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mercoledì 30 aprile 2014

Il sondaggio segreto del Pd: alle europee vincerà Grillo













Secondo le rilevazioni interne del Pd con la distribuzione degli indecisi il “Movimento 5 Stelle” sarebbe il primo partito alle europee. E Matteo Renzi avrebbe la strada ancora in salita, mentre Silvio Berlusconi supererebbe quota 20% e il quorum sarebbe ottenuto da Lega Nord, lista Tsipras e Ncd. Il “Movimento 5 Stelle” primo partito alle europee. Questa è la notizia bomba che potrebbe ribaltare le sorti della politica italiana (almeno è quello che spera Beppe Grillo, che ha già detto che in caso di vittoria chiederà il governo a Napolitano). Il tutto verrebbe quindi da un sondaggio riservato, di quelli che i partiticonducono per conto loro senza darne notizia alla pubblica opinione e che secondo molti sono gli unici a non essere in alcun modo manipolati (visto che il sospetto che con i sondaggi si faccia campagna elettorale non è certo cosa nuova).
Il sondaggio riservato in questione è invece trapelato, con tutti i suoi numeri: contrariamente a quanto indicato dai sondaggi ufficiali, il Pd infatti sarebbe ben al di sotto del 30% dei consensi. Oscillerebbe al momento fra il 26 e il 27%, mentre il “Movimento 5 Stelle” avrebbe superato in queste settimane il 27%. Si profilerebbe insomma un inatteso testa a testa Grillo-Renzi alle europee. Sempre secondo la stessa rilevazione, Forza Italia sarebbe di poco sopra il 20%, mentre il quorum alle europee sarebbe superato di sicuro da Ncd (intorno al 6-7%), dalla Lega Nord (sopra il 5%) e dalla lista Tsipras (5-6%) che avrebbe eroso soprattutto nel Sud molti voti del Pd. Al di là della notizia principale, che riguarda M5S e Pd, buone nuove arrivano quindi anche per tutti gli altri partiti: Forza Italia supera il 20%, Lega Nord, Nuovo Centrodestra e Lista Tsipras superano la soglia di sbarramento. Se davvero le cose andranno in questo modo, c’è da aspettarsi un terremoto. E molto probabilmente elezioni nel 2015.
(Andrea Signorelli, “Sondaggi Elezioni Europee 2014: il Movimento 5 Stelle primo partito?”, da “Polisblog” del 29 aprile 2014).

La Banca d'Inghilterra conferma che l'austerità è voluta dalle Elite Finanziarie

Spiacenti, non ci sono più soldi. E quindi: rigore, tagli alla spesa pubblica, spending review. Per colpire, solo e sempre, il settore pubblico: il welfare, la spesa vitale per i cittadini, da cui dipende strettamente la salute dell’economia privata di aziende e famiglie. Stando a politici, tecnocrati e banchieri, è come se il denaro «fosse una risorsa limitata, alla stregua della bauxite o del petrolio». Errore: il denaro è inesauribile, illimitato. Perché può essere creato dal nulla, in qualsiasi momento, a una sola condizione: che venga accettato come  valore di scambio, per acquistare beni e servizi e pagare le tasse. Quella che a prima vista può sembrare la scoperta dell’acqua calda, secondo David Graeber del “Guardian” è un’esternazione epocale: perché proviene dalla Banca d’Inghilterra, che ammette ufficialmente che la quantità di denaro circolante – quella in nostro possesso, e a disposizione dei nostri Stati – non dipende assolutamente da un ammontare frutto di risparmi, ma da una semplice decisione politica, attuata dalle banche centrali e dai super-banchieri che le gestiscono.

martedì 29 aprile 2014

Il Popolo in Europa tornerà a contare qualcosa solo se nelle urne elettorali si sveglierà

«Se la lotta contro i banchieri, la casta, le multinazionali, vi è sempre sembrata una guerra, non avete ancora visto nulla. Quella era una scampagnata. Adesso si piange veramente». Paolo Barnard certifica l’avvento definitivo di «una politica tecnocratica che in Usa ed Europa ora mena ceffoni ai banchieri, cosa mai accaduta dal XIV secolo a oggi». Un allarme speciale: se oggi a essere colpite sono anche le banche, significa che «qualcosa di orribilmente sinistro sta accadendo all’interno del Vero Potere», cioè l’élite mondiale che non ha mai digerito lo Stato democratico moderno – quello che vive di spesa pubblica, cioè deficit per investimenti sociali – e oggi «ha fatto fuori la borghesia in tutti i paesi avanzati, ha esautorato i Parlamenti, ha abolito il diritto». Ora anche le banche sono in ginocchio, «esattamente come nei secoli dal X al XVII». Le banche, cioè gli istituti di credito che «con la mano destra servono il Vero Potere ma che con la sinistra possono acquisire troppa ricchezza, dunque potere».

