di Thomas Müntzer
Se qualcuno voleva verificare in quale modo il "nuovo corso" renziano si sarebbe relazionato con le istanze dei movimenti, adesso ne ha una prima prova. Del resto le avvisaglie c'erano state già nei giorni scorsi: occupazioni sgomberate, repressione, operazioni giudiziarie. Sabato ne abbiamo avuto la conferma con il primo corteo di opposizione al Governo Renzi.
Dinnanzi ad una manifestazione di alcune migliaia di persone, con una composizione variegata, specchio di una fetta di società che subisce pesantemente gli effetti della crisi e delle politiche di austerity, con la folta presenza delle famiglie dei movimenti per l'abitare, non si è fatta attendere la risposta delle forze dell'ordine.
Le cariche fin dentro la "tonnara" di piazza Barberini volte non solo a disperdere gli "assedianti" ma a far male e a fare arresti, mostrano per l'ennesima volta il volto arrogante di una classe politica che sta mandando sul lastrico milioni di persone pur di salvaguardare gli interessi di banche, finanza e multinazionali.
È inutile soffermarsi sulle ricostruzioni della giornata fatte dai media, ancora una volta faziosi quando episodi di ribellione avvengono nel proprio paese, e non in qualche posto lontano. La nostra solidarietà nei confronti di tutti e tutte i/le fermati è piena, e ne richiediamo l'immediato rilascio. Le lotte sociali non si arrestano.
Per non fermare le lotte serve però anche la capacità di andare oltrela stessa giornata di sabato. Il 12 aprile è stata infatti una manifestazione significativa, ma decisamente più piccola dello scorso 19 ottobre, e non sembra creare nessuno sbocco ricompositivo in avanti.
La cosa che è mancata di più in questi mesi è stata una ricaduta nei territori e nei luoghi sociali, con una capacità di allargamento inclusivo. Si è vissuto anzi un rischio di autoreferenzialità e semplice autorappresentazione dei percorsi, con un moltiplicarsi di date senza una moltiplicazione delle energie.
Serve invece qualcosa che nell'ultimo periodo non è riuscita a nessuno dei movimenti sociali, se non in modo parziale: mettersi in rete in modo continuativo in una dinamica di mutuo soccorso, per costruire collettivamente, a partire da lotte e identità anche diverse, un'opposizione sociale alle politiche di austerity che riesca ad essere efficace e non solo simbolica.
In questi tempi di crisi economica e politica più che in fasi passate, è infatti fondamentale "chi" assedia, in base a quale percorso di autorganizzazione, e con quale obiettivo. Altrimenti lo scontro diventa velleitario, non riproducibile né comprensibile a livello di massa.
La soggettività, la pratica dell'obiettivo e le modalità di costruzione dei percorsi sono infatti fondamentali per dare efficacia ad un conflitto sociale. Altrimenti il piano dello scontro è quello stabilito da altri, e non viene agito da nessun soggetto sociale concreto. Non a caso negli ultimi anni le opposizioni più efficaci, anche con pratiche di conflitto radicali, sono partite da soggettività specifiche, con reali processi di autorganizzazione ed obiettivi chiari, come è stato per gli studenti e per i No Tav.
Non ci sono alternative a percorsi lunghi e pazienti di radicamento sociale e autorganizzazione, in grado di rendere esemplari alcune lotte di opposizione all'austerity, e poi saperle mettere in rete con le altre lotte sociali frammentate esistenti. E vanno messe in rete in modo aperto, senza primogeniture o istinti identitari. Pena la loro inefficacia.
Il 12 aprile allora, deve essere in grado mettersi in discussione, o rischia di rimanere semplicemente una significativa manifestazione. Abbiamo di fronte delle immediate occasioni di rilancio e allargamento: la mayday a Milano, che tiene insieme la lotta alla precarietà e il movimento No Expo; le giornate lanciate per metà maggio a livello europeo da Blockupy; l'appello contro austerity e privatizzazioni lanciato dal Forum dei movimenti per l'Acqua per una manifestazione nazionale per il prossimo 17 maggio; infine l'appuntamento dell'11 luglio a Torino per il Vertice europeo sulla disoccupazione giovanile.
Ma per provare a mettere in difficoltà e a rispondere adeguatamente ai governi europei che decidono delle politiche sul lavoro e che continuano a promuovere l'austerity, serve la capacità di valorizzare tutte le lotte e le soggettività concrete in campo, con l'obiettivo di rilanciare da subito dinamiche di conflitto reali nei territori e nei luoghi sociali.
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