di FERNANDO ROSSI
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Dietro il paravento ‘Spinelli’, gli USA hanno costruito la loro Europa e l’hanno affidata in gestione alla Germania (dall’intervento al Convegno su cambio £/€, Roma , Sindacato Nazionale Scrittori, 27-4-2016 )
Si fa spesso riferimento al 1999, attribuendo al Governo Prodi la fissazione del cambio Lira –Euro, da molti ritenuto la madre di tutte le successive sventure socio-economiche del nostro paese. Ma quel valore di scambio fu invece fissato nel 1996, per avere il rientro dell’Italia nello SME, ed esattamente poco prima della mezzanotte del 24 novembre, a Bruxelles, da Ciampi (Ministro del Tesoro) Draghi (allora direttore generale del Ministero del Tesoro), Fazio e Ciocca per Bankitalia.
Un rientro motivato dalla volontà del Governo italiano di non restare fuori dal novero degli stati che sarebbero entrati nell’Euro sin dall’avvio, fissato per il 1° gennaio 1999, e l’art 109 del trattato di Maastricht prescriveva come già due anni prima dell’ ingresso nella Unione Monetaria, i paesi candidati non avrebbero più potuto/dovuto svalutare la propria moneta rispetto all’ECU, ciò andava quindi fatto entro dicembre 1997, e così fu.
Nella riunione in cui si decise il rientro dell’Italia nello SME, Germania e Olanda volevano un rapporto Lira/Marco a 925, gli industriali italiani a 1030/40, mentre il mandato del governo italiano ai nostri negoziatori era 1010, per chiudere a 1000. Il cambio venne fissato a 990. (1)
Nel ’92 avevamo svalutato (allora con un ECU si compravano 1587 lire , oppure 2,02 marchi tedeschi), nel ’97 per acquistare un ECU ne occorrevano 1929,66. Questa è la quotazione che sostanzialmente è stata congelata fino all’Euro, nel 1999, con i fatidici 1936,27 lire per Euro. A ben vedere, quindi, la ‘svalutazione’ non avvenne al momento del cambio Lira/Euro, ma prima, nel ’92.
Sappiamo che nel settembre del ’92 ci fu il pesante attacco alla lira e che , malauguratamente, Ciampi che presiedeva Bankitalia, Amato presidente del Consiglio e Barucci ministro del Tesoro bruciarono 75.000 miliardi di lire (pari allora a 48 miliardi di dollari) per ‘difendere’ la lira da un attacco che veniva anche dalle banche centrali d’Europa e su cui si buttò lo speculatore finanziario George Soros facendo enormi profitti; al termine dell’attacco, il marco salì da 750 a 927 lire. Barucci disse in seguito che era dall’inizio consapevole che il tentativo di difendere la Lira era perdente e che sarebbe convenuto solo agli speculatori. Ricordo, per inciso, che il ‘92 fu l’anno del Britannia e della scellerata decisione di ‘liberalizzare’, svendendo le industrie pubbliche, i cui pacchetti azionari furono agevolmente comprati, soprattutto attraverso la Banca d’Affari, Goldman Sachs (2), per via delle sottostime del loro valore da parte del Governo e della inflazione che consentiva a dollari e marchi di comprare il 30-35 % di lire in più.
Non sono pochi quelli che sostengono che con un cambio diverso ci saremo evitati la successiva disfatta sociale ed economica. Questa tesi è sostenuta sia da chi, a posteriori, vorrebbe con ciò colpire il centrosinistra, visto che nel ‘1999 era al Governo l’Ulivo, sia da chi pensa, in tal modo, di difendere l’Euro, sollevandolo da colpe e continuando ad attribuirgli il merito di essere stato un ancoraggio per le monete deboli quale era diventata la lira (3) e quello di avere fatto da ‘cemento’ per unire i paesi che lo utilizzano, in attesa di una Federazione Europea con più poteri ed a cui cedere ulteriore sovranità nazionale .