L’oro alla patria: costretti a cedere i gioielli di famiglia

Grazie ad una miracolosa operazione di trasparenza sul giro d’affari dei “Compro Oro”, è stato svelato al Senato che gli italiani, nel biennio 2011-2012, hanno svenduto ai tanti negozietti appositi circa 300 tonnellate di oro e preziosi, per un totale di 14 miliardi di euro. Cifra enorme, equivalente alla finanziaria del 2013: «Le famiglie italiane si sono fatte una finanziaria da sole», commenta Debora Billi. «Io lo trovo assolutamente vergognoso. Trovo indegno di un paese civile (nota frase abusata dai politici in campagna elettorale) che i cittadini siano ridotti a vendersi l’oro in quantitativi industriali per riuscire a tirare avanti. E’ una cosa da vomito. In un certo senso, hanno dato l’oro alla patria. Hanno tirato la fine del mese da soli, mentre il loro paese era occupato a dirottare i soldi delle tasse verso gli interessi sul debito anziché provvedere a chi si trovava in difficoltà come sarebbe compito di una comunità. Chissà, forse “ce lo chiede l’Europa”».

lunedì 28 aprile 2014

Krugman: “Il panico causato dalle tesi di Piketty mostra che la destra ha esaurito le idee”

di Paul Krugman*



“Capital in the Twenty-First Century” [Il capitale nel ventunesimo secolo], il nuovo libro dell’economista francese Thomas Piketty, è un vero fenomeno. Altri libri di economia sono stati campioni di vendite, ma il contributo di Piketty è uno studio serio, che reindirizza il discorso in un modo non comune alla maggior parte dei campioni di vendite. Così James Pethokoukis, dell’American Enterprise Institute, avverte sulla National Review che l’opera di Piketty va rifiutata, altrimenti “si diffonderà presso gli intellettuali e riplasmerà il panorama economico su cui saranno combattute le battaglie future”. 

Beh, buona fortuna al riguardo. La cosa che davvero colpisce nel dibattito sin qui è che la destra sembra incapace di montare un qualsiasi contrattacco sostanziale alla tesi di Piketty. La reazione è consistita invece tutta in insulti, in particolare in affermazioni che Piketty è un marxista e che lo è chiunque consideri la disuguaglianza di reddito e di ricchezza un problema importante. 

Potere Finanziario e Grandi Patrimoni nel panico:. l' Economista Piketty individua le distorsioni dell'attuale Società e ne detta i rimedi

Thomas Piketty con il suo studio sulle disuguaglianze sta conquistando l’America, compresi Krugman e Stiglitz con cui si è confrontato.

di Federico Rampini, da Repubblica

NEW YORK - Era dai tempi dell’inglese John Maynard Keynes, oltre 80 anni fa, che l’America non si lasciava conquistare da un economista europeo. La nazione più ricca e più avanzata del mondo riteneva di non aver nulla da imparare dalla vecchia Europa, almeno nella scienza economica. Oggi si ricrede. È merito di un quarantenne francese, Thomas Piketty, autore del Capitale nel XXI secolo, un monumentale studio su due secoli di diseguaglianze, la loro storia e le loro cause. L’editore americano ha dovuto anticiparne la traduzione dal francese, perché sommerso di prenotazioni online (e le prime edizioni sono già esaurite).

