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domenica 14 gennaio 2018

Il Programma Giustizia del M5S metabolizza e sviluppa questo Pensiero

di Vincenzo Cirigliano

Proviamo oggi ad esporre, nei suoi aspetti più importanti, ciò che il Programma Giustizia del M5S mette in campo per l'efficientamento di una Macchina farraginosa che ha sempre mostrato ampiamente i suoi limiti nell'ordinamento Statale Italiano. Vediamo quali sono i riferimenti da cui questo programma è nato e quali sono soprattutto gli Obiettivo che si pone. Il primo tema, che spesso ha occupato le prime pagine dei giornali Nazionali in questi ultimi mesi, sicuramente è quello che riguarda la questione intercettazioni.




Già una Commissione, aveva lavorato su questo tema, presieduta dal Procuratore Aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, che innanzitutto tendeva a mettere sullo stesso piano le intercettazioni svolte per i reati Ordinari e quelli per i reati di Mafia, prolungandone i decreti da 20 a 40 giorni. 

Gratteri prevedeva anche di mettere in campo una stretta collaborazione con i Servizi Segreti  ed infiltrazioni dirette delle forze dell'ordine all'interno delle Cosche; le stesso misure sarebbero dovute estendersi anche per i reati contro la Pubblica Amministrazione

Il Programma del Movimento risponde a questo tema sostenendo che: "Le intercettazioni sono un mezzo di ricerca della prova indispensabile per le indagini, in particolare per quelle relative a reati di criminalità organizzata e corruzione. Riteniamo che possa essere potenziato e possa quindi dare uno strumento in più a chi indaga. Le principali inchieste che hanno coinvolto la politica, l’imprenditoria e la criminalità organizzata di stampo mafioso sono state rese possibili grazie alle intercettazioni. È importante allargare questo strumento ad una platea più vasta di reati, ed in particolare a quelli contro la pubblica amministrazione. Inoltre riteniamo che sia indispensabile in questo momento introdurre nella normativa attuale sulle intercettazioni lo strumento delle videoriprese, visto che al momento c’è un vuoto normativo che viene riempito in modo assolutamente limitativo delle esigenze investigative".


Lo stesso Gratteri ipotizzava inoltre l'uso delle videoconferenze per tutti i soggetti detenuti a qualsiasi titolo per perseguire un sostanzioso taglio dei costi onde evitare quegli sprechi che , ad esempio nel caso di un deetenuto che dev'essere spostato da una località ad un'altra, prevede l'utilizzo di 5 uomini di scorta, e le spese di trasporto relative.  A tal fine lo studio di Gratteri, sempre nel perseguimento di dovute e opportune misure per la salvaguardia delle risorse economiche, si incentra  su un ampio uso della digitalizzazione relativamente agli atti a cui potranno accedere i vari difensori, attori di un procedimento, direttamente nelle cancellerie delle loro Procure. Il Programma 5 Stelle in sintonia ed in continuità ad iniziative del genere, nell'ottica dell'abbattimento dei costi e dell'efficienza nella gestione dei Procedimenti vuole "prevedere che i processi legati ai reati di competenza delle Direzioni Distrettuali Antimafia, si celebrino tutti nelle 26 sedi di Corte d’Appello. Questa scelta comporterà sicuramente spostamenti e conseguenti ampliamenti dell’organico della magistratura giudicante in dette sedi per far fronte all’aumento dei processi, i quali verrebbero celebrati automaticamente, già dalla fase dell’udienza preliminare, nella sede di Corte d’Appello della DDA che ha istruito l’indagine principale. Non vogliamo creare ulteriori sezioni specializzate, l’esigenza è piuttosto quella di avere giudici con esperienza e sedi idonee a sostenere procedimenti penali che spesso hanno una lunga serie di imputati, i cosiddetti “maxiprocessi” che comportano spesso risorse e competenze maggiori rispetto a quelle che abbiamo ad oggi nei singoli capoluoghi di provincia sprovvisti di una sede di Corte d’Appello"

