Il reddito minimo garantito è una realtà nella quasi totalità dell'Unione Europea,
in Italia non è mai entrato nei meriti del dibattito politico
perchè?
In diversi paesi europei esistono già da diversi anni (se non addirittura decenni!) varie
forme di reddito di base che si accompagnano ad altri interventi di sostegno al reddito. In
questo documento mostreremo una carrellata di tutti queste realtà, a dimostrazione che il
reddito minimo garantito è possibile e dà i suoi frutti.
Già nel 1992 l'Unione Europea aveva invitato gli stati membri ad adeguarsi a chi aveva già
introdotto il reddito di base tra le proprie politiche di welfare e la raccomandazione 92/411
di fatto impegnava gli stati ad adottare misure di garanzia di reddito.
A questi inviti hanno aderito Portogallo e Spagna, che con Zapatero sta formulando una
sua proprosta di reddito minimo, mentre restano totalmente inadempienti soltanto Grecia
ed Italia!
Ma vediamo nel dettaglio la situazione europea.
Cominciamo dai Paesi Bassi:
- in Belgio viene elargito il Minimax, una rendita mensile di 650€, rilasciata a titolo
individuale, a cui può avere accesso chiunque;
- In Lussemburgo abbiamo il Revenu Minimum Guaranti, un reddito individuale che si
aggira intorno ai 1100€ e che si ottiene fino al raggiungimento di una migliore condizione
economica (in altre parole, finchè non si trova un impiego stabile);
- in Olanda esiste il Beinstand, rilasciato a titolo individuale, che si accopagna a tutta una
serie di sostegni per affitti, trasporti e accesso alla cultura. Esiste inoltre un'altra forma di
reddito minimo di 500€, il Wik, garantito agli artisti per poter permettere loro di creare in
libertà senza troppi oneri economici!
In Austria c'è il Sozialhilfe (letteralmente “aiuto sociale”) affiancato a diverse coperture
delle utenze quali elettricità, gas e affitto ed altri aiuti economici per il cibo.
In Norvegia viene chiamato “reddito di esistenza” (che già nel nome si presenta
significativo): si tratta di un versamento mensile di 500€, elargito individualmente, che si
integra a coperture dell'affitto e dell'elettricità.
Questi sono solo alcuni esempi, ma i più significativi devono ancora arrivare.
In Germania esiste l'Arbeitslosengeld II, rilasciato a tutti coloro, di età compresa tra i 16 e
i 65 anni, che non hanno un lavoro o appartegono a fasce di basso reddito. Si tratta di una
rendita mensile di 345€, che di per sé non è elevata, ma si integra alle coperture dei costi
di affitto e riscaldamento. Questa rendita inoltre è illimitata nel tempo e viene garantita
non solo ai cittadini tedeschi, ma anche agli stranieri con regolare permesso di soggiorno!
In Gran Bretagna, paese precursore per quel che riguarda il sostegno al reddito, sono
garantiti diversi interventi che permettono ai meno abbienti di poter avere un tenore di vita
discreto.
L'Income Based Jobseeker's Allowance è una rendita individuale illimitata nel tempo,
che varia dai 300 ai 500€, rilasciata sempre a titolo individuale a partire dai 18 anni di età
a tutti coloro i cui risparmi non raggiungono i 12775€.
Viene inoltre garantita la copertura dell'affitto (Housing benefit) e vengono rilasciati
assegni familiari per il mantenimento dei figli. Sempre per quanto riguarda i figli e la loro
educazione c'è l'Education Maintenance Allowance, un sussidio rilasciato direttamente
ai ragazzi per coprire le spese dei loro studi.
Infine c'è l'Income Support, un sussidio di durata illimitata, garantito a chi ha un lavoro
che ammonta a meno di 16 ore settimanali.
Infine passiamo alla Francia. Il Revenu Minimum d'Insertion o Rmi è stato adottato dal
1988 (ma si pensi che non è tra i primi, Gran Bretgna e Germania ci avevano già pensato
negli anni '70), si ottiene dai 25 anni in su e consiste in un'integrazione al redditto di circa
425€ se si è single, 638,10€ se si è in coppia (e si sottolinei coppia, intesa in maniera
laica), 765,72€ se la coppia ha un figlio, 893,34€ se ne ha due, più 170€ per ogni altro
figlio.
