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domenica 20 aprile 2014

La veglia pasquale di Papa Francesco Bergoglio come Wojtyla: “Non abbiate paura!”

È durata due ore e mezza la Veglia pasquale presieduta da Papa Francesco in San Pietro, durante la quale ha battezzato e cresimato 10 catecumeni. Al termine del rito, il Pontefice ha brevemente riassunto la sua omelia: “Vi auguro – ha detto – di tornare ognuno alla propria Galilea, luogo dell’incontro con Cristo. È questo il mio augurio di Buona Pasqua”. Mentre il Pontefice lasciava la Basilica, un fedele ha cercato di dargli una lettera, raccolta invece da uno dei cardinali che l’ha passata agli addetti alla sicurezza che poi la faranno avere al Papa.
È iniziata nell’atrio della Basilica di San Pietro con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale, la Veglia di Pasqua presieduta da Papa Francesco. Alla successiva processione verso l’altare con il cero pasquale acceso hanno partecipato 200 concelebranti tra cardinali, vescovi e prelati della Curia romana. Dopo che il Pontefice lo ha benedetto, un diacono ha quindi intonato il canto dell’Exsultet. Dopo la Liturgia della Parola, il Papa amministra i Sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima e Prima Comunione) a 10 catecumeni. Il più piccolo ha 7 anni ed è italiano, il più grande è un vietnamita di 58 anni. Altri battezzandi provengono da Bielorussia, Senegal, Libano e Francia.

Papa Francesco ha ripetuto nel corso della Veglia di Pasqua celebrata nella Basilica di San Pietro le parole del Vangelo di Matteo divenute il simbolo del Pontificato di Giovanni Paolo II che esattamente tra una settimana egli stesso proclamerà Santo: “Non abbiate paura!”.
Parole, ha ricordato, rivolte da “un angelo potente” alle donne, che furono le prime testimoni della Risurrezione. “Dopo la morte del Maestro – ha ricordato Francesco – i discepoli si erano dispersi; la loro fede si era infranta, tutto sembrava finito, crollate le certezze, spente le speranze. Ma ora, quell’annuncio delle donne, benché incredibile, giungeva come un raggio di luce nel buio. La notizia si sparge: Gesù è risorto, come aveva predetto, e c’era quel comando di andare in Galilea dove tutto era iniziato! Tornare là, tornare al luogo della prima chiamata sulla riva del lago, e rileggere tutto, a partire dalla croce e dalla vittoria: la predicazione, i miracoli, la nuova comunità, gli entusiasmi e le defezioni, fino al tradimento, rileggere tutto a partire dalla fine, che è un nuovo inizio, da questo supremo atto d’amore”.
Secondo Bergoglio, “per ognuno di noi c’è una ‘Galilea’ all’origine del cammino con Gesù” e dunque “andare in Galilea significa qualcosa di bello, significa per noi riscoprire il nostro Battesimo come sorgente viva, attingere energia nuova alla radice della nostra fede e della nostra esperienza cristiana”. “Tornare in Galilea – ha spiegato il Pontefice – significa anzitutto tornare lì, a quel punto incandescente in cui la Grazia di Dio mi ha toccato all’inizio del cammino. È da quella scintilla che posso accendere il fuoco per l’oggi, per ogni giorno, e portare calore e luce ai miei fratelli e alle mie sorelle. Da quella scintilla si accende una gioia umile, una gioia che non offende il dolore e la disperazione, una gioia buona e mite”.
Francesco ha parlato dunque di “una Galilea più esistenziale: l’esperienza dell’incontro personale con Gesù Cristo, che mi ha chiamato a seguirlo e a partecipare alla sua missione”. “In questo senso – ha scandito – tornare in Galilea significa custodire nel cuore la memoria viva di questa chiamata, quando Gesù è passato sulla mia strada, mi ha guardato con misericordia, mi ha chiesto di seguirlo; recuperare la memoria di quel momento in cui i suoi occhi si sono incrociati con i miei, il momento in cui mi ha fatto sentire che mi amava”.
“Oggi, in questa notte, ognuno di noi – ha suggerito Francesco – può domandarsi: qual è la mia Galilea? Dove è la mia Galilea? La ricordo? L’ho dimenticata? Sono andato per strade e sentieri che me l’hanno fatta dimenticare?”. “Cercala, non temere, è là che ti aspetta il Signore”, ha esortato rivolto ad ognuno dei presenti. “Il Vangelo di Pasqua – ha affermato ancora il Papa – parla chiaro: bisogna ritornare là, per vedere Gesù risorto, e diventare testimoni della sua Risurrezione”.
“Non è un ritorno indietro, non è una nostalgia. È ritornare al primo amore, per ricevere il fuoco che Gesù ha acceso nel mondo, e portarlo a tutti, sino ai confini della terra”. Ecco – ha poi concluso Bergoglio – la “Galilea delle genti: orizzonte del Risorto, orizzonte della Chiesa; desiderio intenso di incontro. Mettiamoci in cammino!”.



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