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lunedì 20 marzo 2017

L'Europa vuole cucire un'altra camicia di forza per l'Italia

di M5S Europa

L'Europa vuole cucire un'altra camicia di forza per l'Italia. Dopo il Fiscal Compact arriva la spesa obbligatoria per la difesa. Il Parlamento europeo ha approvato un rapporto "sulle implicazioni costituzionali, giuridiche e istituzionali di una politica di sicurezza e di difesa comune: possibilità offerte dal trattato di Lisbona" nel quale si chiede a tutti gli Stati membri di portare la spesa per la difesa al 2% del proprio PIL. Si tratta di oltre 100 miliardi di euro all'anno. Secondo uno studio del think tank Bruegel, per l'Italia l'aumento dovrebbe essere di 17 miliardi di euro. Spendiamo già 23,4 miliardi di euro l'anno per armi, caccia e radar, 64 milioni al giorno: è già troppo per un Paese che ripudia la guerra.
VIDEO. L'intervento di Fabio Massimo Castaldo durante la discussione del rapporto al Parlamento europeo. Ascolta la sua denuncia.

Non è un caso che la Merkel sia andata in missione da Trump accompagnata dall'amministratore delegato di Siemens, l'azienda tedesca che vende principalmente armi leggere e munizioni: è proprio la Nato infatti che sta facendo pressioni da mesi per ottenere più fondi dai Paesi europei. Si vogliono garantire lucrosi affari al settore bellico. La corsa agli armamenti non garantisce la pace né in Europa né nelle zone a rischio. Diamo questi soldi ai cittadini. Finanziamo il reddito di cittadinanza.


di Fabio Massimo Castaldo, Efdd - Movimento 5 Stelle Europa.

"Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi non siamo contrari a un'Europa della difesa, anzi. Ma il problema di questa relazione è che, come spesso accade, si confonde l'ordine dei fattori, in questo caso prevalgono gli esterni.

La Brexit, così come il risultato delle elezioni americane, pur evidenziando la fragilità europea nel settore, non giustificano un'accelerazione su scelte che dovrebbero essere ragionate, ponderate e condivise con i cittadini. Quando si chiede agli Stati membri di portare le spese al 2%, si parla di circa cento miliardi di euro: non sono cifre irrisorie da chiedere ai nostri popoli, specie dinanzi all'impatto sociale devastante dell'austerità. Proprio per questo sprechi e doppioni andrebbero eliminati per reinvestire i risparmi in altro o, quantomeno, per non aumentare le spese.

La relazione è nel giusto quando dice che dovrebbero essere chiariti governance, finanziamento e obiettivi di un eventuale Fondo europeo per la difesa e dovremmo conoscerle prima queste informazioni, non dopo il voto di questo testo. Per non parlare dell'effettivo controllo che avranno il Parlamento europeo e quelli nazionali.

Dovremmo avere un Libro bianco con le varie opzioni e cominciare il percorso di ampio respiro non solo con le istituzioni europee e nazionali ma anche con i cittadini e la società civile. Solo così si può costruire una volontà politica consapevole che, ad oggi, appare tutt'altro che chiara".

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