Io non la penso così. Una lira diversamente calcolata, rispetto all’Euro, non avrebbe modificato nulla, lo prova la china comune in cui tutti gli Stati della ‘moneta-debito’ Euro, tranne la Germania, si sono incamminati, indipendentemente dal valore iniziale del rapporto fissato con l’Euro. Su questo tema si poteva discutere e polemizzare, fino al 1999 e anni successivi, ma ora possiamo e quanto prima, dobbiamo, tirare le somme di questi 15 anni, ricordando comunque che non furono pochi coloro che, economisti e/o uomini di governo, europei e non, ci misero in guardia sulla differenza tra la poesia e la prosa.(4)
Già nel 1970 Pier Werner presentò il suo Rapporto sulle tappe forzate che avrebbero guidato i vari paesi, ad una unione economico-monetaria prima, che avrebbe costretto, poi, i vari paesi al successivo passo della cessione completa di sovranità ad una Europa con pieni poteri politici, e Nicholas Kaldor, titolare della Cattedra di Economia a Cambridge , già Consigliere economico nel gabinetto del primo Ministro inglese Harold Wilson, spiegò su New Statesman, che quel progetto sarebbe fallito : “È un pericoloso errore credere che l’unione economica e monetaria possa precedere quella politica o agire come ‘uno stimolo per lo sviluppo di una unione politica della quale nel lungo periodo non potremo fare a meno’ , perché se l’unione monetaria e il controllo da parte della Comunità delle politiche di bilancio (oggi diremmo l’austerità, ndr) causeranno pressioni tali da far collassare il sistema, il risultato sarà quello di impedire, non promuovere, l’unione politica”. La stessa Thatcher si infuriò con Andreotti per il ‘si’ italiano alla moneta unica, e lo spiegò: “ La Germania mostrerà la sua storica fobia per l’inflazione e i paesi del Sud Europa , meno produttivi, avranno problemi a restare competitivi con una moneta forte …”
Non eravamo e non siamo una Area Monetaria Ottimale (come definita dal premio Nobel Robert Mundel) , grandi diversità tributarie, salariali, previdenziali, energetiche , ecc., ecc., E’ stato come prevedere la stessa taglia di vestito o lo stesso numero di scarpe, per tante diverse persone … e il sarto come il calzolaio erano della Bundesbank .
Il professor Jacques Saphir , direttore degli studi presso la Scuola di Alti Studi in Scienze Sociali di Francia, ha brillantemente dimostrato che parlare di Federalismo è un conto, farlo in questa Europa ‘Area Monetaria non Ottimale’, non è materialmente possibile.
“(..) Il problema è: se vuoi avere un vero federalismo, hai bisogno di avere un vero budget federale. E questo budget deve essere attorno all’8/10% del Prodotto Interno Lordo.
Più importante, ci sarà bisogno di spostamenti di capitale dai paesi più ricchi a quelli più poveri. Il problema è che quando si è provato ad avere una stima di quanti soldi sarebbero stati dovuti trasferire, si è parlato di un ammontare di circa 200/300 miliardi di Euro all’anno. La Germania dovrebbe pagare l’8/11% del PIL, ogni anno, per circa 8/10 anni. Ora, il problema vero non è che la Germania rifiuta il federalismo, loro non sarebbero in grado di sostenere un peso simile. E gli altri paesi non possono chiedere alla Germania uno sforzo simile, perché vorrebbe dire distruggere la loro economia. (..) l’Euro avrebbe dovuto implicare una sorta di unione sociale, unione fiscale e sicuramente scambi di capitale tra i paesi. Il problema è che fin dall’inizio si è visto che non vi era alcuna possibilità d’implementare queste misure. Sapevamo sin dall’inizio che i prerequisiti economici dell’Euro non avrebbero funzionato. Dobbiamo capire perché, ancora oggi, siamo in questa situazione. Il mio parere è che l’Euro sia un progetto politico, più che un progetto economico. Il principale “scopo” dell’Euro era creare questa situazione di federazione “allentata” tra i paesi europei e, più importante, disciplinare il mercato del lavoro e distruggere i servizi e le infrastrutture sociali di molti paesi.”
Sembrano affermazioni ‘complottiste’ , io invece penso che siano verissime e documentabili. Come ci siamo entrati nel nuovo paradiso della democrazia europea, cosa successe in Italia nel dopo Maastricht ?
Nel 1995 il ‘Governo tecnico Dini’, oltre al prelievo forzoso notturno del 6 per mille sui conti correnti (hai voglia a calunniare i governi DC o PSI , Ulivo o Berlusconi, il peggio l’hanno sempre dato i Governi tecnici, come oggi quelli Napolitano: Monti, Letta, Renzi) emanò un decreto (5) per imporre il segreto di stato sulle decisioni, studi e dati che riguardassero l’attuazione delle scelte di Maastricht ( poi mettiamoci anche La denuncia dell’ex Ministro Guarino sui Regolamenti Attuativi di Maastricht che ne stravolsero le decisioni stesse, nelle quali erano rimaste competenze e sovranità degli Stati rispetto alle politiche sociali ed economiche, … un colpo di mano, se non un vero e proprio ‘ golpe’ burocratico-politico ! ).
