In questa intervista il deputato grillino Danilo Toninelli risponde alla lettera di Paolo Flores d'Arcais ai parlamentari 5 Stelle in merito alla legge elettorale, difendendo la scelta del Democratellum: “E’ un proporzionale governante perché permette ad un partito, e non ad una coalizione, di vincere da solo, senza il ricatto dei partitini”. Infine non esclude accordi elettorali successivi al voto: “Anche col Pd”.
intervista a Danilo Toninelli di Giacomo Russo Spena
Il quarantenne Danilo Toninelli è il volto nuovo del M5S. Insieme a Luigi Di Maio è stato designato dal Movimento come esperto del Democratellum: “E’ un proporzionale governante – spiega il deputato pentastellato – Permette ad un partito, e non ad una coalizione, di vincere e governare da solo, senza il ricatto dei partitini”. Convinto che il dialogo con il premier Renzi sia la scelta giusta: “E’ diventato nostro interlocutore, abbiamo diverse riforme da proporgli”.
Prima delle europee l’ex ministro della difesa Mario Mauro dichiarava: "Se il secondo partito sarà quello di Grillo, l'Italicum salta. Quando hai una realtà tripolare e fai una legge dove alla fine si rimane in due, significa che uno lo si vuol far fuori”. Praticamente una legge elettorale su misura?
E’ evidente, oltre a Mauro lo ammisero altri esponenti di schieramenti opposti. Tecnicamente, tra l’altro, è ancora più palese: l’Italicum induce ad un bipolarismo coatto di coalizione e siccome il M5S non stringe accordi pre-elettorali è ovvio che sia stato pensato per eliminarci e porre un’alternanza di governo tra centrosinistra e centrodestra.
Ora la vostra proposta è il Democratellum. Ha un impianto basato sul proporzionale. Per molti analisti tale aspetto porta all’ingovernabilità. Che ne pensa?
Siamo parlando di governabilità – concetto fondante del Democratellum – o di vittoria numerica certa? In questi anni i sistemi elettorali, che prevedevano un forte premio di maggioranza per il primo partito anche se con un solo voto in più degli altri, hanno generato ingovernabilità. E’ un dato empirico. Ciò per l’enorme frammentazione partitica: le forze maggiori sono state ricattate costantemente dai cosiddetti partitini. Sia prima delle elezioni – creando matrimoni inconsueti nella coalizione – sia successivamente con il partito più grande intento ad accontentare i minori (grazie ai quali ha ottenuto il premio di maggioranza) svendendo la propria proposta politica. La governabilità di Porcellum e Italicum è quindi “drogata” per l’ingiusto premio di maggioranza e per la frammentazione partitica intrinseca nelle coalizioni. Al contrario il Democratellum permette una sana governabilità perché permette ad un partito, e non ad una coalizione, di vincere e governare da solo, senza stringere alleanze ed essere sotto ricatto dei partitini. E grazie alle circoscrizioni medio-piccole e ad un sistema di distribuzione di seggi, si avvantaggiano i partiti grandi. Col Democratellum, alle ultime Europee il Pd avrebbe ottenuto una vasta maggioranza per governare da solo il Paese.
Ma il Pd ha preso quasi il 41 per cento! E se un partito non ottenesse tali risultati?
Con Porcellum e Italicum eravamo alla spartizione preventiva delle poltrone. Con la nostra proposta ci si accorda successivamente in base ai programmi. E ovviamente il partito maggiore può far contare il proprio peso in un’eventuale intesa strategica con altre forze minori. L’intesa post voto è accaduta recentemente in Germania e in Gran Bretagna (dove c’è il maggioritario). Senza considerare che la stabilità di governo non la designa una legge elettorale.
Siamo entrati in toto in nuova fase. Mi sta dicendo che il M5S sarebbe disponibile ad accordi post elettorali?
Ovviamente. Il movimento ha sempre escluso alleanze pre-elettorali con l’obiettivo della spartizione delle poltrone, non escludiamo invece le intese se successive al voto e se di natura programmatica.
Anche col Pd?
Se sposasse il nostro programma certamente. Dopo i risultati delle Europee sono cambiate alcune cose. Ora Renzi è nostro interlocutore e abbiamo diverse riforme da proporgli, a cominciare dal Democratellum. Mi interessa sottolineare un passaggio metodologico: qualsiasi ratifica di un’eventuale alleanza deve passare tramite il voto on-line degli iscritti al M5S.
Nella vostra legge elettorale non è specificata la soglia di sbarramento, come si limita la frammentazione partitica e come si “tagliano” i partitini?
L’Italicum prevedeva una soglia di sbarramento all’8 per cento: una frode che violava il principio di costituzionalità della rappresentanza. Assurdo escludere un partito col 7,5 per cento e con due-tre milioni di consensi. Il Democratellum delinea circoscrizioni piccole nelle quali vengono inseriti i seggi e lo sbarramento è variabile. In alcune circoscrizioni si può entrare, ad esempio, anche col 2. In generale, l’obiettivo è far unire le forze politiche piccole da renderle almeno medie.
Il direttore di MicroMega, Paolo Flores d’Arcais, ha proposto ai rappresentati del M5S di vagliare l’ipotesi di un sistema uninominale a doppio turno, il quale avvantaggerebbe voi e la governabilità del Paese. Giudizio in merito?
Credo che il ballottaggio debba rimanere per le cariche monocratiche, non per elezioni nazionali dove sono coinvolte forze partitiche. Inoltre il sistema uninominale si basa su una logica maggioritaria: 630 (se contiamo gli italiani all’estero) collegi nel quale – in ognuno – viene assegnato un seggio. Dopo la sentenza della Consulta sul Porcellum, avevamo proposto di andare subito al voto col Mattarellum, un sistema elettorale maggioritario con una quota di proporzionale. Ma oggi il momento politico è totalmente differente, dopo una lunga consultazione abbiamo deciso di sostenere il Democratellum e di dialogare con Renzi.
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