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martedì 21 gennaio 2014
Petrolio lucano in 10 anni royalty per più di un mld e mezzo ... ma zero sviluppo
di LUIGIA IERACE
Dieci anni di royalty. In cifre: circa un miliardo e mezzo di euro versati per l’attività estrattiva in Basilicata. Quasi 1.500 milioni di euro, insomma, con un trend di crescita intorno ai 300 milioni nell’ultimo anno (nel 2013, infatti, sono state pari a oltre 290 milioni di euro le royalty derivanti dal giacimento dell’Eni in Val d’Agri) ma che potranno lievitare ancora superando gli oltre 500 milioni all’anno con l’entrata in produzione del giacimento di Tempa Rossa della Total prevista nel 2016, che porterà, secondo i francesi, 180 milioni di euro all’anno. Un sacco di soldi e solo imputabili a quel tanto contestato 10% di royalty (7% più 3% di bonus idrocarburi) che le compagnie petrolifere versano a Stato (solo per alimentare il Fondo idrocarburi perché lo Stato ha rinunciato alla sua quota di royalty a favore della regioni del Mezzogiorno e in tal caso alla Basilicata), Regione e Comuni (Viggiano, Calvello, Grumento Nova, Marsico Nuovo, Montemurro. Prima c’erano anche Garaguso, Ferrandina, Pisticci e Salandra, giacimenti ormai in esaurimento che non fruttano più royalty). La somma è andata crescendo di anno in anno in funzione della produzione e del costo del greggio, con picchi negli ultimi anni. Infatti, si è arrivati a sfiorare il miliardo negli ultimi 5 anni sulla produzione di oltre 18 milioni di tonnellate di greggio, estratti in Basilicata dal 2008 al 2012.
Questa è la situazione attuale con una produzione in Val d’Agri, nel giacimento dove opera Eni in joint venture con Shell, di 86 mila barili di petrolio e di al giorno e di 3,6 milioni di metri cubi di gas che a regime diventeranno 104mila barili di petrolio al giorno e 4,6 milioni di metri cubi di gas, secondo quanto sancito nel Protocollo d’intesa tra la Regione e le compagnie petrolifere nel 1998. E, proprio, in funzione di queste nuove produzioni, lieviteranno anche le royalty che saranno rimpinguate da quelle in arrivo dal secondo giacimento lucano di Tempa Rossa, dove operano i francesi della Total, in joint venture con Shell e, dopo l’uscita di Esso, con il partner giapponese Mitsui. Ma anche qui i conti sono presto fatti, dal 2016, secondo le previsioni della Total, dovrebbero arrivare in Basilicata circa 180 milioni di euro: è il contributo in royalties che l’attività di Tempa Rossa, secondo la compagnia francese, originerà per il territorio ogni anno (tenendo conto un prezzo medio di 100 dollari al barile). Una bella valanga di royalty nelle mani per lo più della Regione Basilicata che negli ultimi cinque anni ha incassato 591,1 milioni di euro, mentre i Comuni hanno avuto 103 milioni, la gran parte dei quali sono andati al Comune di Viggiano, che negli ultimi 5 anni ha preso 69,4 milioni di euro, seguito dal Comune di Calvello con 14 milioni di euro. Fin qui, il riferimento al 7% di royalty che le compagnie versano alla Basilicata. A queste si aggiunge il 3% versato però allo Stato per alimentare il Fondo idrocarburi, che da quando è stato istituito, oltre alle polemiche, ha portato in quattro anni, la somma complessiva di 265,9 milioni di euro. La gran parte di questa cifra è frutto dell’attività estrattiva in Basilicata e lo sarà ancor di più con la messa in produzione di Tempa Rossa. Il criterio adottato dalla Direzione generale per le Risorse minerarie ed energetiche del Ministero dello Sviluppo Economico che per le prime due annualità di erogazione ha tenuto conto nella ripartizione dell’apporto effettivo dei singoli territori. Ora, però, con la sentenza del Consiglio di Stato, anche chi non produce royalty, come le regioni dove si fa attività di rigassificazione (Veneto e Liguria), ma anche quelle dove c’è attività estrattiva, ma le produzioni sono tanto piccole da non raggiungere la soglia che fa scattare il versamento di royalty (come avviene ad esempio, nel Lazio) hanno diritto al contributo e pertanto il Ministero dovrà necessariamente vedere attingere le risorse dal Fondo e dai soldi lucani, anche se è in corso di definizione, in che misura.
Del Fondo idrocarburi, attualmente, restano, quindi, ancora da erogare 172,1 milioni di euro (78,9 milioni della terza annualità e 93,2 milioni della quarta annualità), soldi già nelle casse dello Stato. Questi tutti i numeri della royalty del più grande giacimento d’Europa su terraferma in Val d’Agri dove sono in corso i lavori per realizzare la quinta linea di trattamento gas del Centro Olio di Viggiano che consentirà appunto di arrivare a 104 mila barili di petrolio al giorno come da accordi del 1998. Un altro capitolo è per quelli che arriveranno. Continuano, infatti, anche i lavori per 1,6 miliardi di investimenti previsti a Tempa Rossa, nella Valle del Sauro, nel secondo grande giacimento petrolifero lucano. Con l’avvio della produzione all’inizio del 2016, saranno estratti 50.000 barili di petrolio e 230.000 m3 di gas al giorno. Tanti soldi che non hanno inciso sullo sviluppo.
fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno
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