Quando ero ancora Sindaco, ed abboccavo con entusiasmo agli editoriali di Rinascita e dell’Unità, avevo creduto anch’io alla Europa che univa i paesi divisi dal secondo conflitto, al sogno del federalismo che ne faceva il ‘terzo polo’ tra USA e URSS, … e che sulla base della cultura e dei principi e valori religiosi cristiani, tanto diffusi in Europa, questa avrebbe operato per un mondo di coesistenza e di pace.
Ma, sin dall’inizio, gli USA volevano una Europa, ben diversa, debole e dipendente da loro.
Qualcuno sa che fuori dalla retorica ‘spinelliana’ questa Europa ha un reale e ben più prosaico ‘costruttore’, manovrato dagli USA?
Vi dice nulla il nome di Walter Hallstein?
Era un insegnante di diritto alla Università di Rostock, poi promosso con lettera personale di Hitler a quella di Francoforte. Dal 1942 al 44 , fu volontario nella Wehrmacht, diventando lougotenente e inviato nella Francia del Nord.. (dove di cosine, non proprio belle la Wehrmacht ne fece a profusione, non che gli angloamericani nelle città tedesche ed italiane ne abbiano fatte di minori). Nel ’44 venne catturato e portato negli Stati Uniti, dove rimase in un campo di prigionia fino al 1946, incontrando vari funzionari dei servizi USA, che ottennero la sua ‘conversione-abiura’ e l’impegno a collaborare. Nel ’46 venne rimandato in Germania per fare il rettore della Università di Francoforte. Nel 48 fu richiamato negli USA, come docente di relazioni internazionali alla Università di Washington, al fine di prepararlo a compiti maggiori. Tre anni dopo, nel ’51, fu fatto nominare, da Adenauer, Segretario di Stato, con l’incarico di guidare la delegazione tedesca ai negoziati per la creazione della CECA (primo passo della creazione della Europa a marchio USA) .
Inoltre , sempre nel ’51 viene improvvisamente nominato sottosegretario agli esteri, sfoderando la ’dottrina Hallstein’, primo atto politico (6) della ‘Guerra fredda’, consistente nel sancire l’obbligo per tutti i governi tedeschi di rompere ogni rapporto economico-diplomatico con i paesi che avessero riconosciuto la Germania dell’EST (una aperta violazione degli accordi di pace internazionali sanciti a Yalta, sulla creazione delle due Germanie).
Diede inoltre prova di assoluta fedeltà alle scelte del Pentagono e di Washington, parlando ad ogni piè sospinto di Federalismo e altre cose belle, ma operando nel concreto, sia sull’ Euratom che sul progetto di Difesa Comune Europea, per far saltare le proposte francesi di ‘sovranità europea’, sia sostenendo il progetto Werner, di rinviare nel tempo la costruzione di una Federazione Europea, puntando prioritariamente su cessioni di sovranità degli Stati verso una leadership economico-monetaria, sostenuta da banche e multinazionali, e non dal consenso democratico degli europei.
Il 7 gennaio 1958 Hallstein viene nominato primo Presidente della Commissione della Comunità Economica Europea (evolutasi nella attuale Commissione Europea, ora…casualmente, presieduta da quell’ubriacone di Jean-Claude Juncker, rappresentante delle multinazionali e banche con sede nel ‘purgatorio’ fiscale del Lussemburgo ) e vi resterà fino al 1967..
Quindi, una Europa in cui ‘la spada’ è stata data agli USA, attraverso la Nato, e ‘la borsa’, è stata data alle grandi famiglie della finanza globale, attraverso la BCE (composta da una maggioranza di banche centrali private come Bankitalia, con lacci e lacciuoli che legano persino quelle ‘pubbliche’ alle famiglie della grande finanza globale, che controllano anche il Fondo Monetario Internazionale).
Non abbiamo avuto una Europa Federale, ma le sottrazione di sovranità monetaria, economica, giuridica, politica e democratica sono state ben maggiori di quelle degli stati federati sia negli USA che nella esperienza della federazione Russa; ma anche l’Europa terzo polo geopolitico è scomparsa , lasciando il posto alla sudditanza agli interessi e scelte militari e politiche degli USA, persino nella ‘guerra economica -commerciale’ alla Russia che pesantemente ci danneggia.
E gli altri ‘capisaldi’ della scelta Europa-Euro? Tipo: “Non avremo più inflazione”, “Lavoreremo meno giorni per più alti salari”, ” Avremo più servizi pubblici, come in Svezia”, ecc.,ecc., che fine hanno fatto ?
