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martedì 2 gennaio 2018

Renzi è un software nella Matrix di Berlusconi

Per Byoblu, da Novi Ligure Danilo D’Angelo

Gigi Moncalvo, giornalista, scrittore, conduttore televisivo. Ha avuto modo di conoscere da vicino Silvio Berlusconi, tanto da scrivere il libro “Quando Berlusconi era BERLUSCONI”. Berlusconi fece in modo di rendere introvabile il tuo libro. Puoi spiegarci meglio?

Sì, in realtà il primo libro si chiamava “Berlusconi in concert”: un titolo scelto da lui stesso. Perché per scrivere una biografia di un personaggio o si va in un archivio o si prendono dei ritagli e si fa una biografia fredda oppure si ha la possibilità di avere un contatto diretto con questo personaggio.





In quel caso egli chiese e mi chiese – io allora ero un giornalista che lavorava nella struttura giornalistica di “Fininvest”, che era la mamma dell’attuale “Mediaset” – di seguirlo in tutte le convention a cui partecipava, quindi gli incontri con i pubblicitari, con i giornalisti, con gli imprenditori ai quali proporre la programmazione degli spot televisivi sulla sua rete. Quindi di investire sulle sue televisioni anziché sulle reti RAI.
Mi consentì di seguirlo perché voleva che rimanesse scritto tutto quel che egli diceva – a livello concettuale, a livello di battute, a livello di barzellette, ma anche soprattutto a livello di sostanza -. Diciamo che gli eventi più importanti furono le lezioni che egli dava ai giornalisti. Erano lezioni su come produrre il telegiornale, su che cosa dire, su come titolare. Particolarmente interessanti furono quelle destinate, soprattutto, ai venditori di pubblicità. La raccomandazione-chiave consisteva nel famoso detto milanese, in particolare brianzolo: “Ti esagera”, che si concretizzava nel concetto: “Quando voi andate a vendere degli spazi televisivi sulle mie reti-tv dovete esagerare. Se l’ascolto è di 1 milione, voi dite che è di 5 milioni! Se la tariffa è quella, voi lì esagerate un po’ meno e dite che siete pronti a scontare, dite che garantite delle condizioni fantastiche, ma soprattutto esagerate!” – come lui -. A un certo punto, non volle più pubblicare il libro perché all’interno c’erano delle cose che lui non gradiva, ma io lo feci uscire comunque. Io avevo scritto tutto quello che avevo ascoltato, non mi ero autocensurato, tanto mi sono detto: “Poi lo rileggerà ed eventualmente mi dirà quali sono le parti che non gli stanno a cuore”. Ma in questo modo capiva che se mi avesse detto quali parti togliere io avrei saputo quali erano gli argomenti più scabrosi che non voleva rendere pubblici. Allora, quando io feci pubblicare questo libro, stanco di aspettare – per un giornalista che scriveva un libro tenere un manoscritto chiuso nel cassetto è come avere un figlio e non poterlo mostrare in giro – ebbene: Berlusconi chiese il sequestro di questo libro. Ma lo chiese non per i contenuti, non perché riteneva che i contenuti fossero difformi dalla realtà. No, no! Lui lo aveva riletto, l’aveva approvato anche se poi non lo aveva autorizzato, ma me lo chiese con la seguente motivazione: “Voglio il 50% dei diritti d’autore! Vale a dire: il 50% degli incassi deve essere mio”. Ora, che il più grande miliardario italiano chieda a me il 50% delle royalties di un libro è incredibile! Perché voleva il 50% dei diritti d’autore? Perché disse: “Moncalvo l’ha scritto, ma io in pratica sono il protagonista principale perché gli ho consentito di ascoltarmi, di seguirmi, di sapere. Ecco quindi il perché di questa richiesta. In pratica, quando lui fa circolare la notizia e la diffonde con un comunicato ufficiale che ha chiesto il sequestro del mio libro, da una parte mi fa pubblicità, ma dall’altra dà un messaggio: “Chi lo vende o chi lo compra o i giornali che ne parlano con delle recensioni sappiano che è un libro a me non gradito”. Quindi il risultato è un effetto ancora peggiore perché vennero immediatamente a crollare, dopo quella notizia della richiesta di sequestro, le ordinazioni delle librerie. E in pratica venne a mancare questo contatto diretto tra l’autore, il distributore e chi lo deve vendere. Quindi raggiunse il suo scopo. L’unica eccezione di colui che parlò di questo libro e ne parlò spesso, fu Curzi – l’allora direttore di “Tele Monte Carlo”, di “TMC” – che gli dedicò molte trasmissioni. Quanto più erano le pressioni di Berlusconi affinché ignorasse questo libro – loro vogliono farvi il vuoto intorno, vogliono cancellarvi, vogliono fare scendere il silenzio direttamente attraverso i loro vassalli e i loro servitori – Curzi continuava, invece a parlarne e a intervistarmi. Se voi vedete come sono posizionati i libri nelle librerie, nelle classifiche capite immediatamente che c’è qualcuno che dall’alto fa in modo che certi libri vengano pubblicati, vengano diffusi, vengano stampati in un numero maggiore o minore di copie e certi libri non abbiano assolutamente diffusione, specie quelli dei giornalisti più sgraditi. Se voi vi rivolgete a un editore per pubblicare un libro, state tranquilli che passano almeno due anni prima che vi dica sì – se mai vi dà una risposta precisa -. Sei mesi per la valutazione del progetto editoriale, sei mesi per vedere se contrattualizzarli o no. Sei mesi per esaminare il manoscritto, sei mesi per dirvi: “No grazie, non ci interessa”. Ecco, quindi non c’è assolutamente circolazione se non dei libri della Littizzetto, dei calciatori ai quali scrivono altri libri dei calciatori oppure di personaggi dello spettacolo oppure dei “Bruno Vespa” della situazione – i quali non danno fastidio perché sono tutti libri che vengono controllati, esaminati e Bruno Vespa stesso non è colui che fa degli scherzi – diciamo così -, non dimentichiamo che quando c’era da eleggere il Presidente della Repubblica e da scegliere il nome, l’ultimo al posto di Napolitano, beh! Berlusconi in riunioni non ufficiali fece, tra i nomi della società civile che erano adatti per salire al Quirinale, fece il nome di Bruno Vespa. Quindi è chiaro che non è sicuramente un suo avversario, un suo nemico.

