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venerdì 13 giugno 2014

Mineo e Chiti crocifissi in sala mensa dal mega direttore Renzi

Dopo aver perso la faccia sulla scadenza del 10 giugno per le riforme, Renzi raddoppia invece di lasciare: è infatti pronto ad un secondo incontro con Berlusconi per rinnovare l’inciucio del Nazareno, a costo di fare mobbig contro i senatori Chiti e Mineo.
Il pregiudicato aspettava con ansia questo riconoscimento politico, così verrà resuscitato per l’ennesima volta e detterà le sue condizioni per l’appoggio al ddl sul Senato.
Il segretario del PD (la “D” è muta) è stato ben chiaro: “Le regole si scrivono insieme a tutti”.
Tranne, s’intende, chi la pensa diversamente.
Renzi ormai è diventato il direttore megagalattico della casta e i suoi dipendenti devono essere servili e obbedienti, anche di fronte alle pretese più ignobili.
Per questo gli impiegati Corradino Mineo e Vannino Chiti, nel ruolo dei Fantozzi e Filini di turno, subiscono ancora e vengono crocifissi in sala mensa: sono stati sacrificati sull’altare dell’inciucio perché la linea della Megaditta è quella di una riforma incostituzionale imposta e non condivisa.
Certo i cosiddetti civatiani, gli impiegati dell’Ufficio Sinistri, avrebbero fatto meglio a non entrare proprio nel Pd, invece che recitare la parte dei dissidenti quando sapevano benissimo che è una struttura burocratica di potere.

Sono quindi indifendibili, perché rimasti incollati alla poltrona fino a quando è stata messa a rischio dalla pasticciata riforma “Forza Pd” e hanno timidamente protestato.
Per questo il megadirettore Renzi ha decretato, con un atto d’imperio, che il ragionier Mineo e il geometra Chiti devono lasciare la Commissione Affari costituzionali, senza neanche ipotizzare di consultare il gruppo parlamentare.
E infatti 13 senatori Pd si sono autosospesi (sempre per la poltrona, non per le primarie fasulle o le tessere gonfiate o la candidatura degli impresentabili).
Renzi non si è neppure sognato di chiedere agli elettori di esprimersi sul punto (e infatti quando mai è stato chiesto alla base di fare un governo di larghe intese o di fucilare Letta o di scambiare amorosi sensi con Berlusconi).
Nel Pd non c’è un filo di democrazia, l’unico reparto che funziona è l’Ufficio Bustarelle e Tangenti e poi vorrebbero fare la morale a noi che sottoponiamo a 3 gradi di giudizio, con la ratifica finale di centinaia di migliaia di cittadini, la permanenza o meno nel M5S di chi si intasca la diaria!
Noi abbiamo il recall, i partiti applicano i licenziamenti fantozziani.
Le vicende interne al Partito Democristiano sono davvero tragicomiche, ma la deriva autoritaria di Renzi è il riflesso delle controriforme incostituzionali che insieme a Berlusconi vuole imporre al Paese.
Noi abbiamo presentato un pacchetto di riforme sul conflitto di interessi, la legge elettorale scritta in rete, il Parlamento pulito e i referendum senza quorum.
Sono questi i provvedimenti che servono al Paese per garantire trasparenza, efficienza e partecipazione popolare ai processi istituzionali, non le riforme ad castam del ducaconte Matteo Renzi.
Riccardo Fraccaro
Portavoce M5S Camera

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