Una importante e continua fuoriuscita di acqua di strato e di processo (liquido opalescente, oleoso e fetido), probabilmente la stessa acqua di processo che il Procuratore di Potenza ha classificato come rifiuto pericoloso CER 19.02.04* ed ENI continua a definire rifiuto non pericoloso CER 16.02.04, esce dal COVA di Viggiano e viene continuamente tamponata con due autospurgo che risucchiano la sostanza oleosa che si sparge nel terreno e viene mandato via riempendo una colonna interminabile di autobotti che partono chissà per dove.
Della cosa si è accorto Venerdì 3 Febbraio il responsabile Arsea del depuratore presente in zona industriale, sig. Latronico; questi dopo un sopralluogo accurato, ha individuato la provenienza in un pozzetto ubicato in adiacenza alla recinzione del COVA ( Centro Olio Val D'Agri ENI di Viggiano), che, tramite il collegamento ad un altro pozzetto, facente parte della rete ASI di raccolta delle acque meteoriche, convogliava il liquido inquinante verso il depuratore ASI prima e verso il fiume Agri poi.
Il signor Latronico ha fatto effettuare subito alcuni prelievi della sostanza ed ha notificato la notizia al NOE ( Nucleo Operativo Ecologico ) .
Il NOE e l'ARPAB sono intervenuti sul posto Domenica 5 Febbraio, hanno effettuato dei prelievi di liquido ed hanno posto sotto sequestro quale elemento di prova il pozzetto che ENI disconosce come suo ( Foto pozzetto sotto sequestro).
Intanto sia l'ENI che l'ASI stanno provvedendo a risucchiare 24h/24, con autospurgo, il liquido rispettivamente dal pozzetto acque bianche posto sulla strada (vedi foto) e dal depuratore ASI per la parte che riesce a passare.
A quanto pare, l'ENI non sa con precisione da quale tubo fuoriesca il liquido inquinante e, mentre lo si cerca affannosamente sui disegni di progetto e as-built o scavando il terreno alla cieca, esso continua a sgorgare inondando i terreni della nostra bella Val D'Agri di liquido nauseabondo. E' una situazione che si protrae da venerdì 3 Febbraio scorso ; se si agisse razionalmente e nel rispetto dell'ambiente, prima si fermerebbero gli impianti del COVA e poi si procederebbe alla ricerca del guasto con opportuni metodi di ricerca tecnologici.
Intanto sia l'ENI che l'ASI stanno provvedendo a risucchiare 24h/24, con autospurgo, il liquido rispettivamente dal pozzetto acque bianche posto sulla strada (vedi foto) e dal depuratore ASI per la parte che riesce a passare.
A quanto pare, l'ENI non sa con precisione da quale tubo fuoriesca il liquido inquinante e, mentre lo si cerca affannosamente sui disegni di progetto e as-built o scavando il terreno alla cieca, esso continua a sgorgare inondando i terreni della nostra bella Val D'Agri di liquido nauseabondo. E' una situazione che si protrae da venerdì 3 Febbraio scorso ; se si agisse razionalmente e nel rispetto dell'ambiente, prima si fermerebbero gli impianti del COVA e poi si procederebbe alla ricerca del guasto con opportuni metodi di ricerca tecnologici.
Purtroppo però l'ENI adotta le " Best World practices " e quindi preferisce non fermare gli impianti di produzione , mentre si cerca alla cieca la perdita.
Di tutta questa situazione è responsabile l'ENI ma soprattutto le autorità perchè, consapevoli di quello che accade, non intimano la fermata del COVA rendendosi corresponsabili del grave inquinamento, forse per salvaguardare le preziose royalties che ormai sono diventate il ricatto di ENI verso i nostri Amministratori. Così pure mi chiedo come mai nè l'ARPAB , né il Comune di Viggiano provvedano ad effettuare rilievi dai numerosi piezometri presenti nella zona per verificare fin dove l'inquinamento del terreno si è esteso, ma forse è meglio non sapere.
Anche in questo caso assistiamo a come i Piani di emergenza stilati sulla carte da ENI e da notabili a tavolino siano inadeguati ed inaffidabili.
A tutto questo si aggiunge la mancanza di informazione ai cittadini e il "NEGAZIONISMO" dell'ENI che, nonostante sia stato trovato lo stesso liquido inquinante ad un profondità di 6 metri all'interno del COVA, fino ad alcuni giorni fa ha negato le proprie responsabilità disconoscendo la proprietà del pozzetto esterno al COVA ,sequestrato dai NOE e che utilizza il proprio personale di vigilanza per impedire che chiunque possa fotografare l'attività frenetica che cerca di mettere un coperchio all'accaduto. Purtroppo l'ENI già con tutti i guasti che si verificano con cadenza quasi giornaliera ha già ampiamente dimostrato che i suoi impianti sono pericolosi per l'ambiente e per l'uomo ed a nulla valgono i chili di Certificazioni ( ISO 9001, ISO 14001, ecc...) che essa sbandiera a suo lustro.
Di tutta questa situazione è responsabile l'ENI ma soprattutto le autorità perchè, consapevoli di quello che accade, non intimano la fermata del COVA rendendosi corresponsabili del grave inquinamento, forse per salvaguardare le preziose royalties che ormai sono diventate il ricatto di ENI verso i nostri Amministratori. Così pure mi chiedo come mai nè l'ARPAB , né il Comune di Viggiano provvedano ad effettuare rilievi dai numerosi piezometri presenti nella zona per verificare fin dove l'inquinamento del terreno si è esteso, ma forse è meglio non sapere.
Anche in questo caso assistiamo a come i Piani di emergenza stilati sulla carte da ENI e da notabili a tavolino siano inadeguati ed inaffidabili.
A tutto questo si aggiunge la mancanza di informazione ai cittadini e il "NEGAZIONISMO" dell'ENI che, nonostante sia stato trovato lo stesso liquido inquinante ad un profondità di 6 metri all'interno del COVA, fino ad alcuni giorni fa ha negato le proprie responsabilità disconoscendo la proprietà del pozzetto esterno al COVA ,sequestrato dai NOE e che utilizza il proprio personale di vigilanza per impedire che chiunque possa fotografare l'attività frenetica che cerca di mettere un coperchio all'accaduto. Purtroppo l'ENI già con tutti i guasti che si verificano con cadenza quasi giornaliera ha già ampiamente dimostrato che i suoi impianti sono pericolosi per l'ambiente e per l'uomo ed a nulla valgono i chili di Certificazioni ( ISO 9001, ISO 14001, ecc...) che essa sbandiera a suo lustro.
fonte: Facebook
Nessun commento:
Posta un commento