Il think tank democratico più vicino a Barack Obama, il Center for America Progress, lo ha invitato lunedì a Washington e il presidente ha mandato diversi consiglieri ad ascoltarlo. Harvard lo aspetta per stasera. In mezzo, la sua tappa di 48 ore a New York è stata un fuoco d’artificio. All’università Cuny, il francese è riuscito a fare un piccolo miracolo: riunire i due premi Nobel dell’economia Paul Krugman e Joseph Stglitz, due superstar inclini al protagonismo e noti per la loro rivalità accademica. Per Stiglitz lo studio di Piketty «è un contributo fondamentale», Krugman si dice «affascinato». In cerca di un nuovo «pensiero forte» dopo la grande crisi del 2008, l’America sembra averlo trovato in questo francese che l’ha ripudiata anni fa. Appena ventenne, Piketty insegnò qui al prestigioso Massachusetts Institute of Technology. Poi preferì tornare in Francia, perché diffidente verso la «deriva matematica» dei suoi colleghi americani. Verso i quali non lesina le critiche, accusando molti di loro di essere prigionieri di conflitti d’interessi, al servizio di un’ideologia che perpetua i privilegi delle oligarchie. 

PD-PDL: Si sostengono a vicenda per combattere il M5S

Europee, Grillo: “Mi aspetto un trionfo. Poi vado a chiedere il governo a Napolitano”

Il leader del Movimento Cinque Stelle in un'intervista ad Agorà: "Prepareremo una squadra per l'esecutivo. Renzi al Colle? E' andato a dire al capo dello Stato di richiamare Berlusconi altrimenti vince il M5s. Il premier ha bisogno del Cavaliere"









L’offensiva mediatica dell’ultimo mese di campagna elettorale non è solo quella di Matteo Renzi eSilvio BerlusconiIl primo va a In mezz’ora (Rai3) e è annunciato persino ad Amici (Canale5) dove del resto era già andato il 6 aprile 2013, mentre il secondo ha fatto il suo monologo – da condannato, decaduto e affidato ai servizi sociali – a Domenica live condotto da Barbara D’Urso,anche lui per la seconda volta dopo lo show del 16 dicembre 2012

Halevi: liquidare il Pd e l’euro-regime che taglia i salari

Non penso assolutamente che l’euro sia un progetto con orizzonti mondiali. Nasce in Europa e nemmeno tanto inEuropa. Nasce in Francia, la Germania non lo voleva. E morirà tra la Francia e la Germania. L’euro ha creato un consenso politico ed economico, non solo da parte dei gruppi capitalistici con più voce in capitolo, per una gara tra chi riesce ad imporre con maggior successo la deflazione salariale. È questo l’elemento che cementa le diverse componenti del capitale europeo. Se non fosse per quest’aspetto, l’euro sarebbe già saltato per reazione del resto dei paesi dell’Eurozona alle azioni unilaterali della Francia e della Germania, come ad esempio l’annuncio di Parigi e Berlino sul finire del 2002 di non voler rispettare i parametri di Maastricht. E infatti Olanda e Austria protestarono, ma Francia e Germania non li presero nemmeno in considerazione. Italia zitta, ovviamente. Purtroppo non si può uscire dall’unione monetaria se non si esce anche dall’Ue.

domenica 27 aprile 2014

Il benessere dei Popoli non interessa questa Europa

L’impero della finanza alla prova delle Europee


Notizie ed analisi contrastanti continuano a caratterizzare l’economia mondiale e quella italiana in particolare ed a riempire le prime pagine dei giornali. Per l’agenzia Fitch la recessione in Italia si è conclusa e quindi venerdì ha rivisto al rialzo le prospettive (outlook) della Penisola portandole da una valutazione “negativa” “stabile. La capitalizzazione delle banche italiane è migliorata, sempre secondo Fitch, peccato che nel rapporto non si spieghi come ciò sia avvenuto, dando alla Banca d’Italia il potere di trasformare parte del patrimonio nazionale (di cui il popolo è proprietario) in capitale bancario, una mossa che ha prodotto una ricapitalizzazione ed il corrispondente aumento del valore dei pacchetti azionari di chi ne è proprietario, tra cui le grosse banche commerciali italiane.

L'Euro fa riemergere antichi progetti egemonici

DI GIORGIO GATTEI

Sembra che la Grande Germania, ritornata soggetto geopolitico egemone in Europa, stia realizzando attualmente la prospettiva immaginata dai politici e dagli economisti nazisti per il loro dopoguerra vittorioso: di rendersi esportatrice netta di merci verso una periferia monetariamente subalterna ad una moneta unica che allora sarebbe stato il marco e adesso è l’euro.
Alla metà degli anni ’30 la stabilità degli scambi commerciali con l’estero era stata raggiunta in Germania mediante accordi bilaterali di clearing che consentivano di scambiare le merci senza “consumare” moneta perché le importazioni, non coperte da esportazioni, venivano contabilizzate in una “stanza di compensazione” e rinviate al futuro, senza interessi, in attesa d’essere saldate con esportazioni a venire.

