, l’obiettivo è impossibile.

Renzi ha messo sul piatto le “spese straordinarie” dovute a migranti e sisma, un pacchetto da 1,6 miliardi come quantificato dal commissario agli Affari economici Pierre Moscovici.

“L’accordo raggiunto tra Juncker, Schulz, Moscovici e Renzi era al 2,2%. Una concessione già generosamente oltre le regole nonostante l’impegno preso per iscritto da Padoan a maggio e possibile solo grazie all’impegno di Juncker e Schulz, visto che Moscovici non sarebbe andato oltre il 2,1%.

Ma ora è troppo, non ci sono margini”, fanno sapere secondo Repubblica da Bruxelles. Una vera e propria bomba sul futuro del governo.

La Commissione sarebbe pronta anche a togliere la flessibilità concessa per il 2015-2016 e senza quei 19 miliardi già utilizzati, l’Italia andrebbe verso un disastro finanziario.


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