di Redazione Basilicata24
L'associazione ambientalista e di monitoraggio ambientale Punto Earth G Basilicata, nel corso del 2013 ha effettuato, in diverse aree della Basilicata, un’attività d’ispezione, sopralluogo, monitoraggio delle matrici ambientali, campionamenti e analisi sul territorio. I risultati di tali indagini, per niente tranquillizzanti, sono stati in tutto o in parte ignorati dagli organi preposti al controllo ambientale.Le aree monitorate. Anzi monitoraggio campionamenti e analisi acque in alcune sorgenti dello stesso Comune e nell'invaso della Camastra che alimenta gli usi potabili della città di Potenza; Scanzano Jonicocampionamenti ed analisi acque nelle foci dei fiumi Agri e Cavone; Genzano di Lucania monitoraggio campionamenti ed analisi acque e radioattività nel Comune e nella discarica chiusa; Oppido Lucanomonitoraggio campionamenti e analisi acque reflue e controllo radioattività nella discarica chiusa; Venosamonitoraggio campionamenti ed analisi acque di alcune sorgenti dello stesso Comune e sul fiume; Picernomonitoraggio campionamenti ed analisi acque in alcune sorgenti dello stesso Comune ed a monte Li Foj;Rivello monitoraggio campionamenti ed analisi acque in alcune sorgenti dello stesso Comune, controlli sull’Isola ecologica; Tito monitoraggio campionamenti e analisi acque e radioattività nel Comune e nella discarica fosfogessi che è sito di interesse Nazionale da bonificare; Montemurro monitoraggio campionamenti e analisi acque inquinate nonostante, in alta Montagna e su aree pascolo prive di attività antropiche fatta eccezione del settore petrolifero.
Come si sono svolti i monitoraggi. L'associazione in modo volontario e con contributi di privati nel corso del 2013 ha attivato una campagna di misurazione delle sostanze chimiche, dei metalli pesanti, degli idrocarburi e delle colonie batteriche, tutte aventi poteri contaminanti sui bacini idrici, sui corpi idrici superficiali e sotterranei, le cui cause possono essere derivanti dai reflui delle discariche, dal malfunzionamento della depurazione civile ed industriale, da agricoltura intensiva e dall'attività estrattiva, contaminando di fatto il reticolo idrografico delle provincie di Potenza e Matera e, questo è quanto è scaturito dagli accertamenti svolti in particolare nei comuni sopra descritti. Contestualmente alle acque superficiali, sono stati prelevati campioni di acqua destinata al consumo umano in abitazioni private, in fontane pubbliche, e nelle scuole materne. Le indagini hanno evidenziato un inquinamento diffuso di sostanze di vario genere, a concentrazione variabile e questo in alcune aree delle province lucane.
Nulla è stato fatto. L'Associazione chiede un'azione efficace, a partire dalla verifica sistematica della rete idrica potabile, degli invasi, dei bottini di raccolta, dei corsi di acqua pubblica a partire da quelli che alimentano gli invasi ad uso potabile o ad uso irriguo, perché anche se per acque utilizzabili in agricoltura, le acque comunque devono essere classificabili entro limiti accettabili pena l'inserimento nella catena alimentare delle sostanze in esse disciolte, tutto questo anche nel rispetto delle leggi nazionali vigenti nonché delle direttive europee per la qualità delle acque destinate ad uso umano e per il rispetto delle acque pubbliche in generale.Servono interventi immediati che puntino a migliorare la qualità delle acque: “ Non è possibile – sottolinea l’associazione- che si riscontrino percentuali oltre la soglia di elementi quali arsenico, alluminio, boro, piombo, zinco, rame, manganese, idrocarburi, alifatici clorurati cancerogeni e colonie batteriche”. Ma al momento sembra che nulla sia stato fatto. “Il nostro studio- affermano infatti gli ambientalisti- di interazione tra i dati rilevati dalla nostra associazione e le incompetenze territoriali continuano.Qui sono raffigurati soltanto i punti per noi "cruciali", quelli cioè da cui è cominciato lo scontro con le autorità, con l'Arpab e con con l'Acquedotto lucano. Non ci siamo fermati davanti a nessun ostacolo. I punti analizzati-aggiungono- sono molti di più e in ogni paese attraversato abbiamo trovato idrocarburi, carica batterica, boro, bario, arsenico, zinco, alifatici clorurati cancerogeni. Il nostro modello dati cresce e verrà "custodito" nei nostri archivi come protezione dello stato attuale del territorio”.
