Klaus Regling, l’economista di Lubecca che è il direttore esecutivo del Meccanismo di Stabilità (dopo essere stato al FMI e all’Associazione delle Banche Tedesche) ha fatto l’annuncio tutto contento: la Grecia ha avuto il suo primo anno di crescita nel 2017. Il primo dopo nove anni! E dell’1,3 per cento!
L’uomo che non è privo di cuore s’è quasi commosso: ecco un altro successo della politica europea di riequilibrio dei bilanci consigliata dalla severa, ma giusta ed umana teoria germanica. Torna a fiorir la rosa. “Con questa ritrovata crescita che il governo di Syriza intende finanziarsi a prezzi convenienti sui mercati”, ha scritto 24 Ore, ossia ad indebitarsi come tutti gli altri – avendo riconquistato la fiducia dei Mercati. Oh che gioia.
Fino ad adesso ha ricevuto “aiuti” (ossia denaro che non è mai entrato, ma è andato a pagare le banche franco-tedesche creditrici) per 240 miliardi. L’ultima tranche, 86 miliardi, se esegue le 956 condizioni (pardon azioni prioritarie) imposte sempre dai creditori: altre privatizzazioni, “concorrenza” nel settore strategico dell’energia, tagli agli statali…
E’ una gioia sapere che ad agosto i greci potranno forse uscire da questo loro terzo “piano di salvataggio”. L’Europa ha restituito la salute economica a questo popolo spendaccione. Adesso è sano infatti. Un greco su 5 è disoccupato. Tutti gli altri sono schiacciati dall’ipertassazione. Il pauperismo è dappertutto visibile. Il terzo trimestre del 2017, ultimi dati disponibili, i consumi sono scesi ulteriormente dell’1 per cento sull’anno, dopo che scendono da 9 anni – si sa, i convalescenti del Lager restano inappetenti – e quanto agli investimenti, sono calati dell’8,5%. Calati; non si dica “crollati” dell’8,5 per cento, perché i termini disfattisti sono contrari allo spirito europeo e saranno presto censurati e puniti come fake news: lo spirito europeo vigente canta che “c’è la ripresa” in tutta l’eurozona, lo assicura anche Draghi.
Vedete? La Grecia è uscita dalla crisi: i disoccupati sono al 20,5% (il tasso più alto d’Europa), oltre il 35 per cento dei greci è sotto il livello di povertà, metà di loro campa di una pensione di vecchiaia – sua o dei genitori – e 7 giovani su 10 (dai 18 ai 35) cercano in tutti i modo di scappare all’estero perché la disoccupazione giovanile è al 39,5%, mentre la media UE è 16,2. Ma che importa?
“Da autorevoli fonti finanziarie di Atene – scrive 24 Ore – arriva il messaggio rassicurante che «la liquidità nelle banche greche sta andando molto bene».
Ciò rallegra. Bene, il piccolo Paese ha un debito pari al 184 per cento del Pil e quindi la ritrovata “crescita” dovrà andare in primo luogo nel rimborso del debito. Ma crescita con quali mezzi e strumenti, poi? I due grandi porti nazionali, il Pireo e Tessalonica, sono stati privatizzati. Presto sarà l’ora di vendere i due porti affacciati verso l’Italia, Patrasso e Igumenitsa. Poi toccherà a Mikonos, Corfù, Eraklion e Creta. E i greci l’hanno saputo da un dispaccio della Deutsche Presse Agentur (GMBH) subito tradotto dai media locali.
“Investitori (così si chiamano in neolingua) stranieri comprano massicciamente beni immobili sequestrati o in svendita a Exarcheia e in centro città”, scrive Grigori Panagiotou, giornalista e blogger da Atene; “un solo investitore cinese ha acquistato un centinaia di appartamenti a Exarcheia, il 25% delle transazioni immobiliari al Piero sono da parte di stranieri. Questa spossessione dello spazio, anzitutto dei beni, immobiliari ma anche delle imprese (vendute ma soprattutto pignorate a migliaia) coincide con lo stabilirsi – forzato agli occhi dei greci – di una nuova e importante popolazione, quella dei migranti e rifugiati, per la quale non viene più comunicata alcuna cifra da circa due anni.
