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giovedì 14 gennaio 2016

Così rischiamo di chiudere tutte le Aziende Italiane

Questo è un appello che rivolgiamo a tutti gli italiani (anche ai piddini). Salviamo il nostro Paese o moriremo cinesi. Dal 1 gennaio l'Olanda è presidente di turno del Consiglio dell'Unione europea. Nel suoprogramma semestrale ha scritto nero su bianco (pagina 14) che l'Europa riconoscerà alla Cina lo status di economia di mercato. Cadrebbero automaticamente tutti i dazi doganali, oggi in vigore, che servono a proteggere le imprese europee dalla concorrenza sleale dei prodotti Made in China.

Se questo avvenisse l'Europa perderebbe 3 milioni di posti di lavoro, 400 mila dei quali sono in Italia, e circa l'1% del PIL. Senza dazi verrebbero letteralmente distrutti interi comparti produttivi della nostra economia: siderurgia, meccanica, chimica, ceramica, bulloneria, carta, calzature, tessile e arredo, quelli più penalizzati. Burocrati e Commissari non eletti da nessuno prenderanno una decisione che potrebbe cambiare il volto dell'economia europea. Non vogliamo essere presi in giro.


VIDEO. Ecco l'appello di David Borrelli a tutti gli italiani. Difendiamo le imprese italiane.



L'Olanda è il più grande paradiso fiscale d'Europa. Per conto di chi e rappresentando chi vorrebbe decidere? L'economia italiana e spagnola non vive di commercio e di finanza. Siamo Paesi manifatturieri con una ossatura di piccole e medie imprese che producono ed esportano con successo nel mondo. Per il beneficio di "qualcuno" non possiamo consentire che venga inferto un colpo di grazia fatale per le nostre industrie. E' un attentato al Made in Italy.


IL DOPPIO GIOCO DELLA CINA
La concorrenza sleale della Cina ha diversi step. Ecco come funziona: 1) abbassano i prezzi dei prodotti. 2) i prezzi bassi non coprono i costi fissi delle aziende che sono costrette a fallire o svendere ai cinesi il loro know-how (le aziende cinesi non falliscono perché sono di Stato). 3) una volta acquisito il monopolio, la Cina chiude le esportazioni del bene prodotto. 4) Se una azienda vuole riaprire deve spostare in Cina la propria produzione perché altrimenti non avrebbe la materia prima per produrre. Il risultato finale è che il mercato (i prezzi, a chi, come e quanto esportare) lo fanno i cinesi. Così è andata con i cosiddetti "rare earth", i materiali che servono a produrre i cellulari, che oggi si possono trovare e comprare solo in Cina. Vi siete mai chiesti come mai tutti i cellulari del mondo sono Made in China e perché Motorola, Nokia o Siemens sono praticamente fallite? Il dumping cinese ha creato tutto questo: per produrre cellulari tutti gli operatori mondiali sono stati costretti ad aprire i loro stabilimenti in Cina. Con l'acciaio il copione sarà identico. Il prezzo scende, le imprese europee falliscono, non quelle cinesi che sono di Stato. L'Ilva è avvisata.


COSA FANNO GLI ALTRI PAESI?
Obama lo ha detto chiaramente, gli Stati Uniti (che non sono dei fessi) non concederanno il MES(market economy status) alla Cina. Il Canada lo aveva fatto poi è ritornata indietro e l'ha revocato. L'Australia ha firmato un accordo suicida concedendo esportazioni (vestiti, scarpe, auto e apparecchi elettronici) esentasse e adesso le imprese locali sono in enorme difficoltà. Olanda, Germania e Gran Bretagna, invece, sperano di far entrare le loro multinazionali nell'emergente mercato asiatico e sono favorevoli a delocalizzazioni le loro produzioni per renderle a basso costo.


COSA PUO' FARE L'ITALIA?
L'industria europa non può essere svenduta solo per un cavillo burocratico. La Cina ritiene automatico il riconoscimento di economia di mercato perché nell'accordo di ingresso nel WTO nel 2001 c'era scritto che, dopo un periodo transitorio di 15 anni, si poteva valutare questa ipotesi. Ma la Cina è rimasta unaeconomia socialista. Lavoro, capitali, energia, tutto è controllato dal Partito comunista. Il mercato è pianificato con 71 piani diretti organizzati dall'alto. Le banche sono al 90% statali, il prezzo del gas e delle materie prime è controllato. Persino le nascite sono pianificate.

Juncker vuole i soldi cinesi per finanziare il suo piano di investimenti che è rimasto a secco. Merkel, Hollande e Cameron temono ritorsioni commerciali e il ritiro dei copiosi investimenti immobiliari e industriali cinesi. Il governo italiano deve prendere una posizione chiara, netta e forte per difendere una idea di mercato che ha regole, protezioni e valori. Questa battaglia non può conoscere bandiera politica, ne va di mezzo il futuro dell'Italia. Ecco perché il Movimento 5 Stelle con David Borrelli, copresidente dell'Efdd, ha organizzato e fortemente voluto un convegno sul tema con gli altri europarlamentari italiani e non e con gli altri gruppi politici. Il Parlamento europeo è l'unica Istituzione europea eletta dai cittadini e deve essere coinvolta in questo percorso che porterà nel mese di dicembre a morire o salvare le imprese e il lavoro.



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