Stessa cosa probabilmente si potrà dire anche della distribuzione dei film.

Certo. Non si parla mai, si parla sempre di concentrazione dell’editoria della carta stampata, dei media come la televisione, ma non si parla mai della concentrazione della distribuzione cinematografica. Se voi ci fate caso oggi i film vengono visti nelle multisale e se voi guardate l’elenco dei film di questa settimana nelle multisale vedete che non esiste né un film d’autore, né un film poco alternativo, ma esistono i cinepanettoni, esistono i grandi prodotti che arrivano dagli Stati Uniti, esistono gli attori televisivi che quindi è come vedere lo spettatore che va a fruire del cinematografo come se si trattasse del proseguimento di una trasmissione televisiva o i cartoni animati o i programmi per bambini e con supplemento del 3D se ci sono anche gli occhialini. Ma se voi volete vedere una pellicola – che so – sul G8, sulla vicenda della Diaz a Genova, in quei giorni o su altri problemi, non la troverete di certo nelle sale cinematografiche. Sono curioso di vedere che cosa accadrà al film di Sorrentino su Berlusconi. Quello sarà l’esempio e uscirà probabilmente, se sarà possibile, prima delle elezioni politiche quindi è un film che Berlusconi teme tantissimo, che ha cercato in ogni modo di condizionare cercando di portarsi il regista dalla sua parte. Non c’è riuscito. Sarà un film molto importante che farà capire – come fu per “Il Divo” di Andreotti, da parte di quel maestro che è Sorrentino – delle cose che noi spesso dimentichiamo. Berlusconi ha un figlio! Che non è Pier Silvio, Marina o gli altri tre, ma che è Matteo Renzi: un figlio politico quindi. Renzi non è altro che ciò che Berlusconi vuole che sia. È un clone creato da Berlusconi, la pecora Dolly della politica italiana. Tutto ciò che Renzi ha fatto – se ci pensate bene – è segnato, contrassegnato da quelli che sembrano obiettivi che Berlusconi perseguiva e che non riusciva a realizzare. Ad esempio una vera politica di destra in Italia, si è sempre detto che la può fare solo un partito di sinistra (in questo caso di presunta sinistra perché il PD non è un partito di sinistra). E allora chi è che poteva avere l’obiettivo di disintegrare il Partito Comunista o gli eredi del Partito comunista? Chi aveva l’interesse di togliere di mezzo Bersani, D’Alema e gli altri? Chi aveva l’interesse di disintegrare la CGIL, chi aveva l’interesse di introdurre i licenziamenti in Italia? Sono stati introdotti i licenziamenti! Chi aveva interesse a produrre il “Jobs Act”, cioè delle situazioni che non favorissero l’occupazione, ma la distruggessero? Chi aveva interesse a evitare la spending review, cioè il controllo dei conti? Che fine ha fatto Cottarelli e tutti gli altri? Chi aveva interesse a determinare una situazione che si può sintetizzare in questa immagine? Voi pensate a Berlusconi ripreso di spalle in un viale della sua villa di Arcore che percorre la strada insieme a Francesca Pascale, la “scugnizza” e al suo Dudù. A proposito, che fine ha fatto ‘sto Dudù non si sa. Ebbene, era sul viale del tramonto. C’è stato qualcuno – che si chiama Renzi -, che lo ha chiamato, lo ha fermato, lo ha fatto voltare e lo ha fatto ritornare sul palcoscenico in prima fila. Berlusconi era finito politicamente: dopo la sua condanna il Partito era a pezzi, scappavano tutti. Gli uomini-chiave dell’organizzazione, gli Scajola, i Dell’Utri stavano passando dei guai giudiziari giganteschi. Verdini capiva che era sul cavallo sbagliato e doveva scendere al più presto e dall’altra parte c’era uno attivo, giovane, brillante, decisionista, che voleva rottamare, che aveva il favore della stampa, tutti “appecoronati” a lodarlo e a esaltarlo. Il quale stava facendo il gioco di Berlusconi, gli interessi di Berlusconi con delle leggi approvate incredibili a favore di Berlusconi, sia per quanto riguarda i suoi interessi televisivi, che anche i suoi interessi giudiziari. Non dimentichiamoci che c’è stata una fatica tremenda da parte – ad esempio – dei 5 Stelle nel bloccare una legge che Berlusconi voleva a tutti i costi. Vale a dire: “Non è punibile colui che ha evaso le tasse, ma le ha evase per un entità tale che non superava il 3% del suo imponibile fiscale”. Era cucita addosso a Berlusconi! Era stato condannato perché aveva evaso il fisco, era stato riconosciuto colpevole, ma con quella legge si voleva dire: “Non ha superato il 3% dell’imponibile fiscale evadendo le tasse”. Ecco! Perché il 3% e non il 5/10/15%? Perché Berlusconi rientrava in quello e non voleva neanche pagarle le tasse!

