di Alberto Castagnola
Le prospettive dell'occupazione
I dati apparsi negli ultimi mesi, sia relativi al paese che al contesto internazionale, sembrano non lasciare alcuno spazio a dubbi sullereali prospettive del cosiddetto mercato del lavoro.
Quali sono le tendenze di fondo, al di la delle statistiche? In primo luogo, nella intera struttura produttiva mondiale, continual'eliminazione di posti di lavoro, solo in parte compensati dallo spostamento delle attività nei paesi dove i salari sono molto bassi e le tutele sindacali inesistenti. Anche le analisi che ipotizzano un ritorno ai paesi di origine di alcune delocalizzazioni del passato sembrano delle interpretazioni forzate del giornalismo meno qualificato, in quanto si è in presenza al momento solo di casi isolati e non di un vero e proprio cambiamento di strategia.
In secondo luogo, sono in aumento la disoccupazione, in particolare la componente protratta per lunghi anni, e tutte le forme di precariato, sia quelle tipiche dei paesi industrializzati che quelle in fase di ulteriore aggravamento nei paesi del Sud, compresi quelli di nuovissima industrializzazione.
Infine, le speranze di una ripresa nei paesi occidentali continuano ad essere deluse o posposte nel tempo, mentre è sempre più evidente (anche se poche istituzioni hanno il coraggio di parlarne) che in ogni caso questa crisi economica così prolungata lascia intravedere al massimo un riavvio delle produzioni non accompagnate da un riassorbimento della occupazione precedente.
Abbiamo di fronte una prospettiva pluriennale caratterizzata dal permanere di una disoccupazione molto consistente e da leve giovanili con scarsissime opportunità di collocazione - con tutti i costi umani e sociali che ciò comporta - e se questa analisi fosse condivisa sarebbe ormai ineludibile e urgente trovare delle linee di azione che abbiano come principio ispiratore la ricerca di modalità di impegno e di impiego per persone di ogni età in cerca di attività utili per le comunità di appartenenza e soddisfacenti sul piano delle esigenze personali.
In altre parole, in questa fase storica, occorre introdurre nuove forme di ragionamento e soluzioni più creative, tanto più urgenti quanto più rapidamente incalzano i radicali mutamenti climatici e l'emergere di danni ambientali con conseguenze sempre più gravi per gli esseri umani e la vita sul pianeta. Ma sembra difficile che spunti molto innovativi possano provenire da Stati sempre più deboli e da forze politiche tradizionali ormai ossificate e percorse da continue divisioni che ne rendono insignificanti o incerte le strategie di azione nei campi di interesse collettivo.
Un ruolo per il "movimento"?
Non si può certo negare l'esistenza, in Italia come in molti altri paesi, di una molteplicità di iniziative realizzate da comitati e gruppi di base, ma sempre più spesso anche da piccoli gruppi di persone attive nelle loro comunità, dirette ad affrontare problemi cruciali per le società attuali - dalla difesa dell'ambiente alla sicurezza e alla qualità della sanità e dell'alimentazione, anche se con risultanti non eclatanti date le piccole dimensioni degli interventi progettati.
Chi conosce in profondità questo mondo, che coinvolge decine di migliaia di persone, è sempre colpito dal realismo delle loro analisi e previsioni relative a fenomeni che mezzi di comunicazione e caste politiche si sforzano di occultare; i loro obiettivi e le soluzioni perseguite non trascurano alcun aspetto della complessa situazione che stravolge gli equilibri del pianeta e le relazioni tra i popoli.
Inoltre si riscontra il continuo incremento dei flussi di informazioni, corrette e aggiornate, tra gli analoghi movimenti in azione in tanti paesi, perfino in quelli dove le libertà civili non sono sempre rispettate.
Questa fascia di popolazione potrebbe costituire la protagonista di un approccio completamente innovativo e finora mai sperimentato fino in fondo, diretto a ricostituire le logiche di fondo delle logiche che dovrebbero ispirare le attività del lavoro degli esseri umani, sottraendole alle logiche del sistema economico dominante?
Ovviamente questa ipotesi di lavoro non può certo supplire alleincapacità ormai accertate di produrre posti di lavoro con le modalità oggi possibili e non manca di risentire delle carenze finora tante volte emerse nello stesso movimento (frammentazione eccessiva, autoreferenzialità di molte delle organizzazioni della società civile, metodi di lavoro che spesso si rifanno acriticamente alle peggiori logiche esistenti nella sfera politica tradizionale, scarsa propensione al lavoro di rete, ecc.), però è una ipotesi che non si può certo scartare a priori e che forse sarà imposta tra poco tempo dall'ulteriore aggravamento della situazione planetaria.
Se si condivide l'ipotesi che dalle esperienze e dall'attivismo di base del movimento possa scaturire un programma di attività capace di rimescolare le carte della attuale situazione di stallo, si può provare a immaginare uno schema di azione che coinvolga un certo numero di realtà territoriali che, senza interrompere le attività in corso, decidano di voler coinvolgere ciascuna un numero ben più vasto di concittadini e faccia rapidamente diffondere una coscienza molto più informata e matura delle esigenze e dei fabbisogni locali lasciati in scopertura dalle istituzioni e dalle imprese.
La proposta che cerchiamo di delineare è in una fase del tutto embrionale e solo un notevole numero di prese in carico delle linee di lavoro previste e l'avvio di un intenso processo di scambio di esperienze tra organizzazioni e gruppi di azione che adottano le linee di ispirazione della metodologia proposta, permetteranno di pervenire a successive proposte maggiormente precisate e di continuare la sperimentazione in un numero crescente di aree di intervento.
Si tratta quindi di una serie di ipotesi che una volta adottate in linea di massima, saranno trasformate sul campo e rilanciate su altre territori. Si immaginano quindi dei processi simili nell'ispirazione ma con contenuti non necessariamente identici, in modo da rispettare le caratteristiche delle diverse iniziative già esistenti e insieme di avviare fasi successive di accrescimento e di precisazione degli interventi e delle metodologie di lavoro correlate, frutto in gran parte di creatività e immaginazione espresse in territori spesso molto diversi tra loro quanto a caratteristiche delle popolazioni e gravità dei problemi da affrontare.
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