Questa società decomposta si trova in un profondo smarrimento, i cittadini non sono più capaci di avere degli obbiettivi di futuro. Privata dalla gestione del tempo e dello spazio propri, le società perdono ogni capacità di azione perché non c’è più slancio in avanti possibile, se non escatologico”.
Vedete? La Grecia è uscita dalla crisi: i disoccupati sono al 20,5% (il tasso più alto d’Europa), oltre il 35 per cento dei greci è sotto il livello di povertà, metà di loro campa di una pensione di vecchiaia – sua o dei genitori – e 7 giovani su 10 (dai 18 ai 35) cercano in tutti i modo di scappare all’estero perché la disoccupazione giovanile è al 39,5%, mentre la media UE è 16,2. Ma che importa?
“Da autorevoli fonti finanziarie di Atene – scrive 24 Ore – arriva il messaggio rassicurante che «la liquidità nelle banche greche sta andando molto bene».
Ciò rallegra. Bene, il piccolo Paese ha un debito pari al 184 per cento del Pil e quindi la ritrovata “crescita” dovrà andare in primo luogo nel rimborso del debito. Ma crescita con quali mezzi e strumenti, poi? I due grandi porti nazionali, il Pireo e Tessalonica, sono stati privatizzati. Presto sarà l’ora di vendere i due porti affacciati verso l’Italia, Patrasso e Igumenitsa. Poi toccherà a Mikonos, Corfù, Eraklion e Creta. E i greci l’hanno saputo da un dispaccio della Deutsche Presse Agentur (GMBH) subito tradotto dai media locali.
“Investitori (così si chiamano in neolingua) stranieri comprano massicciamente beni immobili sequestrati o in svendita a Exarcheia e in centro città”, scrive Grigori Panagiotou, giornalista e blogger da Atene; “un solo investitore cinese ha acquistato un centinaia di appartamenti a Exarcheia, il 25% delle transazioni immobiliari al Piero sono da parte di stranieri. Questa spossessione dello spazio, anzitutto dei beni, immobiliari ma anche delle imprese (vendute ma soprattutto pignorate a migliaia) coincide con lo stabilirsi – forzato agli occhi dei greci – di una nuova e importante popolazione, quella dei migranti e rifugiati, per la quale non viene più comunicata alcuna cifra da circa due anni.
Questa società decomposta si trova in un profondo smarrimento, i cittadini non sono più capaci di avere degli obbiettivi di futuro. Privata dalla gestione del tempo e dello spazio propri, le società perdono ogni capacità di azione perché non c’è più slancio in avanti possibile, se non escatologico”.
“Popolo svegliati, ci pauperizzano l’uno dopo l’altro insieme ai nostri figli, in modo pseudo-democratico” (Foto Grigorou Panagiotis).
Ma il dottor Klaus invece è lieto, la Grecia è in ripresa, dopo 9 anni.
Sempreché una nuova crisi del debito non rigetti a terra questa economia esile esile, magra spolpata, malferma sulle gambe scheletriche – un raffreddore la può uccidere – come è sempre per chi esce vivo da Mauthausen. Vivi, quindi allegri. Certo mai più si parlerà di “sviluppo”, ma la sopravvivenza pare assicurata. La mera sopravvivenza. Ma il dottor Klaus di Lubecco è soddisfatto. Un altro successo dell’Europa.
Vedete? L’Austerità rende Liberi. Strenge Macht Frei
Ma il dottor Klaus invece è lieto, la Grecia è in ripresa, dopo 9 anni.
Sempreché una nuova crisi del debito non rigetti a terra questa economia esile esile, magra spolpata, malferma sulle gambe scheletriche – un raffreddore la può uccidere – come è sempre per chi esce vivo da Mauthausen. Vivi, quindi allegri. Certo mai più si parlerà di “sviluppo”, ma la sopravvivenza pare assicurata. La mera sopravvivenza. Ma il dottor Klaus di Lubecco è soddisfatto. Un altro successo dell’Europa.
Vedete? L’Austerità rende Liberi. Strenge Macht Frei
fonte: Blog Maurizio Blondet
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