Da dove ha inizio questa amicizia – diciamo così – tra Berlusconi e Renzi?

L’amicizia fraterna tra Berlusconi e Renzi nasce durante il primo incontro mancato – per la verità -, quando a Firenze viene organizzata da un personaggio ormai scomparso dalle cronache: Shelley il Presidente della Croce Rossa – ve lo ricordate? – che era stato scelto da Berlusconi come suo successore: “Ci mettiamo Bertolaso, ci mettiamo il Generale dei Carabinieri Gallitelli, ci mettiamo Alfano, ci mettiamo Fitto”, quanti ne ha nominati, quanti ne ha investiti del potere, quanti sono stati mandati “a casa Toti” e uno che è rimasto perché si è chiuso in Liguria. Bene! Renzi che cosa fa sapendo che Berlusconi va a Firenze perché Shelley ha organizzato una oceanica – che poi si rivelerà un fiasco – al palazzo dello sport di Firenze. Renzi è indeciso e in quel periodo di indecisione in quel passaggio politico in cui gli aderenti al Partito Popolare, cioè gli orfani della DC devono decidere una cosa tremenda in Italia, perché se sbagli poi non puoi tornare indietro. Devono decidere se andare con la destra, con il centrodestra o con la sinistra, i popolari quegli orfani di Martinazzoli che si era arreso senza combattere. Ebbene, Renzi è uno di questi e vuole andare al Palazzo dello sport di Firenze per sentire Berlusconi che cos’ha da dire, ma soprattutto per vederlo, per incontrarlo e c’era già pronto anche chi doveva farli incontrare. Marinelli è il Presidente della “Frette”, è un personaggio fiorentino molto importante, un imprenditore che è a capo anche di una lobby notevolissima, che si dedica al restauro delle porte delle basiliche come immagine, ma che organizza un gruppo di potere notevolissimo. Ebbene! Quel giorno succede una cosa: Berlusconi arriva in elicottero a Firenze, va al Grand Hotel dove scende abitualmente per cambiarsi d’abito, rinfrescarsi e per andare al Palazzo dello sport per questa oceanica che gli avevano annunciato al Palazzo dello sport. Ma prima, come fa solitamente, parla con i suoi collaboratori che sono andati a fare un sopralluogo al Palazzo dello sport i quali gli dicono: “Ma qui ci saranno duecento persone”. Duecento persone che si perdono in questo vuoto, perché il Palazzo dello sport credo che abbia 4/5 mila posti. Cioè, questo Shelley della Croce Rossa non aveva neanche organizzato le “truppe cammellate” per assistere all’intervento di Berlusconi, che decide di non andare ad assistere a questo fiasco e Renzi rimane a bocca aperta. Ma il suo amico della “Frette” gli organizza un incontro, questa volta ad Arcore. Un incontro in cui Renzi si presenta da Sindaco di Firenze e Berlusconi è Presidente del Consiglio. Si svolge nel dicembre del 2010. Renzi arriva con il suo amico della “Frette” e soprattutto con Lotti – attuale Ministro dello sport – devono stare 40 minuti – è previsto questo incontro, lo ha fissato Marinella Brambilla -, invece Berlusconi si fa trovare con forte ritardo poiché deve ricevere la Gelmini, si fa trovare con i tre figlioli – è un lunedì, il giorno dedicato al pranzo con i figli -, tra i figlioli di Veronica e vuole presentare a loro questo giovane sindaco di Firenze. Barbara parla di arte con Renzi, che ci prova molto gusto, e rimangono lì tre ore. Renzi ufficialmente è andato a chiedere che nella finanziaria vengano inseriti alcuni aiuti per Firenze, che aveva bisogno di un po’ di denaro per tante spese pubbliche. Ebbene, questo incontro dura tre ore. I due si piacciono molto e all’uscita Luca Lotti si confiderà: “Ho detto a Renzi: Matteo, hai visto come gli sei piaciuto? Ci ha tenuto lì più del doppio del tempo che ci aveva messo a disposizione. Hai visto come ti trattava, come era interessato a quello che gli dicevi? Tu lo hai conquistato! Senti, ma in questa indecisione se passare di qua o passare di là perché non aderiamo a Forza Italia?” e Renzi dà questa risposta, che rivela tutto il suo cinismo e tutta la sua vanità e ambizione. Risponde a Luca Lotti: “Io non potrei mai andare con Berlusconi perché dentro il suo partito sarei sempre il numero due e quindi io non voglio essere il numero due!”