Cari Amici
come sapete il nostro governo e la nostra cosiddetta intellighenzia desidera essere non solo nel’Unione Europea, ma anche nel gruppo di testa, quello che tira la volata.
Naturalmente una posizione del genere richiede qualche sacrificio, ma cosa volete che sia, di fronte al decantato “Dividendo dell’euro”.
Ieri Ulrich Anders, da queste pagine, presentava i mirabolanti risultati dell’euro e della UE nel settore dei mutui, così come decantati da Fake Ne…. Opss.. Refuff…. Ops Repubblica (scusate i lapsus freudiano), con la sicurezza che ora tutti voi potete fare mutui a tassi praticamente zero, peccato che poi il mercato immobiliare sia morente e che non riusciate a ripagarli.
Poi ci sono i mirabolanti risultati positivi per il debito pubblico, che infatti è aumentato vertiginosamente con l’euro
Uguale agli ultimi momenti in cui abbiamo avuto la moneta propria e libera…
Adesso passiamo al terzo dividendo dell’euro.
Benissimo Ecco il terzo dividendo dell’euro: più tasse per tutti, soprattutto per i più poveri, via imposte indirette e probabile taglio delle detrazioni IRPEF.
Il discorso è semplice: per obbedire al two pack ed al six pack il governo deve fare avanzo primario, e quale miglior avanzo primario che aumentare l’IVA o nell’aliquota intermedia (dal 10 al 13%) o in quella massima (da 22 al 24%) o entrambe ? Il gettito TEORICO incrementale è dai 7 (solo aliquota intermedia ) al 17 miliardi.Con questo gettito si potrebbe far quasi tornare i conti nel rispetto delle due direttive stoltamente firmate, sotto ricatto, dal nostro governo e riportare, teoricamente, il disavanzo complessivo sotto 1,5% dei dictat europei. La scusa sarebbe di spostare il carico fiscale dal lavoro (IRPEF) al consumo.
Una bella cosa, in teoria, non è vero ? A parte che bisognerebbe poi disubbidire alla Merkel e non rispettare il fiscal compact , come fa, del resto , la Spagna (5,5% di deficit..), c’è da dire che le imposte indiretta hanno un effetto LEGGERMENTE distorsivo dal punto di vista sociale. L’IVA al 10% ed al 22% non la si paga sui beni di lusso, ma su quelli di prima necessità come elettricità, riscaldamento, acqua, gran parte del cibo, vestiario, etc, tutte cose che i poveri ed i disoccupati hanno la maledetta abitudine di comperare. Al contrario, come è successo con gli 80 euro, una riduzione IRPEF andrebbe quasi sicuramente a vantaggio di chi ha un reddito già sensibile. Insomma si proseguirebbe con la tendenza già in atto per cui si prende ai poveri per dare ai ricchi. Robin Hood al contrario
Tra l’altro il rapporto fra tasse dirette e tasse indirette per il nostro paese è piuttosto equilibrato, come si può vedere dalla seguente comparazione internazionale.
L’Italia è praticamente nella media : perchè dovremmo cambiare la nostra situazione ed avvicinarci a stati come il Messico e la Turchia?
Vorrei poi terminare parlando brevemente dell’insapienza economica di chi ha proposto questa normativa: l’effetto in questo momento dell’aumento delle imposte indirette sarà devastante ai fini dei consumi interni:
Le nostre vendita al dettaglio sono già loffie, traballanti. Un bell’aumento dell’IVA è quello che ci vuole per ammazzarle direttamente e mandare il paese in recessione. La stretta sui consumi tra l’altro porterebbe ad una contrazione delle entrate per le imposte indirette stesse, rendendo totalmente irrealistici gli obiettivi di imposta.. Insomma la medicina peggiorerebbe il male. Non ci sarebbe nessuna crescita nessuna creazione di posti di lavoro da incentivare con gli sgravi fiscali. Su questo punto tornerò, spero, con l’aiuto dello “Statistical intruder” e dati quantitativi sull’elasticità della domanda all’aumento delle imposte indirette. Comunque l’effetto è certo, garantito. Lo abbiamo già visto con l’ultimo aumento dell’IVA di ottobe 2013. Nel 2014 gli incassi complessivi per imposte furono 418.947 milioni, contro 424.633 dell’anno precedente. Anche se nella seconda metà del 2014 vi fu una lievissima ripresa dovuta alla crescita internazionale che fece chiudere gli incassi IVA annuali con un aumento del 1,2%, gli stessi nel primo quadrimestre 2014 furono inferiori dello 7,8%. Al termine comunque l’effetto depressivo sulle imposte dirette ed indirette fu superiore all’aumento del gettito. Il professor Laffer sta ancora ridendo.
Insomma è inutile: o si rispettano i dictat europei o si cresce. Tertium non datur. Queste misure sono la conferma del famoso detto veneto “Xe peso el tacon del buso”, oltre che di una evidente disperazione nel ministro Padoan e nel governo. Un solo lato positivo ne può emergere: che almeno la finiremo con la solita nenia di ogni finanziaria per cui “Si è rimandato l’aumento dell’IVA e delle accise”. L’aumento arriva, la festa è finita.
fonte: ComeDonChisciotte
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