Ultimi Post

domenica 5 luglio 2015

VAROUFAKIS E IL MINOTAURO GLOBALE

DI ROSANNA SPADINI
comedonchisciotte.org

La vittoria di Alexis Tsipras nel gennaio 2015 e l’arrivo del ministro delle finanze Yanis Varoufakis nei labirinti del potere europeo, si affermano come uno dei rischi più rilevanti che sta correndo l'UE dal momento della sua disgraziata nascita. Le scelte di Tsipras infatti, in parte obbligate, in parte abilmente programmate, hanno destato grande scalpore in tutta Europa e pongono l’UE come mai prima d'ora di fronte a un bivio: perseverare in modo diabolico nel proprio dispotismo neoliberista, confermando la sua guerra di classe alle diverse popolazioni europee, oppure cominciare a cedere a un movimento di ribellione sempre più dilagante e cosciente, che prima o poi non potrà più contenere, se non ricorrendo a forme di violenza sempre più esplicite. Ma questo le oligarchie affaristiche non potrebbero accettarlo, perché vorrebbe dire l'inizio della loro fine.


Comunque se domenica vincesse il «Vαι» (sì), Tsipras, potrebbe restare intrappolato nel «golpe» in agguato che mira ad un «regime change», e potrebbe magari essere sostituito da un nuovo governo collaborazionista con l'Ue. Se invece vince l' «Oxi» (no), Varoufakis ha già parlato a Tsipras del suo progetto: l’idea è quella di un nuovo «veicolo monetario» parallelo, solo in teoria convertibile alla pari con l’euro, ma necessario per ricapitalizzare le banche e permettergli di riaprire prima che ad Atene scoppino sommosse sociali.

Questi due leader politici, sono ritratti spesso insieme dai network europei, Tsipras cresciuto al “caldo del movimento no global” e della “tradizione della sinistra”, e l'altro Varoufakis  invece “alternativo”, perché arriva in moto al vertice dell’Eurogruppo, insomma un po' Che Guevara e un po' James Dean. Immaginiamo, indaghiamo, cerchiamo di capire quali saranno le loro prossime scelte politico economiche, soprattutto se usciranno illesi dal referendum di domenica, sta di fatto però che il testo di storia economica di Yanis Varoufakis “Il Minotauro globale - L’America, le vere origini della crisi e il futuro dell’economia globale”, rimasto misteriosamente in secondo piano negli attuali dibattiti, ci potrebbe aiutare a capire.
Scrivendo l'opera il novello Teseo si è addestrato per eliminare il Minotauro, metafora fondante derivata dal mito greco del figlio di Pasifae, moglie di Minosse, e dal toro di Poseidone. Come gli ateniesi ogni anno dovevano inviare sette ragazzi e sette ragazze da offrire in pasto al mostro, così, secondo l’economista del governo greco di Syriza, il mondo ogni giorno finanzia e sostiene l’egemonia statunitense inviando i propri surplus finanziari a Wall Street e consente così all’economia Usa di sostenere l’enorme deficit commerciale con l’estero.
Varoufakis illustra la variazione di scenario globale deciso dagli Stati Uniti il 15 agosto 1971, con l’abolizione del Gold Standard. A quel punto, quel dispositivo economico-politico che ha fatto girare l’economia globale dagli anni Settanta fino al 2008, il Minotauro globale appunto, ha smesso di funzionare. Era un dispositivo di regolazione dei flussi globali di beni e capitali fondato sulla crescita sia del deficit di bilancio che del deficit commerciale degli Stati Uniti (che importavano più di quanto esportavano), e, insieme, sul finanziamento di questi due deficit, grazie al flusso di capitali dalle altre economie verso gli Stati Uniti.

Che le cose funzionassero così era chiaro, almeno a Paul Volcker, presidente della Federal Reserve ai tempi di Carter e di Reagan, che nel 2005, riflettendo sullo stato di salute dell’economia USA, diceva: “Quello che tiene insieme il successo economico dell’economia USA è un massiccio e crescente flusso di capitale dall’estero, che assomma a oltre 2 miliardi di dollari ogni giorno lavorativo e che continua ad aumentare [.] L’aspetto più arduo di tutto ciò è che questo quadro apparentemente rassicurante non può andare avanti all’infinito. Non so di alcun paese che sia mai riuscito a consumare e a investire a lungo il 6 per cento in più di quanto produce. Gli Stati Uniti stanno assorbendo circa l’80 per cento del flusso netto di capitale internazionale”.