. Ma proprio perché non vuoi essere il numero due vuoi essere alla pari con quell’altro. Vuoi essere alla pari e ci arrivi ad essere alla pari quando lo recuperi, quando lo fai risollevare politicamente, quando lo sdogani dopo che lui era additato da tutti ed evitato. E lo sdogani ricevendolo addirittura nella sede del PD, dopo che tu sei stato nominato Segretario. Non erano più le leggendarie “Botteghe Oscure”. Via Sant’Andrea alle Fratte, che viene chiamata “Il Nazareno” perché poco dopo c’è Piazza del Nazareno, Largo del Nazareno, attenti! In un angolo del Nazareno, sapete cosa c’è? C’è la sede di Mediaset, c’è l’ufficio di Confalonieri, c’è l’ufficio di Gianni Letta. Pensate come sono vicini: 50 metri l’uno dall’altro! Vedete? Allora Berlusconi ve lo ricordate tutta quella sceneggiata, le televisioni, la via bloccata, l’auto che viene fatta entrare da un ingresso secondario? Berlusconi va lì e quindi è la sua resurrezione, è la sua restaurazione, è il suo recupero. E il suo recupero avviene proprio da parte di colui che come Segretario del PD avrebbe avuto tutto l’interesse a seppellirlo politicamente, tutto l’interesse a continuare a tenerlo escluso. Ma sapeva che con quel tipo di accordo poteva tenerlo in pugno perché questo gli consentiva di avere un ritorno politico gigantesco, cioè i voti di Forza Italia ogni volta che ne avesse avuto bisogno – o attraverso Verdini o attraverso le astensioni o attraverso uscita dall’aula o in altri modi -, ma soprattutto di contrattare. Perché quell’incontro al Nazareno la prima volta non fu un incontro su cose concrete, fu un incontro di stupidaggini e di cazzeggio. Ve ne racconto una: Berlusconi arrivò lì, vide che nello studio di Renzi c’era dietro il ritratto di Che Guevara e disse: “Ma cosa aspetta a togliere queste immagini?” e lui disse: “Non ho ancora fatto in tempo perché sono arrivato qui da poco, adesso poi vedrà che sistemo le cose”. Non solo, poi si mise raccontare le barzellette e quando questo incontro finì uscì insieme al portavoce di Renzi, Guerini al quale disse: “Guerini…” – perché Berlusconi finisce sempre nella storiella che riguarda le donne – “Guerini, lo sai io come faccio alla mia età a farne tre per notte? Guardi, le dico un segreto: subito dopo l’orgasmo mi faccio una doccia gelata e riprendo più baldanzoso che mai”. Ora, non si sa se sia una coincidenza o no, Guerini – nei giorni successivi a quell’incontro – ebbe un fortissimo raffreddore che stava per trasformarsi in una gravissima influenza con uno stato febbrile molto elevato. Eh! Quel giorno lì fu un giorno che serviva per i giornali e per le televisioni, ma di fatto poi gli “Sherpa”, cioè da una parte Gianni Letta, Verdini e dall’altra gli uomini di Renzi “Carrai” e il suo fido braccio destro, Ministro dello sport, oggi e la Boschi stavano già lavorando. La Boschi è andata più volte a Palazzo Grazioli, è andata più volte nella sede di Forza Italia. Le leggi venivano concordate, le leggi venivano scritte, le leggi venivano corrette, c’era soprattutto quello a cui in quel momento Renzi teneva di più: la riforma elettorale. Ed era una riforma elettorale in cui poi Renzi si accorse che non ci si poteva fidare di Berlusconi e prese delle conseguenze tremende, soprattutto per il Paese. Soprattutto per il Paese. Soprattutto per il Paese! In una notte la preparazione del decreto legge che trasformava le banche popolari italiane in società per azioni. Doveva essere un decreto legislativo, cioè ci sarebbero voluti 60 giorni prima di convertirlo in legge. Invece Renzi, quella notte, lo trasformò in un decreto legge e supponiamo che qualcuno venne informato e quindi poté comprare a un certo prezzo le azioni delle banche popolari che poi in 24 ore, dato che il decreto legge viene convertito in legge nel giro di 24 ore, avrebbero avuto un valore diverso quelle azioni! Ma ci fu una cosa gravissima allora: che il Presidente della Repubblica non era più in carica, poiché Napolitano si era dimesso quindi non poteva più controfirmare il decreto e Renzi costrinse il Presidente del Senato Grasso a firmare quel decreto legge e Grasso lo firmò! Sarebbe bene le ricordasse qualcuno queste cose, le rievocasse per la memoria degli italiani. E Grasso firmò quel decreto legge che trasformava le banche popolari in società per azioni!