sabato 26 aprile 2014

Le parole non corrispondono ai fatti

  • DI GZ
    cobraf.com
  • Forse è come sfondare porte aperte, sparare sulla crocerossa e rubare caramelle in chiesa mostrare le bugie economiche dei Monti, Letta, Renzi, ma dato che grazie alla grancassa dei giornaloni quest'ultimo gode di popolarità, facciamo servizio pubblico e mostriamo i numeri del DEF. Sui giornali c'è scritto che Renzi riduce le tasse, ma nel loro documento ufficiale è scritto che le aumenta, di 9 miliardi. Basta leggere, non i giornali ovviamente, ma il documento del DEF, anzi solo la tabella che lo riassume e anche uno scolaro nota che hanno scritto: entrate da 751 a 767 miliardi e spese da 798 a 809 miliardi (dal 2013 al 2014). (vedi tabella fondo pagina)

Si chiama post-democrazia, è il regime in cui viviamo

La democrazia «è la società in cui non è solo permesso ma è addirittura richiesto essere persona», sosteneva Maria Zambrano in “Persona e democrazia”, 1958. Ma oggi, a mezzo secolo di distanza, chi vuole per davvero “essere persona” e sostenerne l’onere? La partecipazione attiva al dibattito politico è la caratteristica fondamentale di una società democratica. In questo primo decennio del terzo millennio assistiamo, invece, a una crescente passività dei cittadini occidentali. Finite le elezioni, trasformate in uno spettacolo saldamente controllato da gruppi rivali di professionisti, esperti nelle tecniche di persuasione, la politica viene poi decisa in privato dallo scambio di favori tra i governi eletti e le lobbies che rappresentano, in forme sempre più marcate, gli interessi economici. E in una società in cui la democrazia rappresentativa sembra al tramonto, la gente vive la politica come un corpo estraneo, lontano, inafferrabile. Qual è allora il destino della democrazia?

venerdì 25 aprile 2014

Gli Italiani di oggi saranno in grado di ridarsi una nuova " Liberazione "?

DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI

Quand'è che si verifica una rivoluzione?
E come si fa, a innescarla, una rivoluzione?

La parola "rivoluzione" non viene dalla politica, bensì dall'astronomia. E' stata giustamente presa in prestito perchè identifica con esattezza uno specifico processo politico. Indica il movimento dei corpi celesti che ruotano su se stessi e fanno un giro intorno alla stella cui fanno riferimento.Quando ritornano nella posizione originaria, sono diversi, anche se magari non sembra, proprio perchè si è verificata la rivoluzione. La si usava anche per indicare i giri che i dischi al vinile compivano sul piatto d'acciaio: 78 rivoluzioni al minuto, oppure 33, più tardi anche 45.
La caratteristica della rivoluzione, che la rende un concetto così affascinante, consiste nel fatto che vince sempre.



La guerra di Ugo: il 25 aprile e l’euro-Italia di Renzi

Ugo Berga è un anziano signore di novant’anni, nipote di Palmiro Togliatti. Vive in valle di Susa, dove ha combattuto come partigiano. Dice: oggi, i partigiani della libertà e della giustizia sono i No-Tav, coi quali peraltro l’anziano Berga solidarizza, anche con happening a Chiomonte, a cento passi dalla baita in cui Beppe Grillo qualche anno fa violò i sigilli giudiziari, finendo anche lui in tribunale. Dalla parte dei No-Tav – cioè della libertà e della giustizia, per dirla con nonno Ugo – è dunque schierato il populista Grillo, mentre gli ultimi eredi piemontesi di quello che fu il partito di Togliatti – il sindaco torinese Fassino, l’ex sindaco Chiamparino ora in corsa per la Regione Piemonte, l’ex presidente Mercedes Bresso candidata al Parlamento Europeo – sono i più acerrimi avversari degli “eretici” valsusini. Proprio loro, gli ex-Pci, sono i nemici giurati dei ragazzi per i quali fa il tifo il partigiano comunista Ugo Berga, nipote di Togliatti. Dov’è l’errore?

giovedì 24 aprile 2014

La legge sul precariato perenne passa alla Camera

Lavoro, ok della Camera al decreto legge. M5S mostra manette e cartelli in protesta

