di Vincenzo Cirigliano
Vale a dire che forse, dopo circa trenta anni di lotte sociali, che si sono svolte non dal basso verso l’alto ma viceversa, andando ad incidere sull’allargamento della forbice sociale, dopo cinque anni di dura ed asfissiante austerità, di precarizzazione diffusa, di disoccupazione dilagante ci si e forse accorti di aver superato il limite fisiologico di sopportazione delle masse Lavoratrici, come le definirebbe Marx.
Si è quindi forse avuta la percezione di essere sul punto di veder crollare tutto, di disintegrare il Sistema, sia con un eventuale passaggio alle urne sia anche senza, in modi che potrebbero configurarsi imprevedibili e violenti
Ed ecco allora che per calmare le acque, come la storia ci insegna, bisogna cedere o concedere qualcosa che in futuro si potrà magari togliere o ridurre o presumibilmente aumentare se le tensioni sociali faranno registrare dei picchi preoccupanti. Da sempre si fa così.
E “ il potere vestito d’umana sembianza che volge lo sguardo a spiar le intenzioni degli umili, degli straccioni ...."
Si può solo aggiungere a tutto ciò che ci si augura che questa operazione venga portata avanti nell’ottica di una equa redistribuzione, che, però, a giudicare dai presupposti appare già alquanto lacunosa, visto che coinvolge una fascia di reddito che va dagli ottomila Euro ai ventiquattromila Euro. La prima fascia lascia inspiegabilmente fuori chi un reddito neanche ce l’ha, la fascia massima invece premia magari chi non ne avrebbe urgente bisogno. Il tutto lascia presupporre che dietro i buoni propositi si nasconda una manovra elettorale ad ampio spettro che guarda caso strizza l’occhio, più che a chi ha realmente bisogno, paradossalmente verso i redditi medi, vale a dire quella classe media che muove milioni di consensi.
Certamente sarebbe importantissimo, in tal senso, che questa misura assumesse invece le caratteristiche di un provvedimento strutturale percepibile sempre, anche negli anni a venire, qualora non si registri un mutamento delle condizioni che l’hanno determinato, scongiurando quindi che sia una misura dettata dalle circostanze e dalle convenienze del momento con evidenza legate alle prossime elezioni Europee.
Ci si augura anzi che i lavoratori possano toccare con mano e apprezzare le differenza con le Buste Paga sino ad ora percepite, considerato i meccanismi che agiscono sui loro compensi, che a volte hanno effetti perversi allorquando si registrano degli aumenti anche minimi che vanno, non lo so quanto inspiegabilmente o quanto volutamente, ad essere immediatamente compensati e vanificati, ad esempio, dall’abbattimento degli assegni familiari a seguito del passaggio ad una fascia di tassazione IRPEF superiore. In genere questi perversi meccanismi, messi in piedi da Normative Statali non certo inconsapevoli, finiscono sempre con il mangiarsi buona parte di quel minimo di aumenti salariali che con fatica si riescono a spuntare.
Di sicuro si può certamente affermare che un’eventuale fallimento degli effetti redistributivi di questo provvedimento può essere letale per chi oggi lo sta vendendo e decantando come l’uovo di Colombo, destinato a determinare un netto giro di vite volto a compensare la perdita di potere d’acquisto dei salari registrata in questi ultimi anni, anche se qualcuno dovrebbe poi comunque spiegarci come mai, da tutto ciò, ne siano rimaste fuori proprio quelle classi sociali che faticano a mantenere il passo e sono prive di ogni reddito.
Dinanzi all’eventuale fallimento di queste misure certamente si può prevedere che gli effetti sarebbero ben superiori rispetto a quelli registrabili da una debacle elettorale alle Europee e probabilmente sancirebbero la completa perdita di credibilità di una sinistra che in più occasioni, soprattutto di recente, ha sacrificato e tradito il popolo. In questo senso, la Storia sicuramente insegna.
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