Sono i poteri forti, i banchieri e i finanzieri a scegliere chi mettere nelle posizioni che contano veramente in politica. Ha ancora senso, secondo te, il nostro voto?

Il nostro voto sì, a condizione che non sia un voto per qualcuno ma sia soprattutto un voto contro qualcuno. La gente deve votare contro un certo tipo di personaggi. Vedete, Renzi ha una caratteristica che in questi ultimi anni purtroppo è diventata una regola e che non scandalizza più nessuno: Renzi potrebbe essere indifferentemente il Leader del centrodestra e del centrosinistra. Ma in questi anni quanti ne abbiamo visto di costoro che volevano, che pretendevano di diventare Presidente del Consiglio o Ministri senza misurarsi mai con le elezioni e col voto popolare? Abbiamo visto Monti. Poteva essere indifferentemente di destra e fu di sinistra. Abbiamo visto aspiranti Leader come Montezemolo! Montezemolo potrebbe essere indifferentemente Leader del centrodestra o del centrosinistra. Abbiamo visto dei tentativi che per fortuna sono andati a bagno. Vediamo dei Ministri che non c’entrano niente, vediamo soprattutto una cosa che negli ultimi vent’anni ha divorato questo paese e gran parte del mondo. Prima c’era la prevalenza della politica sulla finanza, cioè erano i politici che sceglievano i banchieri, che sceglievano i Presidenti, i vice-Presidenti delle Casse di Risparmio in ogni città. Abbiamo esempi di questo tipo che si riferiscono a 20 anni fa. Ma, da molti anni, la politica è scesa e ha prevalso la finanza. È la finanza che detta i tempi, è la finanza che detta le regole, è la finanza che ordina, sono le banche che determinano! Vedete, queste commissioni bancarie sono fatte solo per perdere del tempo e per far credere che succeda chissà cosa, che venga a galla chissà quale verità. Ci si perde – giustamente – sulla Boschi e sui tentativi per premere sulla Banca d’Italia ecc… e si dimentica di dire agli Italiani una cosa fondamentale: andate a vedere su internet chi sono gli azionisti della Banca d’Italia! Troverete Banca Intesa, troverete Unicredit, troverete tutte le più grandi banche italiane. E allora come è possibile che una banca, che un Istituto che ha come azionisti le banche, possa vigilare sulle banche, possa fare le pulci ai conti delle banche, possa determinare delle conseguenze per le banche. È come quando – vi ricordate i tempi della Parmalat – si venne a scoprire che il revisore dei conti della Parmalat era pagato dalla Parmalat! Ma sono tutti pagati dalle aziende i revisori dei conti… lo era anche la “Arthur Andersen” – mi pare -, ma era una cosa normale, non c’era mica da scandalizzarsi… dice: “La Parmalat ha scelto come suo revisore dei conti, come colui che dà l’ok al bilancio la Società “Arthur Andersen” e per questo ovviamente la paga la Banca d’Italia!!! È quella che dovrebbe andare a vigilare sulle banche, su Banca Intesa – che è il suo azionista -, sul Credito Italiano, su Unicredit – che è il suo azionista -, ma neanche per sogno! Andate a vederveli chi sono gli azionisti della Banca d’Italia. E che nessuno vi dice mai perché è la cosa più semplice per capire tutto il meccanismo. Ci sarà un intasamento subito dopo le elezioni, un intasamento istituzionale per impedire quella che sarà stata una chiara scelta degli italiani verso un Partito – quello che vincerà – o verso una coalizione. Quale sarà l’intasamento? L’intasamento sarà il seguente – e vedete che già tutti parlano della prorogatio di Gentiloni, cioè comunque Gentiloni continuerà a fare il Presidente del Consiglio anche se per il disbrigo degli affari correnti, che poi è una balla perché non sono affari correnti sono vicende. In questi giorni sono stati cambiati i vertici dell’Arma dei Carabinieri, i vertici della CONSOB. Cioè, c’è una svendita, c’è un suk da fare paura. Che cosa succederà? Succederà che il Presidente della Repubblica Mattarella si troverà di fronte a questo gigantesco interrogativo: “A chi devo affidare l’incarico di formare il nuovo Governo?”. E avrà un problema, avrà un problema perché probabilmente le elezioni andranno in un modo tale per cui non sarà possibile avere una maggioranza qualificata che elegga il Presidente del Senato e il Presidente della Camera, che è la prima cosa che si fa dopo la convalida dei voti: le camere si riuniscono, proclamano gli eletti e cercano di nominare il Presidente della Camera e il Presidente del Senato. Che sono importanti perché il Presidente del Senato è la seconda carica dello Stato e il Presidente della Camera è terza. Bene! Mattarella probabilmente si troverà di fronte a questo primo inghippo: che le due camere non saranno in grado di avere una maggioranza tale da poter determinare, a meno che quello che accadrà Renzi e Berlusconi faranno maggioranza ed eleggeranno il Presidente della Camera del Senato. Nonostante questo, Mattarella – quando farà le consultazioni – sarà di fronte a un altro problema: “Devo affidare l’incarico a un esponente di quale Partito?”. Attenti, qui le variabili sono molte: all’esponente del Partito o da colui che mi indica il Partito che ha ottenuto il maggior numero di voti. Supponiamo che vinca il 5 Stelle. Sarà Grillo che al Quirinale avrà tutto il diritto di dire a Mattarella: “Per noi il candidato Premier, il candidato Presidente del Consiglio è il professor tale, il signor tale, è il costituzionalista tale. Ma c’è un altro inghippo: Mattarella seguirà questa strada oppure – anziché seguire quello che gli dirà il vincitore delle elezioni, Grillo in questo caso – seguirà quello che gli dirà non il Leader del Partito che ha vinto le elezioni, ma il Leader della maggioranza della coalizione che ha vinto le elezioni. In questo caso potrebbe essere Berlusconi, ma Berlusconi sarà legittimato a parlare a nome di Salvini, a nome della Meloni, a nome di tutti questi qua? Renzi sarà legittimato a parlare anche per i Socialisti Italiani, questi altri che stanno cercando disperatamente per fare una