Dopo il voto di fiducia delle scorse ore, il testo ha ottenuto il via libera da parte di Montecitorio e passa a Palazzo Madama per la seconda lettura. Toni accesi e scontri verbali tra i deputati 5 stelle e la presidente Laura Boldrini










Il decreto lavoro ottiene la prima approvazione. Dopo la fiducia di ieri, la Camera ha dato il via libera al testo, che ora passa al Senato per la seconda lettura. I voti favorevoli sono stati 283, i contrari 161 e un astenuto. Prima del voto finale ci sono state scintille tra i deputati del Movimento 5 stellee quelli del Pd, che hanno coinvolto la presidente Laura Boldrini. I pentastellati hanno cercato di tenere a raffica interventi sul regolamento (“non è carta da culo!”, ha urlato Claudio Cominardi). Alla fine, però, dopo proteste del Pd (qualcuno ha urlato “pagliacci!”) si è arrivati alla votazione finale.

Unione Bancaria con frode: se falliscono, paghiamo noi

Vi hanno raccontato che con l’Unione Bancaria non saranno più i contribuenti, ma gli investitori, a pagare per i disastri degli istituti di credito? «Bieche menzogne», replica Paolo Barnard. «Quello che è veramente stato messo nero su bianco dai tecnocrati neofeudali di Bruxelles, e che viene imposto all’Italia prona e schiava come legge suprema, è questo: voi banche avete fatto disastri, e siete quasi tutte fallite (specialmente la Deutsche Bank), ma non lo diciamo a nessuno. Facciamo un patto: voi adesso obbedite a noi, i vostri nuovi Signori, e in cambio noi vi salviamo il deretano con soldi pubblici mentre raccontiamo a tutti che non è vero. Diremo a tutti che i soldi li metteranno gli investitori, ma non è vero. Per spacciare questa frode facciamo l’Unione Bancaria con una serie di regole false, che tanto nessuno ci capisce un cazzo. Quindi il patto è: noi siamo i vostri Signori e vi comandiamo, voi continuate a maciullare la massa dei cittadini-cani, ma noi ora siamo i Signori assoluti”». In altre parole: «Neofeudalesimo».
«I signori neofeudali di quest’ennesimo crimine contro il diritto, la democrazia e contro noi persone», scrive Barnard nel suo blog, «sono la Paolo BarnardCommissione Ue nella persona del commissario al Mercato Unico, Michel Barnier, la Bce con Mario Draghi, le maggiori lobby bancarie del mondo come l’Institute of International Finance di Washington e la European Banking Federation, e il cancelliere tedesco Angela Merkel». Le regole sovranazionali adottate dall’unione bancaria hanno nomi astrusi. Il Single Rulebook? «Un insieme di regole per le banche, uguali per tutti i paesi Ue». Il Single Supervisory Mechanism: è quello del «super-poliziotto che controlla tutte le banche, cioè la Bce». Poi il Single Resolution Mechanism: «Il metodo comune di affrontare il fallimento di una grande banca europea per non far partire il contagio e il panico nei mercati». Quindi il Single Resolution Board, cioè «i tecnocrati incaricati di compiere gli atti concreti del punto 3». A seguire: Single Resolution Fund. Ovvero «un fondo europeo pagato dalle banche aderenti all’Unione Bancaria, di 55 miliardi di euro, che dovrebbe soccorrere il fallimento dell’eventuale banca». E infine il National Resolution Fund: «Un fondo simile, sempre pagato dalle banche, ma per i paesi Ue che non sono nell’Unione Bancaria».

mercoledì 23 aprile 2014

Brancaccio: “Il Jobs Act? Peggio della riforma Fornero”

Per l’economista il provvedimento, malgrado le piccole modifiche introdotte alla Camera, precarizza ulteriormente il mondo del lavoro e si inserisce nel sequel degli ultimi vent’anni: “In Italia abbiamo assistito allo smantellamento progressivo del diritto del lavoro”. E sugli 80 euro inseriti da Renzi nel Def, “l’idea che possano invertire la rotta e farci uscire dalla crisi è peregrina, per la svolta economica ci vuole ben altro”.

intervista a Emiliano Brancaccio di Giacomo Russo Spena
La bocciatura del Jobs Act è sonora. Emiliano Brancaccio, docente all’Università del Sannio e promotore del “monito degli economisti” contro le politiche europee di austerity, è netto: “Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a un progressivo smantellamento delle tutele del lavoro. Il provvedimento del governo Renzi è il sequel di un film già mandato in onda tante volte. Non intravedo svolte di politica economica”.

