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venerdì 24 febbraio 2017

Prima che le crisi precipitino nel disastro, intervento Pubblico Subito

di Giorgio Cremaschi

Alitalia, Ilva, Almaviva sono esempi lampanti ed estremi di un colossale fallimento della classe imprenditoriale italiana e di tutti i governi.

Il punto comune di queste crisi è che dopo che per anni si sono scaricati sui lavoratori, e nel caso dell'Ilva anche sulla salute delle popolazioni, i costi del rilancio aziendale, per quanto grandi siano stati i sacrifici occupazionali, salariali, nei diritti, alla fine è andata sempre peggio.




Ora Alitalia chiede di abolire il contratto nazionale e di diventare una versione povera di RyanAir, Ilva dimezza gli organici smontando gli impianti senza averli risanati, Almaviva trasferisce il lavoro all'estero e licenzia, cominciando da chi non accetta di tagliarsi i già miseri salari. Sono modelli che si preparano a seguire in tanti.


Queste aziende, e le altre che stanno per aggiungersi. sono la dimostrazione lampante di tre fallimenti. Il primo è quello dei vertici della classe imprenditoriale italiana, che hanno mostrato che sotto la loro arroganza non c'è niente. Sono capaci di fare profitto solo con i soldi pubblici e non rispettando leggi e diritti; e se non possono continuare così, falliscono.

Il secondo fallimento è quello dei governi, tutti, che finora hanno gestito le crisi industriali non risolvendone neanche una, ma affidandosi prima ai padroni furbastri di casa nostra, poi al peggio del mercato multinazionale. I governi hanno sinora solo svenduto le aziende e accettato e fatto sì che i lavoratori pagassero tutto. Tutti i governi italiani finora hanno operato come merchant bank straccione, mettendo all'asta il patrimonio industriale ed i lavoratori. Siamo diventati una colonia industriale e finanziaria, dove le multinazionali fanno il bello ed il brutto ed i governanti sono in balia di qualsiasi cialtrone che venga da lontano.
Infine il terzo fallimento, che li riassume tutti, è quello delle politiche economiche liberiste volute ed imposte dalla Unione Europea.

Il sistema industriale italiano e quello bancario, non possono sopravvivere senza nazionalizzazioni, senza intervento pubblico nelle politiche industriali, senza controllo dei mercati e degli investimenti. Tutto ciò che la UE e la casta globalizzatrice che la rappresenta, considerano il male assoluto. Governi servili e imprenditori da quattro soldi si sono così nascosto dietro le direttive europee per svendere tutto, naturalmente continuando ad addossare ai lavoratori la colpa dei loro fallimenti. E purtroppo in questo disastro sono stati agevolati dagli accordi a perdere sottoscritti da CgilCislUil, che si sono susseguiti accettando tutto e risolvendo nulla. Di questo passo di chiederà ai dipendenti delle aziende in crisi non solo di rinunciare alla retribuzione, ma di pagare per lavorare. E non basterà.

Senza rompere col passato, senza un forte intervento pubblico per salvare le imprese e il lavoro, le crisi precipiteranno nel disastro. Bisogna alzare molto, molto, molto la voce, altrimenti gli autori del fallimento continueranno imperterriti a fare danni. Bisogna fare come e di più dei tassisti.

Fonte: l'AntiDiplomatico

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