Mafia, le parole intimidiscono i clan: da Saviano al caso di Basilicata24
Sono di questi giorni le dichiarazioni di Iovine, ‘o ninno, boss dei Casalesi che parlando al processo per le minacce allo scrittore Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione dichiara che a causa dei riflettori puntati addosso,dei troppi media, era difficile sistemare il processo Spartacus. «Ho una opinione negativa di Roberto Saviano – spiega Iovine – non gli voglio bene, ma per me finisce qua. Invece, se Bidognetti esprime pubblicamente un giudizio negativo su Saviano o su chicchessia, questo si traduce nel fatto che per qualcuno si tratta di una indicazione molto precisa. Voglio essere chiaro: l’avvocato Santonastaso ha sbagliato a sfogarsi con Bidognetti contro Saviano e Gomorra perché lui è senza scrupoli e reagisce con atti violenti».
Per la prima volta un boss spiega dal di dentro come un clan camorristico frena le sue operazioni a causa del “potere della parola”. Che le parole diano fastidio alle mafie si sa da anni: molti gli omicidi, le minacce, troppe vite sotto scorta e tanti ancora i giornalisti che a causa delle loro denunce vengono presi di mira. E’ il caso di Giusy Cavallo, direttore di Basilicata 24, e dei suoi collaboratori. Decine le lettere e le minacce ricevute da novembre al mese scorso. Croci disegnate sulle macchine, scritte sui muri “I tuoi articoli sono un insulto alla decenza, morirai”, fino ad arrivare a lettere in cui viene descritto esattamente come finirà la sua vita. Parole che si sovrappongono ad altre parole. Da una parte la denuncia dei giornalisti, dall’altra le minacce di ignoti.
La redazione di Basilicata 24 in questi mesi non si è fermata, ha continuato le sue inchieste sull’inquinamento ambientale, gli sprechi della pubblica amministrazione lucana e leinfiltrazioni ‘ndranghetiste e camorristiche in Basilicata. A qualcuno tutto ciò non piace ed ecco che i giornalisti vengono presi di mira, e così anche i propri cari, fino ad arrivare a nominare figli e nipoti con la raccomandazione di “stare attenti” in una lettera del 27 novembre scorso. Una vita non semplice stanno vivendo i colleghi di Basilicata 24 i quali, lo scorso marzo, coinvolti in una serata in cui avrebbero intervistato Corrado Passera si sono visti recapitare sul tergicristallo della macchina di Michele Finizio una mappa con l’esatto percorso che avrebbero dovuto fare e con una croce al centro di esso. Denunce su denunce alle autorità che ad oggi, purtroppo, non sono servite a molto. Andrea Spartaco, giornalista che si occupa di inquinamento ambientale ha ricevuto una lettera con su scritto esattamente cosa gli sarebbe successo: “Spartacus andrai fuoristrada” e così è successo qualche giorno dopo. La macchina non ha risposto ai comandi e in pieno giorno è avvenuto l’incidente. Pochi giorni dopo in redazione è arrivata un’ulteriore lettera con su scritto :”w Spartacus w Basento” ; infatti, il giornalista è andato fuoristrada in una zona dove scorre il fiume Basento.
La testata indipendente continua con la sua linea editoriale e non facendosi intimidire dalle minacce continuano le denunce. Giusy Cavallo e Michele Finizio hanno scritto anche un libro: “Sia fatta ingiustizia“ che narra dei fatti accaduti realmente utilizzando dei nomi di fantasia per i protagonisti. La storia narra di un ingegnere che ha pestato i piedi ad autorità forti e potenti, tra cui magistrati e giudici e vede la sua vita sgretolarsi. I nomi dei protagonisti reali sono stati inviati dagli autori alle autorità e procure competenti. Solidarietà quindi per i colleghi che vivono questa situazione infernale. Come dice lo scrittore Roberto Saviano nei suoi social in queste ore in merito alle dichiarazioni di Iovine: “La parola trasforma la realtà, decidere di dedicare tempo per capire questi meccanismi è già un inizio per contrastarli. La parola è già azione quando porta conoscenza.”
Non fermiamo le parole. Non smettiamo di ricercare la realtà.
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