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martedì 10 maggio 2016

OPPENHEIMER: "LA DITTATURA ECONOMICA TEDESCA È COME QUELLA DEL TERZO REICH"

Movimento 5 Stelle Europa

Una dittatura economica, quella tedesca, che non ha alcun precedente nella storia. Se non con la Germania del Terzo Reich. Con questa forte analogia l'economista e Prof. Peter Oppenheimer spiega la ragione degli squilibri macroeconomici che regnano e comandano l'Eurozona.

Il problema dell'export teutonico, la moneta unica come gabbia con cui controllare le democrazie e il recente scandalo sulla Deutsche bank sono solo alcune delle sciagurate evidenze empiriche che governano l'Europa nel suo complesso.

Ne abbiamo parlato con il professore "oxfordiano" che meglio di altri ha saputo cogliere ed analizzare la via della svalutazione di una moneta sovrana.

 


"Penso che ci sia una mancanza di idee chiare, per esempio sulle differenze tra il fine e i mezzi. I soldi, nella vita economica, sono il mezzo, non il fine. Facilitano il lavoro dei mercati. La scopo della vita economica non è una moneta per tutti, ma incoraggiare la produzione e il consumo.

Ma in qualche modo, un oggetto come la moneta unica acquisisce un prestigio di per sé, che è staccato dalla realtà economica e staccato da quelle che dovrebbero essere le funzioni di una moneta. E guadagna in importanza rispetto alle cose che davvero contano. È l'unico modo in cui me lo posso spiegare, perché non solo le persone stupide possono tentare di preservare l'Euro. Altrimenti le persone intelligenti lasciano la loro intelligenza nel guardaroba con il loro cappello e cappotto e salvano l'Euro. È una tragedia".

Perché l'Euro è una fonte di debolezza non solo per l'Europa, ma anche per l'economia mondiale?


"L'Euro è una forma di debolezza per se stesso in prima istanza. Perché i Paesi del Sud in particolare, che hanno una moneta sopravvalutata, non sono in grado di svalutare e accrescono la domanda per beni e servizi dai maggiori esportatori come la Germania. Ma l'Euro stesso è un elemento importante per l'economia mondiale, e se l'Eurozona va piano, molte delle sue debolezze si trasferiscono al resto del mondo. Le debolezze non sono contenute in Europa ma traboccano al di fuori. Quello che è particolarmente rammaricante è che, come capita da dieci anni, questo coincide con altre debolezze dell'economia mondiale. Come la recessione in Cina e naturalmente la crisi dei mutui sub-prime in America".

Lei ha fatto un paragone molto forte tra la Germania di Hitler e questa Germania. Potrebbe spiegare il perché?


"È un'ironia. Nel 1940, sotto il terzo Reich, il meccanismo usato dalla Germania per dominare il mercato dell'Est Europa, era avere deliberatamente una moneta sottovalutata. Il Marco era molto economico, così i beni erano comprati dai cittadini bulgari, polacchi ecc... Comprando questi beni non potevano contraddire la Germania, e così la Germania ha potuto comprarsi interi settori della loro economia. Nell'Euro, oggi, con le chiare differenze, stanno facendo la stessa cosa. La moneta tedesca - cioè l'Euro - è sottovalutata per l'economia tedesca. È facile per loro costruire slogan e reputazione rispetto al Sud Europa (come Italia, Spagna e Grecia), e abbiamo una copia degli squilibri economici, oggi, che esistevano già nel 1940".

Uscendo dall'Euro l'inflazione avrebbe solo un effetto momentaneo. Secondo lei la vera motivazione del permanere nella moneta unica è la paura?


"Esatto. Dobbiamo fare attenzione, la svalutazione può non avere successo. Se una moneta si svaluta - vediamo l'esempio argentino -, svalutare molto come il 15%, e il mese dopo i prezzi salgono del 15%, non hai risolto nulla. Le condizioni per un successo della svalutazione è che i salari non devono crescere della stessa cifra. Se svaluti del 20%, non bisogna lasciare che i salari crescano più del 5-10%. È dura, perché significa che i salari, o le entrate che sostituiscono il salario, immediatamente soffrono. Il potere d'acquisto diminuisce. Sfortunatamente i benefit di una svalutazione prendono molto tempo per arrivare. Quando i salari stanno dove sono e i prezzi salgono, l'export è più profittevole. Così le aziende possono incrementare il loro business all'estero e ridurre la disoccupazione. E l'economia cresce ancora. Ma l'effetto immediato è scomodo ed è necessario che siano effetti scomodi per avere i benefit nel futuro".