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sabato 18 luglio 2015

Sponde ideali per la distruzione dei loro popoli: queste sono oggi le Sinistre di Governo dei Paesi del Sud Europa

DI AMBROSE EVANS PRITCHARD

La Grecia ha rotto l’incantesimo: la sinistra è diventata il gendarme delle politiche reazionarie e della disoccupazione di massa generate dall'euro. Un Partito Socialista dopo l'altro si è immolato sull'altare dell'Unione Monetaria per difendere un progetto che favorisce solo le élites economiche. E’ davvero di così cattivo gusto ricordare che le “Potenze Alleate” hanno spazzato via la metà delle passività esterne della Germania, nel 1953? Se l'Europa è nient’altro che la versione cattiva del FMI, che cosa resta del progetto d’integrazione europea? I tedeschi, peraltro, volevano solo la "sottomissione rituale” della Grecia.


L’establishment dell’Unione Europea dovrà affrontare, d'ora in poi, quello che ha sempre temuto: una guerra politica combattuta contemporaneamente su due fronti. Ha combattuto a lungo un insieme crescente di “sostenitori del libero-mercato”, di “parlamentari sovranisti" e di “populisti anti-immigrati” di estrema destra.
Ma ora ha anche perso la residuale presa emotiva che aveva a sinistra, dopo il trattamento da “terra bruciata” che ha riservato alla Grecia nel corso degli ultimi cinque mesi – concluso con la decisione (vendicativa) d’imporre condizioni ancor più severe ad un paese disperato, a pochi giorni dal referendum vinto a valanga.

