Avevamo già parlato del caso delle quattro banche popolari territoriali (le "banchette" come le chiama il nostro presidente del Consiglio) salvate dall'ormai celebre (famigerato?) decreto dello scorso 22 novembre 2015. Chi volesse rinfrescarsi la memoria e inquadrare contorni e contesto della vicenda, può farlo qui:http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=124848.
Ebbene, il caso comincia ad avviarsi verso la conclusione. Il decreto "salva-banche", con l'azzeramento - per la prima volta nella storia della Repubblica italiana - di azionisti e obbligazionisti subordinati di istituti di credito, aveva generato una tempesta sul settore bancario italiano, minando la fiducia dei risparmiatori e scoperchiando alla luce del sole il verminaio che affligge molti istituti italiani, in preda a male gestioni, sofferenze, mancati controlli degli organi preposti.
Il Governo è quindi intervenuto promettendo di risolvere la situazione e risarcire in qualche modo coloro che avevano perso i propri risparmi.
Alla fine dell'anno un testo normativo è stato inserito nella legge di stabilità, stanziando un fondo di solidarietà di cento milioni di euro per i ristori, con la previsione di arbitrati affidati all'ANAC (l'Agenzia anti-corruzione) per valutare i vari casi. L'attuazione della legge era affidata a decreti ulteriori che dovevano essere emanati entro tre mesi. I tre mesi sono passati ma dei decreti attuativi nemmeno l'ombra.
Però - come si faceva trapelare da fonti governative - i nostri eroi stavano contrattando con la Commissione europea, in maniera serrata e tenace, un allargamento della platea per i ristori. Insomma, stiamo lavorando per voi, pazientate, e poi ci ringrazierete.
Eccoci dunque arrivati a fine aprile, inizio maggio, ed è uscito un nuovo decreto sugli indennizzi, presentato in conferenza stampa da Renzi e dal suo ministro dell'economia come l'atto "definitivo" e che avrebbe spinto i clienti delle quattro banche, parole del presidente del Consiglio, acorrere ad "abbracciare Padoan".
Come al solito i proclami poterono più della sostanza, gli annunci più dei fatti. Non c'è più il tetto di cento milioni, tutti i truffati riavranno i loro soldi, ecco che arrivano gli indennizzi automatici, specialmente per chi si trova in difficoltà. Giustizia è fatta, finalmente.
Ma appena si entra nei dettagli, il giubilo comincia a scemare. Gli indennizzi ci sono, ma non per tutti. Integrali per nessuno. Può accedere ai rimborsi automatici chi ha un reddito lordo ai fini Irpef inferiore ai 35mila euro: disoccupati, pensionati ai minimi, operai o impiegati di basso livello. Oppure chi ha un patrimonio mobiliare inferiore a 100mila euro. Nel primo caso la platea è veramente sottile, col secondo criterio si allarga un po' fino ad arrivare a circa la metà dei diecimila obbligazionisti coinvolti. Attenzione però, costoro potranno riavere, al massimo, l'80% lordo di quanto perso. Tuttavia siamo ancora nella decenza. Insomma, non si vuole salvare tutti ma solo portare un sollievo sostanziale a chi si trova in reale difficoltà patrimoniale. I media accolgono con grande benevolenza la manovra.
A qualche giorno di distanza dalla conferenza stampa, e dai relativi titoloni di prima pagina, si pubblica il testo del decreto in Gazzetta Ufficiale. Il quale decreto ovviamente presenta moltissime sorprese tra le sue pieghe. Solo che sulle prime pagine dei giornali non ci arriva più.
Fin dalla prima e superficiale lettura il decreto presenta almeno tre gravi profili di incostituzionalità.
Prima beffa: sono definiti "investitori", e quindi soggetti del decreto, solo coloro che hanno acquistato gli strumenti finanziari azzerati direttamente presso le quattro banche. Chi li ha acquistati presso intermediari diversi non è minimamente preso in considerazione. Una discriminazione palese che crea due tipologie di risparmiatori: i primi sono investitori mentre i secondi, evidentemente, speculatori, anche se i prodotti finanziari sono identici e gli emittenti gli stessi. Inoltre entrambe le categorie hanno ricevuto le stesse informazioni fuorvianti sullo stato di salute degli istituti emittenti.