coalizione? Quindi il Presidente della Repubblica dovrà sentire e dovrà tenere in conto – soprattutto – il parere, il nome che gli farà il Leader del Partito che ha vinto le elezioni con il maggior numero di voti o il Leader della coalizione che ha il maggior numero di elezioni? La coalizione di Berlusconi non era una coalizione, è un coacervo d’interessi tenuti insieme per curare gli interessi – scusate la ripetizione – proprio di Berlusconi e per perpetuarli con lui che fa il doppio gioco. Da una parte fa credere a Salvini e alla Meloni di andare in una certa direzione, ma vedrete i nomi che ci saranno nelle liste e quindi capirete perfettamente. Questa situazione di empasse che cosa creerà? Che all'”italiana” il Presidente della Repubblica consulterà dei costituzionalisti, dei saggi ex Presidenti della Corte ecc… e dirà – prima che loro possano esprimere un parere -: “Io devo comunque mandare avanti il paese e continuo, quindi, ad avvalermi del Presidente in carica Gentiloni” – che non sarà uscito dalle urne -. Quando Berlusconi l’altro giorno nella presentazione del libro di Vespa ha detto: “Per me va bene che ci sia Gentiloni”, eccola la strategia! Eccola la strategia! E Berlusconi parla anche dall’alto di un altro suo interesse: sta aspettando questa famosa sentenza della Corte europea che lo possa riabilitare e che quindi gli tolga l’interdizione, la legge Severino e che quindi gli consenta di candidarsi. Ma Berlusconi non sa quando arriverà questa sentenza della Corte europea e nessuno gli dice anche che – dopo che sarà arrivata questa sentenza della Corte europea – bisognerà aspettare che una Corte italiana recepisca questa relativa, perché la Corte europea non può decidere su un cittadino italiano. E allora Berlusconi non ha questi due tempi – che sono importanti per lui -, quindi gli va bene, ha già detto: “Che resti Gentiloni!” e soprattutto se non si troverà una maggioranza – e quindi è giusto che resti Gentiloni – si voterà di nuovo a settembre/ottobre, perché lui spera che a settembre/ottobre sia candidabile, ma starà facendo già – in questo momento in cui vi parlo – delle liste in cui nei Collegi uninominali metterà delle persone talmente fedeli a lui, dei cagnolini talmente fidati e – se per caso dovesse arrivare questa sentenza non arriverà in tempo per queste elezioni, ma forse per le prossime – che cosa farà lui? Farà dimettere il Deputato e il Senatore eletto nel Collegio uninominale, per Forza Italia o per l’alleanza con Salvini, lo farà dimettere e a quel punto nel Collegio uninominale occorrerà rifare le elezioni per eleggere rappresentanti di quei cittadini e Berlusconi si candiderà e quindi diventerà Deputato Senatore al posto di costui in queste elezioni supplettive. Sempre che sia arrivata quella sentenza europea, sempre che un tribunale italiano l’abbia accolta. Ecco perché gli conviene ritardare le cose e nel ritardare le cose i suoi interessi continuano ad andare avanti. E chi glieli garantisce? Glieli garantisce Gentiloni – via Renzi – ecco che torniamo da capo. Notate: Berlusconi, in questa campagna elettorale non attacca mai il PD, non attacca mai Renzi, non attacca mai Gentiloni. Attacca soltanto e intensamente Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle perché suo avversario, colui che può distruggere i suoi disegni, contorti che siano, ma che riguardano sempre la sua roba, i suoi interessi ricordatevi che Berlusconi da quando è sceso in politica è partito nel 1994 nelle famose elezioni che rischiava una cosa: si candidò, ve lo ricordate, perché Occhetto disse – Segretario del PCI di allora – “Lo voglio vedere in un angolo della strada che chiede l’elemosina”. Lo ricordate – no? -: allora lui si scatenò e capiva e sapeva che nel caso che Occhetto avesse vinto avrebbe fatto una cosa molto semplice, avrebbe ordinato al Credito Italiano e alla Banca Nazionale del Lavoro di far rientrare immediatamente Berlusconi dei suoi debiti, quindi togliere il rosso a Berlusconi e costringerlo a rientrare e revocargli il fido! E qual era questo fido? Mille miliardi di Lire con la Banca Nazionale del Lavoro in mano del socialista Nerio Nesi e mille miliardi di Lire in mano al Credito Italiano, controllato da un democristiano. Quindi se Berlusconi avesse perso le elezioni, si sarebbe trovato costretto a non avere più 2 mila miliardi di Lire. Adesso Berlusconi – in questi vent’anni, stando all’opposizione, al Governo, non importa, calcolatelo lo trovate su tutti i siti e non sono fake news – ha un patrimonio personale di 6,5 miliardi di Euro! 6,5 miliardi di Euro. Ciascuno di voi può fare un calcolo su sé stesso: quanti soldi avevate vent’anni fa, 23 anni fa quando Berlusconi si candidò? Oggi ne avete di più o di meno? Oggi siete riusciti a moltiplicare il vostro denaro, a fare carriera nel lavoro, ad avere riconosciuto la vostra meritocrazia di più o di meno? Che cosa ha cambiato Berlusconi nelle vostre vite? NULLA! Ha cambiato tutto per la sua vita, perché è passato da un patrimonio di meno 2 mila miliardi di Lire a un patrimonio di più 6,5 miliardi di Euro! Cioè 13 mila miliardi di Lire. È passato da meno 2 mila a più 13 mila eh?! Stando all’opposizione, “poverino”, subendo tutto quello che ha subìto, distribuendo tutto quello che ha distribuito! Ma mandategli delle belle lettere a “Villa San Martino”, Arcore cercando il numero di CAP in cui gli dite: “Ho letto che lei dichiara che è generoso nei confronti di chi ne ha bisogno, che lei pensa al futuro delle ragazze, delle disoccupate. Che lei dà come consiglio alle ragazze disoccupate: sposatevi uno come mio figlio. Ma non si vergogna? Però le volevo chiedere un piccolo contributo, piccolo contributo visto che lei dice di essere così generoso e così affezionato alle persone bisognose”. Chiedeteglielo il contributo! Berlusconi Silvio, “Villa San Martino”, Arcore – parentesi, non so se provincia di Milano o di Monza, però lo troverete in un attimo -.