A Rivello e Venosa acqua contaminata ma ancora utilizzata. Ora la nostra lotta è volta a far riconoscere all'Arpab specialmente, come da settembre 2013 siamo in attesa di valori di "idrocarburi" sul territorio di Genzano, Venosa, Rivello, Picerno, Tito. Nel territorio di Genzano di Lucania è stato impedito l'accesso alla sorgente in cui sono stati rilevati valori anomali di idrocarburi e per i quali si stanno aspettando risposte dagli enti preposti al controllo.Per le sorgenti di Picerno è stata data comunicazione dall'Asp di inserire nella loro ordinanza di divieto di attingimento acqua anche le sorgenti segnalate dalla nostra attività, ma a tutt'oggi quell'acqua viene ancora utilizzata.Caso ancora più grave è quello di Rivello e Venosa in cui nel primo si è avuto un riscontro da parte dell'Aql degli idrocarburi ma non riescono a capirne la fonte e tantomeno hanno posto un divieto di "prelievo" (quell'acqua è utilizzata per scopi potabili!) come anche il caso di Venosa in cui non è stato nemmeno fatto un prelievo da parte di questi enti per accertarne le cause.
Il progetto Teknosolar. Altri aspetti che hanno visto l'Associazione Punto Zero in campo sia nello studio del progetto sia nel controllo delle matrici ambientali è legato al progetto Teknosolar di Palazzo, Genzano di Lucania e Banzi un mostro da 2 milioni e 300 mila metri quadri nei quali insieme a solari direzionali di ultima generazioni ritroviamo 3 mega centrali termiche da 50 megawatt di potenza, dove l'accostamento con le biomasse ai combustibili da rifiuti CDR e CSS non faranno altro che regalare nell'area dell'alto Bradano altri termodistruttori dopo quello presente a San Nicola di Melfi (Fenice) e dopo la trasformazione dei cementifici di Costantinopoli di Barile ed Italcementi di Matera in altrettanti termodistruttori. Senza dimenticare che nella stessa area di progetto Teknosolar ritroviamo progetto di ricerca con Eni per idrocarburi.
Radioattività Tito Scalo. Arpab ammette il Comune nega. Fatti particolari sono anche la negazione della radioattività ad opera del dirigente ufficio tecnico del Comune di Tito nonostante le rilevazioni sia quelle private, con esperti qualificati di fascia alta, e sia l'Arpab abbiano ammesso che vi è radioattività nell'area dei veleni di Tito ben 5 volte superiore il fondo naturale di campagna e sia di carica fotonica che di neutroni definiti anche il rosso in quanto si fermano nelle parti leggere e poiché il corpo umano è formato per il 70% di acqua e l'acqua ha componente idrogena entra nel corpo umano e non ne esce più. Paradossale quindi che il dirigente di uno dei comuni più inquinati d'Italia non conosca o neghi anche la presenza di rifiuti radioattivi sul proprio territorio. Sempre a Tito è stato autorizzato un mini termodistruttore affidando il tutto ad una società il cui capitale sociale è di soli 10 mila euro e con una penale a carico del comune se l'opera non viene realizzata di ben 5 milioni di euro complessivi. Fatto sconcertante è che l'azienda unica presente alla gara, dopo averla vinta, si è unita in ATI (associazione temporanea d'impresa) azione quest'ultima esplicitamente vietata dalle vigenti leggi in materia (Decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 - p.to 9).
Rivello e l’isola ecologica sul fiume Noce. Altra questione strana è legata all'isola ecologica di Rivello, dove un centro di raccolta temporanea è stato collocato sul fiume Noce a pochi metri di distanza e in violazione del D.lgs. 152/2006. L'area è posta oltretutto su di una pendenza molto ripida che da direttamente sul fiume pertanto i rifiuti che sfuggono ai contenitori finiscono direttamente sul fiume creando, di fatto, il rischio di inquinamento ed una situazione anche dal punto di vista estetico davvero fuori da ogni schema e logica. Da parte della stessa Associazione è stato chiesto alla prima autorità sanitaria del paese di eseguire uno spostamento immediato di detta area per evitare una contrapposizione tra cittadini, associazioni e istituzione pubblica preposta e per ripristinare lo stato attuale dell’area che ricordiamo essere a ridosso di un fiume importante.
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