Seconda beffa: chi è fuori dai parametri per accedere ai ristori automatici può ricorrere agli arbitrati per vedere riconosciuto il misselling, ovvero una vendita scorretta dalla banca. Ma chi fa domanda per i ristori automatici (che non sono integrali) è escluso dagli arbitrati, ciò che ha fatto sottolineare all'Unione Consumatori: «E' una pressione inaccettabile per il consumatore, che viene costretto a rinunciare ai suoi diritti, se accetta la via del rimborso automatico. Un dilemma del prigionierointollerabile che costringe il risparmiatore a dover scegliere tra accettare meno del dovuto, l'80%, se vuole certezza del risarcimento oppure giocare alla roulette russa dell'arbitrato».
Terza beffa: nel calcolo del patrimonio personale, che deve essere inferiore a 100mila euro per rientrare in uno dei due parametri, vanno conteggiati anche gli strumenti finanziari azzerati. Titoli che non esistono più, il cui valore è zero, vanno computati nel patrimonio per il loro prezzo di acquisto. Se un investitore avesse comprato 99mila euro di obbligazioni di Banca Etruria e tenuto mille euro sul conto corrente, oggi avrebbe solo i mille euro ma per il Governo il suo patrimonio continua ad essere di 100mila e quindi non ha diritto a nulla. Una bestialità che non è solo contraria ad ogni logica giuridica ed economica, ma al semplice buon senso.
A questo punto diventa francamente insopportabile che il signor presidente del Consiglio continui a fare lo splendido nelle interviste sbeffeggiando gli obbligazionisti azzerati, metà dei quali non riavranno nulla, dicendo che "bisogna raccontarla bene, bisogna raccontarla tutta" ovvero che quelli che protestano hanno speculato su titoli che rendevano il 7-8%, invece di tenerli sul c/c come fa lui, e quindi se la sono cercata, il Governo è stato fin troppo magnanimo adoperandosi per loro.
Sì, signor presidente del Consiglio, sono d'accordo con lei,raccontiamola bene e raccontiamola tutta.
Quindi raccontiamola bene e tutta che i rendimenti del 7-8% esistono solo nella sua arroganza, visto che 9 volte su 10 quegli strumenti rendevano quanto un titolo di Stato equipollente, o addirittura molto meno. Come alcune obbligazioni di Banca Marche che, agganciate all'indiceEuribor, rendevano negli ultimi 3-4 anni appena un 1% lordo.
Raccontiamola bene e tutta che il suo Governo ha sbandierato di aver tolto il tetto di 100 milioni al fondo per i ristori, ma poi ha messo scientificamente paletti per contingentare i rimborsi in modo tale che alla fine non si andrà oltre quei 100 milioni inizialmente previsti, perché le banche italiane che partecipano al fondo non vogliono metterci un euro di più. E non sia mai che il suo Governo faccia loro uno sgarro!
Raccontiamola bene e tutta che il suo Governo ha atteso chela situazione si incancrenisse senza intervenire, a lungo, arrivando ad un mese dall'ingresso del bail-in per non trovare altra soluzione che salvare le banche in dissesto con i soldi dei risparmiatori, mentre fino al giorno prima era un coro unanime, da parte di tutti quanti gli attori coinvolti: "va tutto bene, stiamo trovando la soluzione".
Raccontiamola bene e tutta che molti titoli azzerati erano stati acquistati molti anni prima, anche nel 2005-2008, un'era geologica finanziaria fa, e il Governo non ha fatto nulla per impedire un effetto retroattivo del bail-in su questi titoli.
Raccontiamola bene e tutta che gli organi di vigilanza,Banca d'Italia e Consob in testa, hanno miseramente fallito nella loro funzione di vigilanza e controllo, unico paese in Europa, il nostro, in cui strumenti complessi e rischiosi come le obbligazioni subordinate venivano vendute ad ignari piccoli risparmiatori come fossero noccioline.
E di molto altro tacciamo, per carità cristiana, con la speranza che le inchieste giudiziarie in corso possano fare chiarezza su molti intrecci a dir poco opachi che riguardano direttamente il suo Governo.
Quindi, signor presidente del Consiglio, raccontiamola bene e tutta: lei e il ministro Padoan preferite passare per scemi o per bugiardi?
Fonte: MegaChip