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venerdì 24 marzo 2017

Non è questa l'Europa che vogliamo festeggiare

di Vincenzo Cirigliano

Si, anche noi comuni cittadini avremmo voluto, domani, festeggiare i 60 anni della nostra Europa, quell'Europa che avrebbe dovuto aprire le porte all'integrazione tra i popoli, quell'Europa che avrebbe dovuto rappresentare benessere, crescita, sviluppo, cooperazione. 

Quell'Europa che soprattutto avrebbe dovuto aprire nuove frontiere di opportunità per i suoi cittadini, un'Europa in cui il Lavoro non avrebbe dovuto essere un miraggio ma una certezza per le sue genti, e doveva essere alla base di un esistenza migliore, votata a nuovi orizzonti di benessere e di certezze.




L'Europa che oggi invece ci troviamo di fronte ha smarrito i suoi propositi originari che erano stati dettati dai suoi padri fondatori Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Ursula Hirschmann che si erano esplicitati attraverso il Manifesto di Ventotene e si è strutturata dandosi la parvenza, più che di una Istituzione Democratica che esalta i principi fondamentali che denotano una normale esistenza, di una vera e propria "gabbia" che tarpa ogni legittima aspettativa dei suoi popoli, attraverso istituzioni che volutamente sono distanti anni luce dai minimi principi di rappresentanza che dovevano essere garantiti ai propri cittadini che sempre di più si ritrovano invece a disegnare e interpretare il ruolo di miseri sudditi. 
Egregio Presidente della Repubblica, lei come tanti altri rappresentanti di questa Europa inneggiano e decantano il "più Europa", il delegare e cedere altra Sovranità. Ci chiede di barattare quei principi democratici che almeno sulla carta sono decantati dalla nostra meravigliosa Costituzione, e per i quali in tanti hanno sacrificato la loro vita, che descrivono istituzioni ispirate al principio del Popolo Sovrano, e ci invita invece a far riferimento ad una Istituzione, l'Unione Europea, in cui gli organi Istituzionali sono ispirati non a principi di inclusione della volontà popolare, bensì a principi ed Istituzioni che escludono il popolo dalla partecipazione alla vita politica e al processo decisionale e che in questi anni hanno delineato l'ossatura di questa entità sovranazionale. 

I Cittadini sono demandati ad eleggere un organo istituzionale, il Parlamento Europeo che non ha alcun potere Legislativo ma un semplice potere emendativo di decisioni che vengono delineate e definite in sede di Commissione Europea in cui convergono rappresentanti non eletti dal Popolo ma designati dal Consiglio Europeo, i cui membri a loro volta sono rappresentati da cariche degli stessi Stati, non eletti direttamente dai cittadini. Dobbiamo , secondo lei , Sig. Presidente cedere Sovranità ad un'istituzione che di fatto non ha spazio per i Popoli ma solo vie preferenziali per interessi dettati da entità Super Populos, e ci chiede di abbandonare una via Maestra dettata da una Costituzione, quella Italiana, ricca di garanzie e di principi che esaltano e decantano il potere del Popolo e dei cittadini. Dovremmo domani festeggiare una Europa votata all'accoglienza ma che nello stesso tempo lascia soli , dinanzi a queste immani tragedie, quei territori che geograficamente sono designati, obtorto collo, ad ottemperare ai compiti insiti in questa virtuosa operazione umanitaria. 

Un'Europa che si apre all'accoglienza senza nulla fare per queste genti sui loro territori per cercare di determinare e plasmare quelle condizioni che potrebbero garantir loro opportunità e crescita nelle loro stesse Nazioni di Provenienza. Un'Europa che pretende di garantire occasioni ed opportunità di vita a questa gente quando non è in grado di garantire una vita dignitosa ai propri cittadini che soprattutto nel Sud Continentale stentano a procurarsi il minimo necessario per vivere ed a cui vengono tagliati sistematicamente i fondi per le Pensioni e per i servizi sanitari essenziali in nome di quell'austerità, ormai unica religione dell'U.E., che ha sventrato e svilito in questi anni intere Nazioni. Si giustificano questi processi migratori e di accoglienza adducendo i sacrosanti principi della Carità e solidarietà cristiana quando si sa benissimo di esserne la causa scatenante con il colpevole sostegno incondizionato a tutte le azioni destabilizzanti propinate  dalla NATO,  o Giustificando il tutto con il mantra dell'evidente carenza di Natalità che sta colpendo i Paesi Europei, facendo finta di non sapere che tutto ciò è stato volutamente determinato dal Dumping Salariale operato ai danni delle Famiglie Italiane, per dar corso alle politiche Europee incentrate non più da principi sociali che promuovono la piena occupazione, ma dalle esigenze della Finanza Speculativa che si misura con i dettati della Globalizzazione dei Mercati e che in questa Europa ha monopolizzato e sostituito i principi basilari istituzionali tradizionali. 

Dovremmo festeggiare un'Europa che ha determinato il benessere di poche Nazioni che imponendo l'accettazione di una Moneta Unica e dimenticando, volutamente, di promuovere anche una Europa Politica e Fiscale, hanno creato le condizioni di un arricchimento reiterato e fraudolento perpetrato ai danni di tutte quei Territori penalizzati da fondamentali economici meno performanti. Ebbene Signor Presidente noi domani non ci saremo a festeggiare questa Europa, perchè questa non è la nostra Europa, quel "Sogno" che con il tempo, ahimè, ha sempre più assunto i connotati di un "Incubo" e di una "Gabbia" difficilmente riformabile a mio avviso, che tale resterà fin tanto si consentirà che venga presidiata nei suoi centri nevralgici e di potere da entità che nulla hanno a che fare con i popoli e con le loro legittime aspettative.

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