Oggi si viene a sapere, grazie a un’inchiesta di Fabrizio Boschi per il Giornale, che Banca Etruria ha finanziato la Fondazione di Renzi: ecco le prove.
Banca Etruria, gira che ti rigira ci siamo arrivati. È spuntata una pista che da Banca Etruria porta a Matteo Renzi.
L’ istituto aretino, infatti, ha finanziato la Fondazione Open che sostiene le iniziative elettorali, le campagne e tutti i giochini che si inventa il presidente del Consiglio un giorno sì e l’ altro pure. Tra le altre cose la Fondazione è quella che ha organizzato (e pagato) le Leopolde.
Questi soldi sono arrivati alla Fondazione attraverso una società, fondata dagli azionisti della fallita Banca Etruria, l’Intesa Aretina Scarl, di cui la banca è uno dei soci privati insieme a Mps. L’azienda fondata nel 1999 gestisce il servizio idrico integrato di 31 comuni nell’ Alto Valdarno e il suo nome compare sul sito della Fondazione Open, tra i finanziatori: un bonifico da 15mila euro.
«È gravissimo che Renzi abbia varato il salva-banche dopo aver ricevuto quei soldi da Banca Etruria che maggiormente ne ha beneficiato – commenta il consigliere regionale della Toscana, Giovanni Donzelli (Fratelli d’ Italia) – Il conflitto d’ interessi non coinvolge soltanto Maria Elena Boschi, ma lo stesso Matteo Renzi».
Renzi ha sostenuto quattro campagne elettorali (in cinque anni): due nel 2009 (primarie e amministrative a Firenze), una nel 2012 e un’ altra nel 2013. Il tutto senza sostegno economico da parte del Pd, rimborsi elettorali, né fondi pubblici. Dunque, Renzi dove li ha trovati i soldi? Il deus ex machina di tutto il sistema di reperimento fondi, è il solito Marco Carrai al quale Renzi vorrebbe affidare la cybersecurity del governo. Da sempre fundraiser del premier, ha fondato insieme ad Alberto Bianchi, avvocato di Renzi, la Fondazione Big Bang.
Dal 2007 la premiata ditta Carrai&Bianchi ha messo in piedi una galassia di associazioni, società, imprese e contatti che ruotano attorno a Renzi. Insieme hanno racimolato oltre quattro milioni di euro per coprire le spese della corsa alla guida del Paese del loro amico. Lo dimostra l’ elenco dei finanziatori della Fondazione Big Bang, fondata dallo stesso Carrai il 2 febbraio del 2012. Nel 2013 (anno della conquista della segreteria del Pd) la Fondazione ha raccolto 980mila euro. Nel 2015 era a due milioni e 800mila.
Il consiglio direttivo della Fondazione era composto oltre che da Bianchi (presidente) e da Carrai (segretario generale), dai consiglieri Giuliano da Empoli, Federico Berruti, Ernesto Carbone e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti. L’11 novembre 2013 la Fondazione Big Bang si trasforma in Open sempre con Bianchi e Carrai ai vertici, ma con una diversa composizione del consiglio direttivo che, oltre a Lotti, vede spuntare come segretario generale, la ministra Maria Elena Boschi che ha portato Banca Etruria dentro la Fondazione.
Carrai in quegli anni ha organizzato diverse cene di raccolta fondi (Milano, Firenze, Roma) con la finanza che conta, alle quali partecipavano anche i vertici di Banca Etruria e di Banca Federico Del Vecchio (acquista nel 2006 da Etruria).
Scorrendo la lista dei finanziatori si scoprono nomi e numeri interessanti: il finanziere di Algebris Davide Serra insieme alla moglie Anna Barassi ha dato a Renzi la bellezza di 225 mila euro. Paolo Fresco, ex presidente Fiat con la moglie ha donato 50mila euro e Jacopo Mazzei, ex presidente dell’ Ente Cassa di Risparmio di Firenze, 10mila euro.
Alberto Bianchi (30.400 euro), Maria Elena Boschi (8.800), Luca Lotti (9.600), il segretario Pd toscano Dario Parrini (12.600), il direttore dell’ Unità Erasmo D’ Angelis (6.400), Simona Bonafè 4mila euro come Ermete Realacci, Francesco Bonifazi (12.800), Ernesto Carbone (20mila), Davide Faraone (1.600), il sindaco di Firenze Dario Nardella (6.600), 7.800 euro per Ivan Scalfarotto e 4.800 per Yoram Gutgeld. Spicca per taccagneria il neo nominato direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’ Orto che ha ringraziato Renzi con sole 250 euro. Ogni favore ha un prezzo.
Fonte: L'Infiltrato e Il Giornale
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