Giustissime le considerazioni e le implementazioni Risolutive che lo studio di Gratteri mette in atto in merito all'inasprimento delle pene per i reati previsti dal 416 Bis con l'intenzione di equipararle a quelle previste per i narcotrafficanti con pene sino a 30 anni di reclusione contro i 9/14 anni previsti oggi e se l'associazione è armata 12/24 Anni, paradosso che determina una pena maggiore non per i Boss, che difficilmente sono gli esecutori armati del reato, ma per la mera manovalanza mafiosa. Lo stesso viene ipotizzato per l'inasprimento di pena relativo al reato di voto di scambio politico mafioso (416ter) da portare a "non meno di 12 anni"
E' indubbio comunque che uno dei maggiori problemi che oggi affligge la giustizia in tema di reati siano essi di Mafia che relativi alla Pubblica Amministrazione, sicuramente è legato ai termini della Prescrizione che falcidia oltre 100000 Procedimenti Penali all'anno con un picco registrato nel 2014 di ben 130000 prescrizioni. Il Programma del M5S su questo tema focalizza la sua attenzione su quelle norme che hanno l'obiettivo di assicurare una conclusione certa di ogni processo ottemperando a realizzare e concretizzare il Principio sacrosanto della concretezza della Giustizia e della certezza della pena. Il Movimento propone in tal senso " due diverse alternative: o la sospensione della prescrizione dal momento dell'inizio del processo (ovvero con l'assunzione della qualità di imputato) oppure la sospensione della prescrizione dal momento della sentenza di primo grado (sia essa di condanna che di assoluzione)". Su questa linea si colloca anche quella norma messa in campo e che si propone di andare ad incidere anche sul diritto di impugnare una sentenza penale di condanna che oggi garantisce, in modo singolare ed anomalo, una rivisitazione della pena solo in senso migliorativo. La proposta viene articolata in tal modo: "Il sacrosanto diritto a difendersi da imputazioni o pene ritenute ingiuste, in altre parole, non deve più essere un escamotage per ottenere (senza possibili “sanzioni” processuali come una pena che può anche essere più pesante) il maturarsi della prescrizione del reato. Con l’abolizione del “divieto di reformatio in peius” verrebbero scoraggiati appelli strumentali e si consentirebbe ai giudici delle Corti di dedicarsi solo alle impugnazioni meritevoli di adeguata attenzione e valutazione, alleggerendo il contenzioso penale e migliorando la qualità della Giustizia resa "nel nome del Popolo italiano". Non rischiando nulla, infatti, oggi l'impugnazione di una sentenza di primo grado, diventa una opportunità per guadagnare tempo ai fini del decorso della stessa prescrizione.

Ad una domanda del Direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, ralativamente alla sua disponibilità ad accettare un incarico di Governo come Ministro della Giustizia in un futuro Governo, il Magistrato Nino Di Matteo risponde "Io ministro? Risponderò in questo modo alla sua domanda: per me un magistrato, può fare politica. L'impegno di un PM non mi scandalizza. Ma penso che una scelta di questo tipo debba essere fatta in maniera definitiva e irreversibile, ovvero è incompatibile con la pretesa di tornare poi a fare il giudice”. Su questo punto il Programma del M5S delinea una posizione quanto mai condivisibile e che risponde in pieno a questa visione “Tra giustizia e politica non ci deve essere alcun tipo di contaminazione. Si tratta di ruoli differenti che esercitano poteri autonomi dello Stato: ogni tipo di sovrapposizione produce effetti che si riflettono inevitabilmente sul “funzionamento” della nostra democrazia. La giustizia non può e non deve avere colore politico: la giustizia è, per definizione, politicamente incolore. Un magistrato che, legittimamente, viene eletto all’interno delle istituzioni, si schiera necessariamente con una parte politica; egli non è più arbitro ma giocatore in campo. Se un magistrato decide di abbandonare la propria toga per entrare in politica, deve essere consapevole del fatto che non potrà mai più tornare a vestire quella toga; egli, infatti, non sarebbe più imparziale agli occhi del cittadino (le sue funzioni potranno quindi essere soltanto amministrative). Questa regola garantisce anche la certezza che, all’interno della magistratura, non ci siano esitazioni nell’affrontare (indagando o giudicando) reati che coinvolgono politici. Ad esempio, la battaglia sulla corruzione (che spesso coinvolge politici) è fondamentale: un magistrato che si trova a giudicare politici che hanno militato con lui o contro di lui, non sarebbe mai percepito come “giudice terzo”.

In un Paese in cui la certezza del Diritto e la certezza della Pena diventano valori marginali, in un modello di Società che si muove sulla linea controversa del Malaffare e della Corruzione diffusa, il tema Giustizia assume una valenza di rilancio di una società e di un Paese che dovrà essere indotto a reggersi, attraverso Norme ben ponderate, non più sulle linee contorte dell'arroganza Politico Mafiosa, ma sull'assunto di valori di convivenza e di regole certe di diritto che premino chi ha una visione intrisa e fondata totalmente sui valori della Legalità. Principi ben sottolineati dalle dichiarazioni di Di Matteo quando afferma “Oggi per non tradire la memoria di Giovanni Falcone abbiamo una sola strada che costerà sangue a chi avrà il coraggio di perseguirla: dobbiamo pretendere, noi cittadini, verità e giustizia. Solo così la memoria di Falcone e Borsellino continuerà a vivere oggi. Nei giorni dell’anniversario della strage di Capaci abbiamo assistito al trionfo dell’ipocrisia, alla sterile retorica di chi fingeva di commemorare i morti, dopo averli mortificati da vivi". Il M5S nella stesura del Programma Giustizia fa suo questo pensiero, riproponendosi di Spezzare quelle Catene divenute ormai veri e propri Macigni e soprattutto ostacolo di un Paese che vuol Guardare, alla pari, con dignita e fiducia all'Europa ed al Mondo.

Riferimenti: Link1 e Link2

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