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venerdì 29 maggio 2015

Ocse, Italia ultima in classifica per occupazione giovanile

di Redazione Economia


L’Italia è l’ultimo paese dell’area Ocse per occupazione giovanile: appena il 52,8% dei giovani tra i 25 e i 29 anni ha un’occupazione, contro una media pari nell’area al 73,7%. È quanto emerge dal rapporto dell’organizzazione di Parigi `Oecd skills outlook 2015´, dedicato alle problematiche dell’occupazione giovanile. Penultima e terzultima in classifica sono rispettivamente Spagna (58,1%) e Slovacchia (66,9%). Il paese con la maggior percentuale di giovani occupati è invece l’Olanda (81,7%), seguita da Austria (81,4%) e Giappone (81,2%). In Europa peggio dell’Italia solo la Grecia che però non è inclusa nella classifica Ocse. Ma non solo. In Italia aumentano anche i giovani inattivi, i cosiddetti «Neet», che non sono nè occupati, nè a scuola o in formazione. Come sottolinea lo studio Ocse, sono oltre 35 milioni nei Paesi industrializzati i giovani usciti dal radar del sistema d’istruzione o del mercato del lavoro. Ma l’Italia è tra i Paesi in cui sono più numerosi: nel 2013 i «Neet» sono arrivati arrivati al 26,09% degli under 30, quarto dato più elevato tra i Paesi Ocse con un incremento di 5 punti percentuali rispetto al 2008. La Penisola è così al quarto posto tra i 34 Paesi Ocse per i giovani inattivi, dopo Turchia, Grecia e Spagna e a fronte di una media Ocse del 15%.
L’abbandono scolastico
«Il nodo di fondo - sottolinea il rapporto - è la scarsa occupabilità dei giovani, perchè magari non hanno le competenze richieste dal mercato del lavoro o non possono usarle in modo produttivo». Sotto questo profilo, l’Italia, dove la disoccupazione giovanile è oltre il 40%, l’abbandono scolastico tra i più alti e la preparazione spesso insufficiente, è a fondo classifica. Come sottolinea il rapporto, i Governi devono fare di più perchè i giovani abbiano un buon avvio della loro vita lavorativa, mettendoli in grado di avere o di adattarsi alle competenze richieste. «Occuparsi di questo problema non è solo un imperativo morale, ma anche una necessità economica» ha detto il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria alla presentazione del rapporto. «Troppi giovani lasciano la scuola senza avere le competenze giuste e anche quelli che le hanno, trovano difficoltà ad utilizzarle in modo produttivo. Questi giovani avranno spesso un futuro difficile» ha aggiunto Gurria.
Le competenze
Dal rapporto emerge che a livello Ocse in media il 10% dei giovani tra i 16 e i 29 anni ha scarse competenze di lettura e scrittura. In Italia la percentuale è doppia, arriva il 20% e questo `vale´ il primo posto in classifica. La Penisola e’ poi seconda (dopo gli Usa) quanto a scarse competenze matematiche, che riguardano piu’ del 25% dei giovani, contro il 14% medio Ocse. La Penisola rimedia cosi’ una `pagella´ piena di insufficienze quanto a `occupabilita´` dei giovani. Figura, infatti, invariabilmente nel 25% peggiore dei Paesi per le competenze acquisite dei giovani, per come le hanno sviluppate, per l’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro e per la vicinanza dei ´Neet’ al mercato del lavoro. Come la Spagna `l’Italia deve affrontare sfide in molte delle dimensioni dell’occupabilita´ dei giovani’, ammonisce l’Ocse, mentre altri Paesi come la Finlandia e l’Olanda hanno una buona performance sulla maggiore parte dei fronti. Il rapporto squaderna le cifre della `debacle´ scolastica e - a ruota - occupazionale italiana a carico dei giovani. Considerando la fascia d’eta’ tra 16 e 29 anni, le competenze matematiche di un laureato italiano si fermano a un voto Ocse di 280 punti, contro i 300 della media, il diplomato e’ attorno a 250 e chi non e’ andato oltre la scuola dell’obbligo e’ a 210 punti.
I dati
Tutti dati tra i piu’ bassi dell’Ocse, se non i piu’ bassi. In Italia il 17% dei giovani lascia la scuola secondaria senza avere conseguito un diploma ed e’ la percentuale piu’ alta dopo quella spagnola. Il 60% di questi giovani ha scarse competenze matematiche, la seconda percentuale piu’ alta dell’Ocse. Tra i giovani che completano la scuola superiore, e’ il 30% ad avere scarsa dimestichezza con i numeri. In entrambi i casi le percentuali italiane sono assai piu’ elevate delle medie Ocse che sono rispettivamente, il 40% e il 20%. In Italia, tra l’altro, sono `Neet´ il 18% circa dei giovani che hanno concluso un’istruzione professionale, dato indicativo delle difficolta’ della transizione tra scuola e lavoro. Gli inattivi sono piu’ diffusi, pero’, tra i giovani che si sono fermati alla scuola dell’obbligo (il 50% del totale dei Neet), ma c’e’ anche un 10% con la laurea e il restante 40% ha il diploma secondario. Allo stesso tempo la Penisola e’ anche il Paese con la percentuale piu’ bassa di giovani che associano studio e lavoro: solo il 10% contro il 60% ad esempio dell’Olanda e dell’Australia. Il tasso di occupazione dei giovani tra i 25 e i 29 anni e’ del 50%, il secondo piu’ basso dell’Ocse e inferiore di 20 punti rispetto a quello dei lavoratori tra i 30 e i 54 anni. Oltre il 50% dei giovani ha un lavoro temporaneo, cioe’ precario, la terza percentuale piu’ alta dell’Ocse, contro la media del 23%. Il 54% dei giovani italiani, inoltre, non ha esperienza di computer sul lavoro, il dato piu’ alto dell’Ocse, mentre la percentuale di quanti non hanno esperienza di Ict a casa si riduce a pochi punti. Oltre il 30% riferisce poi di avere compiti di routine al lavoro e di imparare poco nel farli, la seconda piu’ alta percentuale dell’Ocse. Cosi’, all’affermazione `l’organizzazione per cui lavoro mi motiva a dare il mio meglio sul lavoro´, la porzione di giovani italiani che risponde affermativamente non arriva al 60%, il livello piu’ basso dell’Ocse.

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