Eppure i centristi capeggiati dal ministro Angelino Alfano promettono battaglia al Senato contro le modifiche apportate dal Pd, tanto che il governo porrà il voto di fiducia. Siamo al braccio di ferro all’interno della maggioranza. Per lei il testo, in Commissione Lavoro alla Camera, è stato veramente stravolto?

La sinistra del Pd è riuscita ad apportare alcuni miglioramenti al testo. Nonostante queste modifiche, però, il segno complessivo del Jobs Act non cambia: assisteremo a una ulteriore precarizzazione dei contratti di lavoro. Ci sono novità peggiorative anche rispetto alla riforma Fornero, come l’eliminazione della causale sui contratti a tempo determinato, la possibilità di prorogare questi contratti e l’annacquamento dell’obbligo di stabilizzazione degli apprendisti.

Più deficit per la piena occupazione

di Andrea Terzi*


Sembra che nel dichiarare guerra alla disoccupazione il governo italiano abbia finalmente preso atto di una semplice verità: i posti di lavoro sono scomparsi perché il fatturato delle imprese è crollato - e senza domanda, non c'è lavoro. Da qui nasce il provvedimento che riduce il prelievo fiscale sui lavoratori dipendenti per dare una mano alla ripresa dei consumi. Renzi avrebbe preferito poterlo fare senza vincoli sul rapporto deficit/Pil, ma dovrà rassegnarsi a farlo tagliando contestualmente la spesa pubblica. Dovrà insomma trovare risparmi di spesa sufficienti a finanziare la perdita stimata del gettito. Come ha ribadito il ministro Padoan, "tagli permanenti di tasse saranno finanziati da tagli permanenti di spesa".
Non serve la sfera di cristallo per prevedere gli effetti strettamente legati a questa manovra. Molto semplicemente, qualcuno in Italia starà meglio e qualcun altro starà peggio. La riduzione della spesa (buona o cattiva che sia) comprime immediatamente redditi e risparmi del settore privato. D'altro canto, la riduzione dell'Irpef lascerà nelle tasche di qualcun altro più reddito e più risparmio. Crescerà la domanda interna? Poco o nulla. E anzi calerà, se una fetta di quel reddito redistribuito ai lavoratori dipendenti non dovesse essere spesa.

martedì 22 aprile 2014

Il ministro di Polizia




LORENZO GUADAGNUCCI 

Un ministro dell’Interno che alza la voce e usa toni da capo-manipolo per difendere quelli che definisce attacchi alla polizia, un ministro dell’Interno che minaccia di vietare cortei e manifestazioni nel centro storico di Roma, un ministro dell’interno che respinge con rabbia una solida proposta garantista come il codice identificativo sulle divise degli agenti, ecco un ministro degli interni così non si era ancora visto. Angelino Alfano, nell’arco di pochi minuti di conferenza stampa, ha rivendicato un ruolo da ministro di polizia, cioè una concezione che ci allontana dai canoni delle democrazie europee.
A un certo punto ha sventolato fotografie riprese durante la manifestazione del 12 aprile: immagini raffiguranti persone che lanciano oggetti, che hanno il volto coperto e così via. Ecco i pacifici manifestanti, ecco che partecipa ai cortei, ha inveito Alfano, rivendicando di fatto le violenze, gli eccessi, gli abusi compiuti da alcuni agenti durante quella stessa giornata.
Non sfugge la gravità di questa rivendicazione: il ministro ha messo sullo stesso piano teppisti e agenti. Ha detto, certo, che chi commette abusi sarà perseguito dalle autorità competenti, ma intendeva dire “chi avrà la sfortuna d’essere fotografato o filmato e riconosciuto”. In verità, mostrando le foto dei teppisti, ha suggerito l’equazione: se quelli lanciano pietre, questi risponderanno con la stessa moneta.