Inflazione . A parte il non trascurabile Euro (circa 2 mila lire), che abbiamo pagato per ciò che poco prima costava 1000 lire, compreso tariffe pubbliche … di inflazioni ne abbiamo avute, eccome, solo negli ultimi 5 anni, ad esempio, l’Euro su dollaro è passato da 1,45 a 1,057 (molto simile a quello della liretta nel ’92).
Salari. Scala mobile bloccata, più la Bolchestein, più la globalizzazione dei mercati perseguita dalla Unione Europea, con la relativa competizione sulla riduzione dei costi di produzione, … e ne hanno fatto le spese i salari, la sicurezza ed i diritti dei lavoratori. A ciò va aggiunta una immigrazione clandestina incontrollata e causata anche dalle ‘nostre’ guerre, volute e gestite da USA-Nato, che hanno facilitato l’eccesso di offerta lavoro e conseguente riduzione dei salari, facilitata dalla sudditanza delle associazioni economiche verso i partiti del centrodestasinistra.
Servizi. Il pareggio di bilancio ha paralizzato Stato e Autonomie locali, le prime vittime sono state i servizi, dalla sanità alla scuola, dai trasporti alla assistenza sociale, dalla cultura alla cura e difesa dell’’ambiente e del suolo.
Sostengo allora che i problemi che hanno fatto crescere ‘storta’ questa Europa (7) , non vengono da un erroneo rapporto di cambio £/€ (8) nè dalle variabili di competenza, onestà e difesa degli interessi nazionali delle varie classi dirigenti dei paesi europei (9), ma dalle sue stesse radici, dalle sue fondamenta, volutamente fragili e non ubicate sulle grandi linee del progetto politico condiviso da tantissimi cittadini europei, che è andato sotto il nome di ‘Europa di Spinelli’. Questa che viviamo è l’Europa voluta dalla grande finanza, impostaci dagli USA attraverso la Germania, che per questo ’servizio’ ha ottenuto speciali ‘licenze’ e privilegi (un po’come l’Arabia Saudita ed Israele nel vicino e medio oriente).
Più andiamo avanti con l’Euro della Bundesbank, e più sarà impossibile rimettere insieme i popoli e gli stati europei ora più divisi e ‘chiusi’ che nel dopoguerra.
A chi ritiene che il termine Euro della Bundesbank sia una forzatura, riporto questa dichiarazione del Ministro delle finanze tedesco Schaube, su la Repubblica del 9 settembre 2012: “ L’Euro è irrinunciabile perché assicura il primato dell’economia tedesca” , ma c’è anche una intervista rilasciata da Jens Weidmann in occasione del 50° anniversario della Bundesbank: “In termini di equilibrio dei voti, non posso affermare che la Bundesbank è solo una delle diciassette banche centrali dell’Eurosistema. Siamo la Banca Centrale più grande e più importante, il che vuol dire che abbiamo diritto a far sentire la nostra voce più di altri.” E non fatevi ingannare dalla falsa flag dello ‘scontro’ Merkell-Draghi, su ‘rigore’o ‘flessibilità’, le decisioni vere le prendono alla FED e le attua Obama. Ricordate quando la Germania voleva mollare la Grecia al suo destino facendola uscire dall’Europa, perché questo avrebbe rafforzato il rigore? Bastò una telefonata di Obama e la Merkell tornò subito indietro.
La stessa Inghilterra, che pure è entrata nella Unione Europea, ma si è ben guardata dall’entrare nell’Euro, ed ha ottenuto (con il sostegno USA) particolari agevolazioni sia commerciali che contributive e di difesa della propria sovranità (che magari avessimo noi italiani … con un governo non servo di banche e multinazionali), sta mettendo in discussione la propria adesione alla Comunità Europea, proprio per il dominio tedesco in essa.
La Germania, nei dieci anni prima dell’Euro era la ‘malata d’Europa’ e aveva accumulato un passivo commerciale di 130 miliardi ; nei primi 10 anni di Euro, è invece passata ad un attivo di oltre 1700, per lo più verso partner comunitari, tra cui l’Italia. Serve altro per capire che mentre tutti squotono l’albero, i frutti li raccoglie e se li porta a casa la Germania ?
Una folgorante sintesi del prof. di Oxford, Peter Oppenheimer :
“In passato c’era il golden standard: bastava avere delle monete d’oro in tasca, anziché le proprie valute. Questo permetteva di mantenere un’opportuna flessibilità dei prezzi. L’euro è un meccanismo per mantenere svalutata la valuta tedesca a danno degli altri paesi europei “.
Fonte: https://nandorossi.wordpress.com