Questo “trattamento” è durato per troppo tempo. Noi conservatori abbiamo guardato increduli a come un Partito Socialista dopo l'altro si sia immolato sull'altare dell'Unione Monetaria, per difendere un progetto che favorisce quelle élites economiche che la sinistra storica chiamava “un branco di banchieri" [Bankers’ Ramp: http://www.the-philosopher.co.uk/bankers-ramp.htm].
Abbiamo già visto i nostri amici della sinistra scusarsi per le politiche del 1930. Ma li abbiamo “presi” ancora una volta a difendere un regime pro-ciclico di tagli di bilancio, imposto all’Eurozona da un manipolo di reazionari "ordoliberisti", come ad esempio il Ministro delle Finanze tedesco.
Per quanto questi signori possano essere consapevoli di quello che stanno facendo (un qualcosa su cui la maggior parte degli economisti Nobel non sarebbe d’accordo), essi non hanno certamente vinto la sfida della leadership pan-europea. Philippe Legrain, un economista già redattore di “Foreign Policy”, ha detto che la Germania sta dimostrando di essere nient’altro che una "guida disastrosa" per l’Europa.
Per uno strano scherzo del destino, la sinistra ha lasciato che essa stessa diventasse il gendarme di una struttura economica che ha portato a livelli di disoccupazione una volta impensabili per un Governo social-democratico, dotato di una propria moneta e di tutti gli strumenti sovrani.
Ha trovato il modo per giustificare un tasso di disoccupazione giovanile che, nonostante l’emigrazione di massa, è ancora al 42% in Italia, al 49% in Spagna e al 50% in Grecia, ed ha accettato la “Lunga Depressione” degli ultimi sei anni, più profonda di quella del 1929-1935.
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Ha infine docilmente approvato il “Fiscal Compact” dell'UE, sapendo che esso obbliga i paesi dell’Eurozona a ridurre drasticamente il loro debito pubblico, ogni anno, del 1.5% del Pil in Francia, del 2.0% in Spagna e del 3.5% in Italia ed in Portogallo, per i prossimi due decenni. Una formula per la depressione permanente, che vieta qualsiasi politica economica di tipo keynesiano, ma anche i principi dell'economia classica. Si tratta, in effetti, di un piano degno del biblico “giorno del giudizio”.
Questo è ciò che la sinistra prima ha concordato e poi difeso, seppur a malincuore, perché non ha osato mettere in discussione, almeno fino ad ora, la sacralità dell’Unione Monetaria.
E così, quello che una volta era il potente “Partito Laburista Olandese”, è ormai ridotto ad una specie di pietosa reliquia del passato. Anche il Pasok è stato letteralmente cancellato, in Grecia, mentre il “Partito Socialista Spagnolo” ha perso la sua ala sinistra in favore del movimento ribelle Podemos, da poco vittorioso a Barcellona. Il leader socialista francese Francois Hollande, infine, raggiunge a stento, nei sondaggi, il 24%, dopo che la classe operaia francese si è spostata in direzione del “Front National”.
Ma gli eventi in Grecia hanno finalmente rotto l'incantesimo. "I progressisti dovrebbero essere sconvolti dalla rovina della Grecia per mano dell'Unione Europea. E' giunto il momento di appoggiare la causa degli euroscettici", ha scritto Owen Jones, in un notevole pezzo su “The Guardian”. Un nuovo termine, "Lexit", sta decisamente guadagnando spazio [let’s exit, usciamo].
Gli esponenti della sinistra sono a disagio. Il loro istinto è quello di contrastare tutto ciò che l'UKIP [Partito britannico fortemente euroscettico] rappresenta. "In un primo momento solo in pochi hanno immerso le dita dei piedi nell’acqua. Poi altri, in modo esitante, hanno seguito l’esempio, guardandosi per tutto il tempo l’un l'altro per rassicurarsi vicendevolmente", egli ha aggiunto.
La crudeltà mostrata sia da Bruxelles che da Berlino ha surclassato tutto il resto. Il Sig. Jones ha poi passato in rassegna le dichiarazioni di alcuni giornalisti:
"Il ‘tutto va bene’ (con l'UE) è in ritirata, mentre il ‘tutto va male’ avanza come una furia", ha dichiarato George Monbiot. Suzanne Moore, invece, si è chiesta: "Come può la sinistra aver dato il proprio supporto a tutto quello che è stato fatto?". Nick Cohen, da parte sua, ha aggiunto: “L'Unione europea viene dipinta, non senza fondamento, come un’Istituzione crudele, fanatica e stupida".
Dibattiti di questo tenore stanno prendendo piede in tutta Europa. Luigi Zingales, Consigliere del Premier italiano Matteo Renzi, è diventato un irriducibile euroscettico. Il giorno in cui la Grecia ha capitolato egli ha scritto: "Questo progetto europeo è morto per sempre. Se l'Europa è nient’altro che la versione cattiva del FMI, che cosa resta del progetto d’integrazione europea?".
Vogliano o meno, i paesi creditori dell’Unione Monetaria, far cadere un governo greco regolarmente eletto … possa essere o meno un "colpo di stato", non vi è comunque alcun dubbio che Syriza sia stata semplicemente costretta ad abbandonare le sue promesse elettorali, per mezzo della coercizione finanziaria. Dovrà anche abrogare tutte le leggi "fiscali" che sono state emesse a partire da Gennaio [quando è andata al Governo].
Senza dover tornare alle polemiche degli ultimi quindici anni sulla Grecia – un argomento diventato ormai familiare – lasciatemi dire che la crisi di quel paese deve essere considerata come una responsabilità collettiva dei creditori, delle élites dell’Unione Monetaria, dell'oligarchia greca ed infine di un immaturo Alexis Tsipras.
Il bail-out [salvataggio esterno] fatto dalla Troika nel 2010 aveva lo scopo di salvare l'euro e le banche europee (visto che non c'erano difese contro il contagio), non quello di salvare la Grecia che, al contrario, è stata deliberatamente sacrificata. Le radici della "Primavera Greca" possono essere ricondotte a questo peccato originale, poi ulteriormente alimentato dagli eccessi della Troika.