Dal 2007, con lo scoppio della crisi dei mutui subprime, i fallimenti di banche e società finanziarie, di cui sono state piene le cronache, hanno fatto saltare questo afflusso di capitali e quindi il moderno tributo che saziava il Minotauro globale non è stato più pagato. La storia del Minotauro inizia dopo la crisi del 1929, e vede protagonista la classe dirigente USA. Il testo illustra la “finanziarizzazione” del sistema economico, la deregolamentazione industriale, la privatizzazione degli utili e la socializzazione dei debiti, insomma il neoliberismo inteso come sistema economico globalizzato, che a partire dalla scuola dei "Chicago Boys" di Milton Friedman, si è imposto su tutto il mondo occidentale.
Il Minotauro globale è stato il prodotto di una drastica e consapevole strategia imperiale, articolata a partire da diversi momenti:
a) la decisione di Nixon di porre fine alla legge della convertibilità del dollaro nel 1971, il Gold Standard;
b) la concessione di prestiti massicci a basso tasso di interesse a molteplici paesi dell’Est dell’Europa e del Terzo Mondo durante e subito dopo la crisi petrolifera del 1973;
c) la decisione di Paul Volcker (presidente della Federal Riserve con Carter e Reagan) di aumentare in modo smisurato i tassi di interesse dei Fed Funds fino a portarli nel 1981 al 19% annuale;
d) lo sviluppo del Washington Consensus e di tutte le sue misure disposte a una deregolamentazione globale dei flussi di capitali a partire dagli anni ’80.
Tuttavia, il Minotauro, continua Varoufakis, non avrebbe mai potuto vedere la luce senza l’esistenza di altri due “smisurati” privilegi della potenza americana, ed ereditati dalla diffusione globale del sistema di Bretton Woods, ovvero il signoraggio del dollaro in quanto moneta di riserva globale, e la possibilità di stampare dollari senza alcuna restrizione da parte delle istituzioni globali.
La finanziarizzazione del sistema capitalistico è quindi l’inevitabile prodotto del sorgere di questo mostro, che rappresenta il frutto di scelte politiche coscienti e determinate, elaborate dalle élites americane per affrontare il proprio crescente e incontrollabile debito pubblico, generato in primo luogo dai costi crescenti della lunga guerra in Vietnam e dall’attuazione del programma di Welfare della “Big Society” lanciato da Johnson nel 1965. Insomma un ciclo economico imperniato su un’egemonia americana diversa e più fragile, da quella dell’immediato “dopoguerra”, poiché costruita più sulla “nuova debolezza" strutturale che non sulla sua “vecchia” potenza produttiva.
La radice della crisi finanziaria del 2008 starebbe tutta qui: negli squilibri economico-finanziari prodotti dalla natura diabolicamente insaziabile del Minotauro, assecondata dalle sue diverse “ancelle”:
a) gli “spiriti animali” che abitano da sempre Wall Street, ma che con la progressiva finanziarizzazione del capitale sono stati messi in condizioni di esprimersi al meglio;
b) il complesso di istituzioni globali (Wto, Fmi, Banca Mondiale, Agenzie di Rating) eterodirette dal mostro;
c) il modello imprenditoriale Walmart, così definito da Varoufakis in quanto simbolo di un capitalismo sempre più “estrattivo”, nella sua combinazione di finanziarizzazione e sfruttamento intensivo della forza lavoro;
d) l’attuale UE governata dal mercantilismo neoliberale della Germania e dal monetarismo della BCE.
Il 2008 tuttavia è per Varoufakis un crinale invalicabile, poiché segna la morte definitiva del Minotauro globale: gli Stati Uniti sono entrati in una fase di crisi terminale, non riuscendo più ad indirizzare i flussi di capitale verso Wall Street. Ma se il Minotauro è morto, le sue “ancelle” sono ancora vive e vegete e hanno ereditato il potere messo in circolazione dal mostro. La “Troika” sarebbe l'ancella del Minotauro americano. Per Varoufakis, dunque, la crisi finanziaria del 2008 ha aperto una fase di transizione globale, segnando in modo definitivo il declino degli Stati Uniti come potenza egemone.
Riuscì a convincere perfino la Germania ad accelerare sulla creazione dell’Euro, che anche se non è mai riuscito a divenire realmente una moneta globale alternativa al dollaro, l’Euro è nato anche da questa condizione di “subalternità” sempre più difficile da gestire per le economie europee.
Molte condizioni del potere del Minotauro però sussistono ancora: il dollaro resta ancora la moneta di riserva mondiale; la potenza militare americana continua a esercitare sul settore dei “network” globali il proprio potere; Wall Street e la City Londinese sono ancora l’ingranaggio centrale del comando finanziario globale; il gigantesco debito pubblico americano continua a essere il grande destabilizzatore del potere capitalistico globale; la UE continua a comportarsi come “vassalla” politica, finanziaria e militare degli interessi del mostro.