In Italia famiglie al collasso

Crisi, Istat: “In Italia oltre un milione di famiglie sono senza reddito da lavoro”

Si tratta di nuclei al cui interno tutti i componenti attivi (ovvero quelli che partecipano al mercato del lavoro) sono disoccupati: mezzo milione corrisponde a coppie con figli, mentre 213mila sono monogenitore


Nell’Italia che lotta per riprendersi dalla crisi economica ci sono ancora un milione e 130mila famiglie senza reddito da lavoro. Tradotto: si tratta di nuclei familiari al cui interno tutti i componenti attivi (ovvero quelli che partecipano al mercato del lavoro) sono disoccupati. Una fotografia che non lascia spazio all’ottimismo quello scattato dall’Istat, i cui dati 2013 dipingono una situazione tutt’altro che rosea: nel dettaglio, come detto, si tratta di 1 milione 130mila nuclei, tra i quali quasi mezzo milione (491mila) corrisponde a coppie con figli, mentre 213mila sono monogenitore (nella gran parte dei casi una mamma).

lunedì 21 aprile 2014

Gli 80 Euro di Renzi, una promessa che scotta

di Vincenzo Cirigliano

Volendo fare delle considerazioni sulle ormai famose 80 Euro promesse dal Governo Renzi ai lavoratori, e di cui tutti i media ormai parlano in termini entusiastici, non possiamo che ricordare ai più il percorso attraverso cui ci si è arrivati, percorso dettato dai tempi che stiamo vivendo e che bollano questo provvedimento come misura emergenziale atta a far fronte ad una situazione sociale che incute ormai non poco timore nelle classi dirigenti economiche, finanziarie e mediatiche di questo paese.

Vale a dire che forse, dopo circa trenta anni di lotte sociali, che si sono svolte non dal basso verso l’alto ma viceversa, andando ad incidere sull’allargamento della forbice sociale, dopo cinque anni di dura ed asfissiante austerità, di precarizzazione diffusa, di disoccupazione dilagante ci si e forse accorti di aver superato il limite fisiologico di sopportazione delle masse Lavoratrici, come le definirebbe Marx.

Fuori l'Europa dalla Costituzione? Come stanno le cose

di Aldo Giannuli.

Giulio Tremonti ha presentato un disegno di legge costituzionaleche prevede la modifica degli articoli 97, 117 e 119 della carta Costituzionale riferiti alla questione del vincolo di pareggio. Subito sono comparsi articoli con titoli allarmati del tipo: "Tremonti vuole cancellare l'Europa dalla Costituzione", che fanno pensare all'ennesima mutilazione del testo costituzionale.

Le cose non stanno affatto così e mi spiego.

Il testo originario della Costituzione non contiene alcun riferimento all'Europa e, tantomeno, alla Ue. L'attuale formulazione è assai recente ed è un' eredità del governo Monti di infelice memoria.
 Esso fu la conseguenza dell'accordo intergovernativo del 2012 meglio noto come accordo del "Fiscal Compact", che determinava l'introduzione del pareggio di bilancio obbligatorio e l'obbligo di chiedere l'autorizzazione delle Camere in caso di deviazione dall'obiettivo.

domenica 20 aprile 2014

Come l'Eni truffa la Basilicata e i lucani

È la regione più ricca di petrolio di tutta l'Europa occidentale. Eppure i suoi cittadini non se ne accorgono e la loro vita non migliora. Così monta la protesta.

di Marilda Tria

Basilicata: regione senza futuro, senza lavoro, senza salute, senza soldi, ma con tanto petrolio. Il settantuno per cento della produzione di petrolio italiana arriva dai giacimenti della Basilicata, i più grandi non solo del Paese, ma di tutta l'Europa occidentale. L'Eni specula sul territorio lucano da oltre vent'anni. Un rapporto unidirezionale tra gli imprenditori del petrolio e la Basilicata. Eni trivella e guadagna mentre la Basilicata si impoverisce, sempre di più, a discapito dell'economia locale e della salute dei lucani. Dal 1998 ad oggi sono giunti alla regione ben cinquecentoottantacinque milioni di euro che non hanno prodotto nessun significativo miglioramento delle condizioni socio-economiche delle zone interessate, anzi, per certi versi, non hanno fatto altro che peggiorarli.

La veglia pasquale di Papa Francesco Bergoglio come Wojtyla: “Non abbiate paura!”

