Finora non avevo scritto niente sulla nomina di Janet Yellen a capo della Federal Reserve: in parte perché non sapevo bene cosa dire, o come spiegare perché io e tanti altri economisti siamo felicissimi che sia stata scelta lei. Ma Noam Scheiber ha colpito nel segno quando ha scritto, in un articolo sul The New Republic, che la cosa più incoraggiante della Yellen non è il suo curriculum, ma le persone che frequenta: da questo punto di vista, è la candidata degli economisti.
Tutti gli altri nomi che circolavano erano, in un modo o nell'altro, vicini a Wall Street: perfino Larry Summers, che ha un curriculum straordinario sul piano della ricerca economica, ma anche un curriculum straordinario come consulente di società finanziarie. E se in tempi normali sarebbe lecito sostenere che una conoscenza di finanza, mercati sia un bene, ora ci sono due verità fondamentali: Wall Street è di gran lunga la maggiore responsabile del pasticcio in cui ci troviamo e gli esperti di finanza non hanno fatto altro che inanellare errori, non solo prima della crisi, quando non si sono resi conto dei rischi, ma anche dopo, quando non hanno saputo diagnosticare cosa sarebbe successo. Hanno sostenuto che salvare le banche avrebbe spianato la strada per una ripresa più ampia, e così non è stato.
Meglio se l'è cavata, come sottolineo spesso, la scienza macroeconomica, e la signora Yellen è un esponente di tutto rispetto in questo campo. Insomma, Janet Yellen, se vogliamo metterla in questi termini, fa parte della mia tribù, e questa a mio parere è un'ottima cosa nella situazione economica attuale. Il fatto che la sua nomina segni anche un evento storico (la prima donna alla guida della Fed) è la ciliegina sulla torta.
Considerazioni sul Nobel 2013
Una vecchia frecciata contro la scienza economica dice che l'economia è l'unico campo di studi in cui due persone possono vincere il Nobel per aver detto cose opposte: perfino chi fa questa battuta, però, non immaginava che le persone in questione potessero vincere il premio nello stesso anno, che è più o meno quello che è successo stavolta.
Io, però, trovo che i vincitori di quest'anno abbiano meritato il riconoscimento. Il lavoro di Eugene Fama sui mercati efficienti è stato fondamentale in quanto ha fissato un parametro utile per confrontare la validità delle alternative; Robert Shiller ha fatto più di chiunque altro per codificare i casi concreti in cui la teoria del mercato efficiente si rivela fallace. Il fatto che Fama negli ultimi anni abbia detto un po' di assurdità non importa: questo riconoscimento se lo è meritato, come se lo è meritato Shiller. Quanto a Lars Peter Hansen, lui ha condotto studi sui metodi econometrici, campo in cui io non ho alcuna competenza: ma mi fido degli esperti che considerano molto valido il suo lavoro.
Insomma, tutto bene; anzi, bisogna fare i complimenti ai membri del comitato del Nobel per aver trovato un modo per dare a Fama il riconoscimento che gli spettava da tempo senza dare l'impressione di essere completamente scollegati da tutto quello che gli succede intorno.
(21 ottobre 2013)
Nessun commento:
Posta un commento