Ricapitolando. le televisioni sono controllate da Berlusconi o comunque dai suoi cloni. L’editoria anche. In ogni caso Berlusconi o un altro poco cambierebbe, perché sono le banche d’affari e i finanzieri ad avere in mano le redini del nostro e di altri Paesi. A questa stregua si può ancora pensare – secondo te – di vivere in un paese democratico o anzi diciamo proprio in un mondo democratico?

Questo non è da tempo un paese democratico. Lo dimostra il fatto che la Corte Costituzionale, la Corte Costituzionale con un Pretore di Provincia ha dichiarato, ha scritto, ha emanato una sentenza anni fa in cui diceva che molti, una grande quantità di parlamentari che sedevano in questo parlamento e che sederanno in questo parlamento fino alle prossime elezioni erano stati eletti in maniera illegale perché nella parte proporzionale del “Mattarellum” c’erano dei chiari, evidenti segni di incostituzionalità! Un Presidente della Repubblica serio, dato che ha giurato sulla Costituzione, avrebbe dovuto immediatamente applicare 24 ore dopo questa sentenza, questi e queste cose dette dalla Corte Costituzionale – che salvaguarda la Costituzione – e avrebbe dovuto sciogliere le Camere! Non l’ha fatto! Ha tradito la Costituzione! Questo è un paese dove quando Brunetta chiede per la storia dello spread che fece cadere Berlusconi che bisognerebbe denunciare molti e metterli sotto processo per attentato ai poteri dello Stato. No! L’attentato ai poteri dello Stato l’hanno fatto coloro che giocando con la costituzione al Quirinale non hanno applicato, con la sentenza della Corte Costituzionale. Le elezioni in Italia non sono democratiche! In Italia, anche se formalmente vietato, voi col vostro telefonino potete fotografare il voto che avete dato sulla scheda e specie nei paesi del sud potete uscire e mostrare come avete votato in tempo reale al boss locale. Non c’è più bisogno di fare il “giochettino” della sostituzione della scheda, delle mine chiuse sotto le unghie per dare le preferenze o per annullare le schede al momento del conteggio dei voti. C’è la mancanza di democrazia concreta! Anche in quei cinquanta secondi, in quel minuto, in quel minuto e mezzo in cui entriamo nell’urna. Questo non è un paese libero! Andate a rivedervi la storia di quando Prodi vinse per 24 mila voti di differenza le elezioni del 2006. Ve lo ricordate? Il Ministro dell’Interno era Pisano. C’erano 2 mila sezioni elettorali che sperimentavano per la prima volta il voto elettronico. Avete mai più sentito parlare? Sono passati undici anni da quel 2006. Come mai nelle elezioni successive non hanno mai adottato il voto elettronico? Come mai quei 24 mila voti determinarono le fortune di qualcuno che in una notte corse da Roma a Napoli mandato dal PD – l’onorevole Minniti – per parlare con Bassolino e come mai dalla Campania arrivano quei voti e poi Bassolino venne nominato Commissario straordinario con poteri assoluti per il problema della spazzatura. Ve la ricordate quella notte? Ci doveva essere una grande festa a Roma, prenotata la piazza da Prodi e da Fassino, andate a rivederle queste cose sulle immagini: 2006 Fassino che annuncia: “Abbiamo vinto le elezioni”, ma l’annunciano in un modo così funereo ancora più funereo di quello che lui è solitamente perché Fassino, nonostante tutto è una persona perbene. In quel momento sapeva di raccontare una balla! Sapeva che non era vero! Sapeva che cosa stava succedendo con quei 24 mila voti! E Berlusconi, da allora, se la legò al dito perché ve lo ricordate che nella campagna elettorale non era sempre andato – dai sondaggi – indietro di molti punti? Poi all’improvviso si avvicinò, e poi il giorno dell’apertura, il momento dell’apertura delle urne, per contare i voti, i primi exit poll dissero: “C’è stato, ci può essere un clamoroso sorpasso. Berlusconi ha recuperato!”