I paesi creditori dell’Unione Monetaria non hanno mai riconosciuto la propria colpevolezza. Non hanno mai tentato di negoziare onestamente con Syriza, anche su questioni poste su un terreno comune. Hanno chiesto, essenzialmente, che i termini del memorandum [bail-out del 2010] fossero applicati alla lettera, indipendentemente dal fatto che avessero o meno un senso economico, nascondendosi dietro a farisaici discorsi sulle regole.
Yanis Varoufakis, l'ex Ministro delle Finanze, ha detto ripetutamente che [i creditori] volevano una vera e propria "sottomissione rituale", ed è così che gli eventi sono decisamente sembrati ad un gran numero di persone in tutt’Europa.
[I paesi creditori] hanno forzato la situazione attraverso l'infame trattativa che ha avuto luogo nella notte di Domenica, senza peraltro offrire alcuna chiara riduzione del debito, anche se già sapevano che il FMI riteneva che la Grecia avesse bisogno sia di una moratoria di 30 anni sulle scadenze del debito che di sussidi fiscali, probabilmente a titolo definitivo. A niente di tutto questo è stata data una soluzione.
"La Grecia, nonostante avesse già pagato un prezzo enorme per errori fatti da altri, è stata trattata in un modo incredibilmente duro", ha detto Simon Tilford del “Centre for European Reform”.
E ha continuato: “Quello che trovo preoccupante è che sono così pochi i politici tedeschi che sembrano turbati dallo spettacolo di una Grecia umiliata fino a questo punto. I tedeschi hanno sviluppato un racconto di fantasia riguardo la crisi. Hanno trasformato il paesaggio intorno a loro e pensano che siano essi ad essere le vittime".
Il Sig. Tilford ha anche detto che la sinistra in Italia, Spagna e Francia, è da anni aggrappata all'illusione che la Germania avrebbe infine accettato di alleviare l’austerità e di cambiare l’Unione Monetaria: "Questo pensiero è stato totalmente screditato dagli eventi dello scorso fine settimana. Tutti possono vedere, in effetti, a quali brutali livelli si trovi la disoccupazione. Se le regole dell’Eurozona non possono essere rispettate, prima si va in quarantena e poi si viene buttati fuori".
Non dimentichiamo che la Banca Centrale Europea ha portato la Grecia fin quasi al crollo finale, conseguenza del congelamento della liquidità d’emergenza [ELA] per le banche greche, costringendo Syriza a chiudere le porte ai creditori, ad imporre controlli sui capitali ed infine a fermare le importazioni.
Tutto questo viola i principi dell’”Unione Bancaria Europea”, che dovrebbero separare i destini delle banche private dai travagli degli Stati Sovrani. E' stata una decisione politica, probabilmente illegale, condita da una forte aggressività tecnica. E' in ogni caso molto difficile da conciliare con il dovere della BCE, che è quello di sostenere la stabilità finanziaria.
Sappiamo tutti cosa c’era in gioco, nella realtà. La Germania ed i suoi alleati erano determinati a fare di Syriza un esempio, per scoraggiare gli elettori di qualsiasi altro paese a voler invertire il sistema.
Dubito che questo gioco possa funzionare, anche nei suoi termini più stretti. Podemos, ad esempio, resta su posizioni provocatorie. Ha accusato le Istituzioni dell'UE e il Governo spagnolo di aver commesso un "atto di terrorismo", in violazione del “Código Penal” spagnolo.
Si tratta, in ogni caso, di una strategia a doppio taglio. Costas Lapavitsas, un Deputato di Syriza, ha detto che il messaggio saliente degli ultimi cinque mesi è che nessun governo radicale può perseguire delle politiche sovrane, fintanto che è in balia di una Banca Centrale in grado di tagliare in qualsiasi momento la liquidità. "Adesso è perfettamente chiaro che l'unica via d'uscita è quella di liberarsi dell’Unione Monetaria", egli ha dichiarato.
Kevin O'Rourke, economista dell’”All Souls College” di Oxford, ha sostenuto che il prossimo Partito di sinistra che andrà a sfidare l'Unione Monetaria non sarà irresponsabile come Syriza, e non contratterà più da una posizione di tale abietta debolezza.
Egli ha detto che: "La lezione che può essere tratta da questa debacle è che negoziare con la Germania è una perdita di tempo. Ma, se si vuol farlo, si deve essere disposti ad agire con decisione ed unilateralmente; si deve disporre di un piano per il raggiungimento di un avanzo primario (se non è già stato raggiunto); si devono avere in tasca le opzioni sia per un duro default unilaterale che per la fuoriuscita dall’euro, ed essere disposti ad usarle al primo segno di fastidio da parte della BCE”.
Per quanto riguarda il comportamento tenuto dalla Germania la scorsa settimana, che cosa si può dire, parlando con educazione? E’ davvero di così cattivo gusto ricordare che le “Potenze Alleate” decisero di spazzar via la metà delle passività esterne della Germania, nell’ambito dell'accordo sul debito raggiunto a Londra nel Febbraio del 1953?
Questo atto di saggezza politica è arrivato a meno di otto anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dell'occupazione nazista della Grecia, quando l’immagine degli orrori erano ancora fresche nella mente di tutti. E' un periodo grosso modo equivalente al lasso di tempo che intercorre dalla crisi della Lehman.
La riduzione del debito ha avuto un certo costo per la Gran Bretagna, che era il più grande creditore nel periodo precedente la guerra. La riduzione fu convenuta nel rispetto dell'interesse collettivo e della scienza economica, e fu volutamente inquadrato nell’ambito di una "trattativa tra eguali", per sgomberare la nebbia costituita dai giudizi morali. Il risultato fu il Wirtschaftswunder [miracolo economico] tedesco e gli anni di gloria della ricostruzione post-guerra.
Qualunque cosa si possa pensare del comportamento della Grecia – che non ha fatto del male a nessuno – non possiamo usare giusto un minimo di buon senso?

Ambrose Evans-Pritcard

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