È durata due ore e mezza la Veglia pasquale presieduta da Papa Francesco in San Pietro, durante la quale ha battezzato e cresimato 10 catecumeni. Al termine del rito, il Pontefice ha brevemente riassunto la sua omelia: “Vi auguro – ha detto – di tornare ognuno alla propria Galilea, luogo dell’incontro con Cristo. È questo il mio augurio di Buona Pasqua”. Mentre il Pontefice lasciava la Basilica, un fedele ha cercato di dargli una lettera, raccolta invece da uno dei cardinali che l’ha passata agli addetti alla sicurezza che poi la faranno avere al Papa.
È iniziata nell’atrio della Basilica di San Pietro con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale, la Veglia di Pasqua presieduta da Papa Francesco. Alla successiva processione verso l’altare con il cero pasquale acceso hanno partecipato 200 concelebranti tra cardinali, vescovi e prelati della Curia romana. Dopo che il Pontefice lo ha benedetto, un diacono ha quindi intonato il canto dell’Exsultet. Dopo la Liturgia della Parola, il Papa amministra i Sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima e Prima Comunione) a 10 catecumeni. Il più piccolo ha 7 anni ed è italiano, il più grande è un vietnamita di 58 anni. Altri battezzandi provengono da Bielorussia, Senegal, Libano e Francia.

sabato 19 aprile 2014

Italiani chiedetevi: Perchè le promesse di Renzi solo a dopo le Elezioni Europee?...non cascateci !!!....



"Per reagire ad una presa in giro bisogna innanzitutto essere consapevoli dell’inganno. E bisogna accorgersene prima che sia troppo tardi. Renzi e l’Europa lo sanno bene. Per questo l’uno spalleggia l’altra e viceversa. Almeno fino al 25 maggio: dopo quella data, infatti, il destino di milioni di elettori non sarà più affar loro. Ma se gli va in porto il raggiro, avranno arginato la presa di Bruxelles da parte di milioni di cittadini stanchi di subire.
Prendiamo i famosi 80 euro al mese, ad esempio: non sono altro che il cavallo di Troia con cui Renzi vuole entrare in Europa per poi aprire i confini italiani all’austerity della Troika. Innanzitutto non riguarderanno una platea di 10 milioni di italiani. Probabilmente saranno poco più della metà a riceverli, e solo a tempo determinato: solo chi si trova in una fascia di reddito compresa tra i 16 e i 24 mila euro lordi. Il bonus scatta infatti solo quando l’imposta lorda , cioè quella pre-applicazione delle detrazioni, è superiore agli sconti già previsti dalle leggi in vigore. Per esempio, un lavoratore dipendente con un reddito di 15-16 mila euro con moglie e figli a carico (una platea vastissima di contribuenti) non percepirà mai alcun bonus.

I temi Sociali affrontati anche nella via Crucis





I temi sociali affrontati nella via Crucis 2014: ecco qualche passo
                                                         
                                                                   II STAZIONE
Gesù è caricato della croceIl pesante legno della crisi

«Gesù portò i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, perché non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue ferite siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime» (1 Pt 2,24-25).
Pesa quel legno della croce, perché su di esso Gesù porta i peccati di tutti noi. Barcolla sotto quel peso, troppo grande per un uomo solo (Gv 19,17).

venerdì 18 aprile 2014

Disoccupazione giovanile: le antiche terapie del governo Renzi

di Guglielmo Forges Davanzati

«Mentre fa la guardia alla porta (della miniera), il ragazzo non potrebbe leggere se avesse un lume?». «In primo luogo, dovrebbe comprarsi le candele. Ma inoltre non gli sarebbe permesso. Sta là per fare attenzione al suo lavoro, ha un dovere da compiere. Non ho mai visto un ragazzo leggere nel pozzo»”; “«Perché non mandare i bambini a scuole serali?». «Nella maggior parte dei distretti carboniferi non ne esistono. Ma la cosa principale è che i bambini sono così esausti per il lungo sovraccarico di lavoro, che gli occhi si chiudono dalla stanchezza». «Dunque, voi siete contro l’educazione?». «Niente affatto»” - Report from the Selected Committee on Mines, 23 luglio 1866. 

Circa il 23% della forza-lavoro rientra nella categoria dei NEET: non studia né lavora né segue percorsi formativi. Il tasso di disoccupazione giovanile, concentrato soprattutto nel Mezzogiorno, si è attestato, in quell’area, al 31% per i diplomati e 49% per i laureati, percentuali di gran lunga superiori a quelle registrate nel Centro-Nord. La terapia proposta dal Governo Renzi, sulla quale sembra vi sia un accordo pressoché generalizzato, consiste nell’incentivare i contratti di apprendistato.