. E lui, dal Ministro dell’Interno si aspettava una cosa importantissima: alle 19,30 di quella sera, mezz’ora prima che andassero in onda i telegiornali lui si aspettava che il Ministro dell’Interno desse dei risultati, senza falsificare, parziali di Regioni “bianche”. Del Veneto, della Lombardia. E quindi dicesse: “Berlusconi è avanti dello 0,1, dello 0,2%. E questo avrebbe determinato che Vespa, che tutti i programmi, che La7, tutti gli altri avrebbero detto: “Clamoroso sorpasso di Berlusconi su Prodi: ha vinto le elezioni!”. Invece no! Invece Pisano, il suo Ministro dell’Interno al quale la sinistra aveva promesso due cose: se ti va bene alla Presidenza della Repubblica, se ti va male alla Presidenza del Senato – e poi non mantennero questo impegno -. Che cosa fece Pisano? Tenne i risultati di alcune Regioni “rosse”! Parziali, giusti dai quali venne fuori: “Prodi è ancora in testa”, anche se di pochi punti e questo condizionò tutta la serata elettorale, tutte le trasmissioni elettorali. Se ci fate caso sui giornali, nei giorni successivi alle elezioni, non compaiono più quelle tabelle con i voti come un tempo: “Democrazia Cristiana 12 milioni 327 mila voti, Partito Comunista 11 milioni 2…” no! Compaiono per giorni e giorni, nemmeno nel sito del Ministero dell’Interno li trovate – i risultati degli exit pool, le proiezioni dei dati fasulli e puramente virtuali. La rete è molto temuta e se ci fate caso questa esplosione del problema delle fake news altro non è che un modo subliminale, sottile e perfido di togliere autorevolezza a quanto pubblica la rete, soprattutto di far dubitare sulle notizie che la rete pubblica. Attenzione! Fateci caso: le fake news non sono mica solo quelle della rete. Ci sono dei giornali, prendiamo il “Corriere della Sera” che pubblicano delle gigantesche fake news, ma essendo pubblicate su un organismo così autorevole, così paludato, che esiste da anni – lo stesso vale per “Repubblica” -, assumono toni di verità e consentono a costoro di fare le prediche. Vi faccio un esempio: pensate alle fake news che ci sono all’interno delle pagine dell’economia con gli inserti “Affari e Finanza”, sia del “Corriere della Sera” che di “Repubblica”. Ai primi di agosto vi ricordate quando quei giornali pubblicarono le notizie che i cinesi erano interessati a comprare la FCA – Fiat Chrysler Automobiles -. Già la sera stessa ci fu una smentita ufficiale da parte addirittura del governo di Pechino, ma nessuno ne tenne conto e per giorni quella notizia continuò a circolare determinando delle massicce speculazioni in Borsa, degli enormi guadagni da parte dell’Ingegner Marchionne e di John Elkann. Ora, quella era una grande fake news perché produceva degli effetti, ma soprattutto degli effetti di questo tipo, giganteschi! Giganteschi! E li ha prodotti. Poi ci hanno riprovato, ci hanno detto: “I cinesi non sono interessati alla FCA, ma sono interessati alla Magneti Marelli”. Anche lì smentita, sono andati avanti a rifare il giochino. Lo stesso adesso: l’auto elettrica con Google, l’auto che si guida da sola… Sono gigantesche bufale, sono ancora peggio delle fake news. Le fake news riguardano Belen Rodriguez, riguardano il “Grande Fratello”, riguardano delle sciocchezze nel 90% dei casi. Ma devono essere portate a livello di enfatizzazione enorme per far dubitare su quello che si pubblica, sui contenuti che pubblica la rete e non sui contenuti ben più vergognosi che pubblicano – ad esempio – tutte le pagine economiche dei grandi giornali.


Fonte: ByoBlu

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