Le coppie con almeno un figlio hanno diritto poi alle Allocations Familiales, valide fino al
compimento del 21° anno di età del figlio.
Per ogni nato, bimbo adottato o in affido c'è la Prestation d'Accueil du Jeune Enfant
(Paje), che varia dai 138 ai 211€ mensili.
Sempre per ciò che riguarda i figli, alle famiglie con bimbi o ragazzi in età scolare e che
non superano una determinata fascia di reddito, viene assegnata l'Allocation de Reintrée
Scolaire, un sussidio d circa 247€ destinato all'acquisto del materiale scolastico.
Per poter beneficiare dei contributi sugli affitti basta poi dimostrare che l'appartamento in
cui si vive sia proporzionato al numero degli abitanti! Si possono inoltre ottenere prestiti
sociali per la ristrutturazione della propria abitazione anche se si è affittuari.
Il confronto Italia-Europa però va al di là del singolo discorso sul reddito di base, basta
dare un occhio alle statistiche sulle spese per il sostegno sociale per rendersi conto di
quanto siamo indietro.
Nel nostro Paese si spende solo lo 0,61% del Pil per il contrasto alla disoccupazione,
contro una media europea del 2,2%. Allarmante è il tasso di copertura dei giovani
disoccupati (sotto i 25 anni di età): 0,65% (!!!) contro 57% di Gran Bretagna, 53% di
Danimarca e 51% del Belgio.
L'Italia è al 1° posto in Europa per risorse destinate alle pensioni, ben il 62,2% con il 46%
di media degli altri Paesi e tra gli ultimi invece per sostegno alla famiglia, ai disoccupati e
sugli alloggi. Basti vedere che per famiglia e infanzia si spende solo l'1,1% del Pil contro
una media del 2,4% in Europa.
Questo dato dimostra ancora una volta come il nostro Paese sia morbosamente attaccato
al passato e non tenga minimamente in conto il futuro, i giovani disoccupati e i ragazzi che
affrontano la scuola.
L'inserimento del reddito di base tra le politiche di welfare è un investimento sul futuro,
una garanzia di libertà per i cittadini poiché ha come vantaggio la riduzione del
condizionamento nella scelta del lavoro, favorendo così la qualità del lavoro stesso.
E' d'obbligo sottolineare come questo principio venga applicato con dei paletti: in Europa
abbiamo infatti casi di reddito minimo garantito condizionato, ovvero legato a precisi
requisiti quali l'obbligo di accettare qualsiasi offerta lavorativa proposta, oppure
l'appartenenza ad una particolare fascia di reddito o d'età.
Requisiti che hanno così finito per dequalificare la manodopera e favorire la
precarizzazione, “ricattando” gli individui ad accettare qualsiasi tipo di lavoro.
Le politiche di basic income si basano purtroppo ancora sul workfare, ovvero l'idea che il
lavoro salariato sia il punto cardine per il benessere delle persone. Questo è un limite
imposto dal modello economico capitalista, che non è in grado di accettare il tempo
“liberato” dal lavoro formale come tempo utile ed alternativo.
Anche se in maniera condizionata praticamente l'Europa intera ha adottato il reddito
minimo garantito all'interno del proprio sistema di welfare; c'è ancora bisogno di
miglioramenti, se non di cambiamenti radicali in questi sistemi per il raggiungimento del
basic income universale e incondizionato, versato a tutti i cittadini semplicemente
perchè sono cittadini.
L'italia è rappresentata per ora solo dal piccolo (ma già grande) esempio della regione
Lazio che, sotto la spinta di lavoratori precari, disoccupati e studenti, ha previsto un
sussidio di circa 600€ mensili per chi, tra i 30 e i 44 anni, ha un reddito annuo inferiore agli
8000€.
… ma come mai in Italia solo oggi se ne comincia a parlare e a livello politico solo grazie al Movimento 5 Stelle?
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