Grazie ad una miracolosa operazione di trasparenza sul giro d’affari dei “Compro Oro”, è stato svelato al Senato che gli italiani, nel biennio 2011-2012, hanno svenduto ai tanti negozietti appositi circa 300 tonnellate di oro e preziosi, per un totale di 14 miliardi di euro. Cifra enorme, equivalente alla finanziaria del 2013: «Le famiglie italiane si sono fatte una finanziaria da sole», commenta Debora Billi. «Io lo trovo assolutamente vergognoso. Trovo indegno di un paese civile (nota frase abusata dai politici in campagna elettorale) che i cittadini siano ridotti a vendersi l’oro in quantitativi industriali per riuscire a tirare avanti. E’ una cosa da vomito. In un certo senso, hanno dato l’oro alla patria. Hanno tirato la fine del mese da soli, mentre il loro paese era occupato a dirottare i soldi delle tasse verso gli interessi sul debito anziché provvedere a chi si trovava in difficoltà come sarebbe compito di una comunità. Chissà, forse “ce lo chiede l’Europa”».
«Mentre i piazzisti commerciali dell’Unione Europea provano a convincerci raccontando che in 70 anni non si sono fatte guerre», continua la Billi, noi «guardiamo agli italiani che si sono spogliati anche delle fedi nuziali, ai greci che muoiono senza medicine e senza cibo nelle mense scolastiche, agli ucraini governati dai nazisti, alla Germania che chiede forza lavoro a basso costo, e ci sembra che tutto somigli tanto, ma tanto tanto, al 1943». L’anno peggiore è stato il 2012, conferma “Il Fatto Quotidiano”: la scritta “compro oro” campeggiava ovunque e milioni di italiani vendevano i propri preziosi per arrivare a fine mese. I dati sono largamente sconosciuti. Ascoltato dalla commissione industria del Senato, il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, ha svelato i numeri di un fenomeno di massa: nel 2012 gli italiani hanno venduto 200 tonnellate d’oro per un valore di 8 miliardi di euro. Due anni fa, stimano le Camere di commercio, 17 milioni di persone sono entrate in una delle oltre 22.000 agenzie, sorte come funghi in tutti i quartieri delle città, per vendersi l’oro di famiglia.
Secondo le associazioni del settore, allargando lo sguardo al 2011, la cifra sale a 300 tonnellate e il giro d’affari a 14 miliardi di euro. Collane, orecchini, anelli, oltre 20 milioni di “pezzi” finiti in un mercato fuori da qualsiasi controllo. «Per dare l’idea – scrive Carlo Di Foggia sul “Fatto” – in tutta Italia sono solo 554 gli operatori autorizzati da Bankitalia. Tutti gli altri si muovono nel solco di un vuoto normativo, spesso paravento per affari milionari gestiti dalla criminalità: riciclaggio e reinvestimento di proventi illeciti, ricettazione, frode ed evasione fiscale, tutto documentato dalle inchieste delle fiamme gialle». Ma anche chi non opera in “nero” fa affari d’oro, perché i margini di guadagno sono altissimi. «Il meccanismo è semplice: si acquista a prezzi molto più bassi di quelli che poi vengono applicati alle fonderie, che comprano solo da operatori in grosse quantità. Senza regole e senza bisogno di autorizzazioni, secondo la Guardia di finanza, tra il 2011 e il 2013 il numero dei “compro oro” è aumentato di cinque volte». La domanda imponente ha trainato l’offerta finché il mercato ha retto, poi il filone si è esaurito. La quotazione dell’oro è crollata e chi aveva da vendere ha venduto tutto.
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