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sabato 1 ottobre 2016

Il Dissenso a Renzi degli Agricoltori: se si semina la sottomissione e la svendita di un Paese, prima o poi si raccoglie la rabbia, il dissenso, e la ribellione

di Caterina Betti

Il video del trattamento riservato al premier Renzi dopo la sua comparsata alla riunione della Coldiretti sta ormai spopolando sul web. Si trattava dell’assemblea degli imprenditori agricoli, nella quale Vincenzo Gesmundo, segretario generale, ha preso la parola con l’intento di ufficializzare la posizione della Coldiretti nei confronti del referendum del 4 dicembre.




“Ecco perchè diciamo SI, in maniera convinta. Sul referendum io dico una cosa: c’è un autobus che passa una volta ogni 40 anni se non lo prendiamo adesso non ripassa più“ Questo l’esordio del segretario, che ha immediatamente suscitato una reazione da parte del pubblico, già dalle prime parole.

Fischi e urla per la riforma costituzionale, fischi e urla per questo Sì che evidentemente non riflette minimamente la totalità (e a giudicare dal malcontento in sala forse nemmeno la metà degli imprenditori del settore agricolo lì presenti). Quale mossa azzardata quella di Vincenzo Gesmundo… ha puntato tutto su questo autobus “che passa una volta ogni 40 anni”, e se pensate che circa 40 anni fa entravamo nello SME, ecco, potete capire quanto sia poco incoraggiante la proposta dell’autobus. Non so quanti comprerebbero il biglietto, Vincenzo Gesmundo sì. Il resto della platea non lo vorrebbe nemmeno come regalo. Non sono certa che abbiano compreso il legame stretto tra la riforma e il controllo che le regole europee sull’agricoltura esercitano su di loro, ma hanno capito benissimo quanto questa riforma non porti loro alcun giovamento, e quante bugie si nascondono dietro a frasi come “la riduzione dei costi della politica”, peraltro supportate da dati che tutti possono facilmente consultare.

Nel corso degli ultimi anni il mondo dell’agricoltura ha dovuto subire una moltitudine di imposizioni derivanti dalle direttive emanate dalla Commissione Europea. Tra le più note, per farci un’idea ricordiamo:

– limitazioni in termini quantitativi alla produzione;
– regole assurde quali: il continuo rinnovamento dei macchinari che devono rientrare in certi standard (anche quando non ce ne sarebbe bisogno a detta degli stessi agricoltori), standard “qualitativi” riguardanti le misure (circonferenze, grado di curvatura, diametro…) e l’estetica di frutta e verdura al di fuori dei quali tali prodotti non si possono più nemmeno prendere in considerazione per la vendita;
– burocrazia infinita;
– dulcis in fundo, sanzioni salate per un mercato già in crisi qualora non si rispetti uno di questi parametri.
Per non parlare della questione olio. Una nostra eccellenza messa in pericolo da regole assurde come la scomparsa della data di scadenza dall’etichetta, che ovviamente va contro la tutela della qualità del prodotto (ci tengo a precisare una notizia di pochi mesi fa a proposito di ciò: la sezione marchigiana di Coldiretti si è rifiutata di sottostare a questa regola), o il pericolo di invasione di olio tunisinoappoggiata senza problemi dal PD (parliamo di 35.000 tonnellate di olio tunisino all’anno senza dazi, quando nella stessa PAC, Politica Agricola Comune, ci sarebbe scritto che verso i Paesi Terzi le tariffe doganali dovrebbero esistere).

Regole, burocrazia, costi elevati, tasse. Ecco il comune denominatore europeo per l’agricoltura, così come per la pesca e per tutte le varie piccole e medie imprese dei settori più disparati. Basta fare 2+2 e si risale alla radice del problema. E se i fischi che sentiamo nel video ancora probabilmente non rappresentano un aperto dissenso alla UE (nonostante chi opera nel settore sa da dove arrivino tali regole), essi sono rivolti alla politica che non ha saputo tutelare gli interessi di quegli imprenditori, gli interessi dell’Italia: poichè si tratta di una politica nazionale il cui potere è stato esautorato dall’alto. Bisogna solo allargare lo sguardo e stroncare alla radice ciò che ci impedisce di continuare a produrre serenamente eccellenze invidiate da tutto il mondo.
Detto questo, anche alla luce della contestazione dell’assemblea della Coldiretti, mai abbassare la guardia. Ma per rimanere in tema direi che “sono cavoli amari” per Renzi&Co… Chi semina raccoglie, e se si semina la sottomissione e la svendita di un Paese, prima o poi si raccoglie la rabbia, il dissenso, e la ribellione dei cittadini.


Fonte: Scenari Economici 

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