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lunedì 27 luglio 2015

Ma che acqua beve la Puglia ?

[di No Scorie Trisaia]

Effettivamente il problema sta tutto lì, nei 154.000 barili al giorno di petrolio che si vogliono estrarre in Basilicata nel tempo e nelle regioni meridionali, non solo con le trivellazioni a mare. Il problema è meridionale e non solo costiero. Vi spieghiamo tecnicamente anche perché: il governo Renzi con lo Sblocca Italia rende le opere e le infrastrutture petrolifere “opere indifferibili urgenti e di pubblica utilità”, e le compagnie hanno avviato dapprima in Basilicata progetti di trivellazione che interessano e interesseranno anche le regioni vicine.




I dati ce li fornisce direttamente il sito dell’Unmig , da cui evinciamo una colonizzazione a hub energetico dei territori e dei nostri mari ,un vero bollettino di guerra:
Puglia (TERRA) : 2 permessi di ricerca, 7 istanze di ricerca, 14 concessioni petrolifere.
Basilicata (TERRA) : 10 permessi ricerca, 18 istanze di ricerca, 20 concessioni petrolifere.
Calabria (TERRA): 4 istanze di ricerca,3 concessioni petrolifere
Mar Jonio: 2 permessi di ricerca ,14 istanze di ricerca,1 istanza di prospezione, 1 istanza di concessione, 3 concessioni petrolifere.
Mar Adriatico pugliese :6 permessi di ricerca, n.1 concessione petrolifera ,4 istanze di ricerca.



Il problema, come dice effettivamente il governatore della Puglia, Emiliano, è di “testa e non di pancia“, nell’incontro del 29 luglio p.v. con il sottosegretario del Mise per una questione di testa è bene ricordare al sottosegretario Vicari non solo l’incompatibilità ambientale ed economica delle trivellazioni in mare, ma lo stesso progetto dello Sblocca Italia di estrarre i famosi 154.000 barili di petrolio al giorno dapprima in diverse aree della Basilicata per poi passare alle regioni vicine.

Gli accordi del 1998 sono una motivazione di pancia e non di testa politica da parte di Pittella e dei fedeli consiglieri regionali, le carte, i progetti e le istanze di concessione dicono tutt’altro sui progetti delle compagnie petrolifere.

L’intesa tanto vantata da Pittella nei confronti del governo a Dicembre 2014, è solo una postilla negli articoli dello Sbocca Italia, ma in caso di mancata intesa con le regioni sarà il governo a decidere le sorti del territorio.

La testa consiglia di far presente al sottosegretario Vicari che le economie meridionali (agricoltura, allevamento, agroalimentare e industria) prima che sul petrolio si basano sull’economia dell’acqua.

Non vogliamo assolutamente perdere l’acqua dell’ Appennino e riempirci di rifiuti petroliferi.

Il sud è già energeticamente autosufficiente e da energia al nord, mentre rischia di morire di sete se non tuteliamo le risorse idriche esistenti dalle impattanti estrazioni petrolifere.

Le vicende dell’inquinamento del Pertusillo, del Basento, della diga di Marsico e delle acque anomale di Montemurro su cui la regione Basilicata non ha dato ancora sufficienti risposte sono un grave segnale da non sottovalutare per la gestione del territorio.

Per il mar Jonio, ma anche per l’Adriatico, se il MISE e il ministero dell’Ambiente avessero applicato il principio di precazione con degli studi scientifici imparziali, invece di prendere in considerazione solo gli studi forniti dalle compagnie petrolifere, non saremmo “stati vittime” di alcuna VIA ministeriale che autorizza la ricerca petrolifera in mare. Ma la testa consiglia di applicare il principio di precauzione anche per la terra.

Perciò, prima di affrontar e il problema politico con la pancia, cerchiamo di usare la testa con dati alla mano, per cui chiediamo anche a Emiliano : ma quale acqua beve la Puglia?


Fonte: www.olambientalista.it/

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