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sabato 19 aprile 2014

I temi Sociali affrontati anche nella via Crucis





I temi sociali affrontati nella via Crucis 2014: ecco qualche passo
                                                         
                                                                   II STAZIONE
Gesù è caricato della croceIl pesante legno della crisi

«Gesù portò i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, perché non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue ferite siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime» (1 Pt 2,24-25).
Pesa quel legno della croce, perché su di esso Gesù porta i peccati di tutti noi. Barcolla sotto quel peso, troppo grande per un uomo solo (Gv 19,17).

E’ anche il peso di tutte le ingiustizie che hanno prodotto la crisi economica, con le sue gravi conseguenze sociali: precarietà, disoccupazione, licenziamenti, un denaro che governa invece di servire, la speculazione finanziaria, i suicidi degli imprenditori, la corruzione e l’usura, con le aziende che lasciano il proprio paese.
Questa è la croce pesante del mondo del lavoro, l’ingiustizia posta sulle spalle dei lavoratori. Gesù la prende sulle sue e ci insegna a non vivere più nell’ingiustizia, ma capaci, con il suo aiuto, di creare ponti di solidarietà e di speranza, per non essere pecore erranti né smarrite in questa crisi.
Ritorniamo perciò al Cristo, Pastore e Custode delle nostre anime. Lottiamo insieme per il lavoro in reciprocità, vincendo la paura e l’isolamento, ricuperando la stima per la politica, e cercando di uscire insieme dai problemi.
La croce, allora, si farà più leggera, se portata con Gesù e sollevata tutti insieme, perché dalle sue ferite – fatte feritoie – siamo stati guariti (cfr 1 Pt 2,24).


                                                                         III STAZIONE
Gesù cade per la prima voltaLa fragilità che ci apre all’accoglienza
«Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio ed umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui!» (Is 53,4-5).
E’ un Gesù fragile, umanissimo, quello che contempliamo con stupore in questa stazione di grande dolore. Ma è proprio questo suo cadere, nella polvere, che rivela ancora di più il suo immenso amore. E’ pressato dalla folla, stordito dalle grida dei soldati, bruciante per le piaghe della flagellazione, colmo di amarezza interiore per l’immensa ingratitudine umana. E cade. Cade per terra!
Ma in questa caduta, in questo cedere al peso e alla fatica, Gesù si fa ancora una volta Maestro di vita. Ci insegna ad accettare le nostre fragilità, a non scoraggiarci per i nostri fallimenti, a riconoscere con lealtà i nostri limiti: «C’è in me il desiderio del bene – dice san Paolo – ma non la capacità di attuarlo» (Rm 7,18).
Con questa forza interiore che gli viene dal Padre, Gesù ci aiuta anche ad accogliere la fragilità degli altri; a non infierire su chi è caduto, a non essere indifferenti verso chi cade. E ci dà la forza di non chiudere la porta a chi bussa alle nostre case, chiedendo asilo, dignità e patria. Consapevoli della nostra fragilità, accoglieremo tra noi la fragilità degli immigrati, perché trovino sicurezza e speranza.
E’ infatti nell’acqua sporca del catino del Cenacolo, cioè nella nostra fragilità, che si specchia il vero volto del nostro Dio! Perciò, «ogni spirito che riconosce Gesù Cristo, venuto nella carne, è da Dio» (1 Gv 4,2).

BUONA PASQUA


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