Varoufakis destina poi le pagine più originali del suo testo all’analisi del ruolo della Ue, partendo da lontano, ricordando che il vero precursore della Ceca–Ue è stato il Piano Marshall, ovvero quello che fu la pietra angolare del “nuovo piano globale” (Bretton Woods) ideato dai politici del New Deal per “salvare il capitalismo da una crisi irreversibile”. Le élites americane decisero di costruire il sistema globale nascente sull’integrazione progressiva di Germania e Giappone come “trading states” (stati esportatori), ovvero come stati finalizzati soprattutto all’esportazione di beni industriali principalmente, almeno all’inizio, negli Stati Uniti. Seguirono l’abolizione delle barriere doganali europee e un processo di integrazione economica che si sarebbe sempre di più incentrato sulla rinascente industria tedesca.
In questo modo, il sistema nato a Bretton Woods realizzava qualcosa di inedito nella storia del capitalismo: l'integrazione degli "sconfitti" nel “dispositivo centrale di governo del mondo”, per sostenere e incentivare “la stabilità globale dell’economia capitalistica”. E questo perché gli artefici del “nuovo piano globale”, dice sempre Varoufakis, erano del tutto consapevoli, dopo la traumatica esperienza del 1929, che un sistema davvero globale non poteva reggersi sul primato incontrastato del dollaro e di un’unica regione-monetaria-industriale. L'obiettivo era quello di “cercare un futuro più sicuro per il capitalismo” a partire dalla costruzione di una rete economica globale interdipendente fondata sull’integrazione di tre zone monetarie-industriali in cui “la zona del dollaro doveva restare quella predominante”.
Varoufakis conclude sulla genealogia della Ue affermando che la tesi secondo cui la Ue sarebbe nata da un bisogno europeo di creare un baluardo, incentrato sulla pace, sull’estensione dei diritti, sul welfare state e sul libero mercato, ma contro il capitalismo selvaggio americano “sembra non essere altro che un mito della stessa creazione dell’Unione Europea”.
Insomma il testo di Varoufakis renderebbe meno difficile comprendere perché la Ue abbia deciso di consegnarsi così docilmente all’abbraccio letale del Minotauro. Il “sogno europeo” è stato una grandiosa idea americana che venne messa in pratica dalle élites statunitensi. Se vogliamo pensare l’Europa, dobbiamo pensarla diversa da quella descritta dai trattati e governata dall’euro: iniziando con l’avere chiaro da dove è partito in realtà il suo progetto, per poi capire il perché della sua stessa esistenza.
Ecco perché il James Dean greco, che corre sul suo bolide a due ruote, sta sfidando l'Ue al "gioco del coniglio", una corsa non più clandestina, ma praticata alla luce del giorno, di fronte a tutta l'opinione pubblica mondiale, e inoltrata su di una strada dissestata che termina sull’orlo di un precipizio: vince chi, lanciato a folle velocità, si lancia per ultimo dalla moto in corsa prima di precipitare nel burrone.
In Grecia, comunque vada il referendum, il profumo di rivolta è grande, il Vαι sembra avanzare nei sondaggi, ma l' Oxi resta in vantaggio. Secondo l’istituto "Prorata" in una rilevazione per il giornale "Εφημεριδα των συντακτων ", i Sì erano al 30% e i No al 57%. Dopo l’introduzione di tetti ai prelievi bancomat e lo stop alle transazioni verso l’estero, i Sì sono saliti al 37% e i No sono scesi al 46%, riducendo il divario dal 27 al 9 per cento. Circa l’86% degli intervistati ha detto che domenica andrà a votare, quindi l'affluenza dovrebbe essere alta e si dovrebbe confermare il quorum.
Anche se la Troika farà di tutto per condizionare il referendum e farlo fallire, operando allarmismo mediatico a favore del «Vαι », in questo inizio infuocato d'estate, tutti gli incazzati e gli indignati di questa Europa schiavizzata dai banksters, a partire dal M5s, a Podemos, a Syriza, si ritroveranno domenica ad Atene, per sostenere il popolo greco e la difesa della sovranità politica e monetaria. Dopo anni di falsificazione mediatica e di usurpazione della democrazia, la Bce, l’Ue e il Fmi, sono diventati una minaccia ormai evidente per la sopravvivenza di una società liberale e democratica.
Quindi non ci resta che incrociare le dita per l'«Oxi» di Alexis Tsipras e di Yanis Varoufakis…

Rosanna Spadini

Nessun commento: