Pubblicato 14 gennaio 2014 - 13.40 - Da Claudio Messora
Con la pagina scritta ieri finisce un’intera epoca: quella del fango gettato sulla democrazia interna al Movimento 5 Stelle. I sostenitori accaniti dell’eterodirezione, dell’uno-vale-tutti, quelli che hanno costruito intorno a una paranoia interi palinsesti, quelli che ci hanno fatto un editoriale al giorno, gli ospiti a tesi, gli intercettati eccellenti, i titolisti invisibili, i giornalisti con un’unica domanda, sempre la stessa, su un taccuino ormai logoro e sgualcito, i detrattori interni che dipingono spettri e demoni per rivendersi come ghostbusters o esorcisti, tutti da ieri sono orfani in cerca di identità: dovranno cercarsi un lavoro o inventarsi qualcosa di diverso. Perché la balla che nel Movimento 5 Stelle comandano solo Grillo e Casaleggio non è più credibile: non se la beve più nessuno. Certo, questo non impedisce ai giornali di ribaltare la realtà e sostenere che la votazione sull’abrogazione del reato di clandestinità non sia stata la prova dell’uno-vale-uno, ma una sconfitta dei due supposti “guru”, una sorta di rivolta del web al grido di “dagli ai fondatori”, con tanto di linciaggio in salsa social. Cosa non si fa per campare. Se una cosa simile fosse stato anche solo lontanamente in grado di farla Renzi, Corriere e Repubblica avrebbero gridato al miracolo e al nuovo Rinascimento digitale italiano. Ma non importa quello che scrivono, non è mai importato. Importa quello cui si può credere senza sentirsi ridicoli. E gli italiani, di questi tempi, hanno poco da ridere.
Degli incompetenti, sì, questi dello staff di Milano. Ma come… la sede distaccata della massoneria mondiale, lo spin-off della JP Morgan, la centrale di produzione degli influencer più potenti della rete, roba che l’Istituto Luce e Goebbels erano come Lucy di fronte al monolite di Odissea dello Spazio, i semidei adoratori di Crono che mangiano senatori e cagano deputati a pranzo, colazione e cena, i feroci e spietati sanguinari assassini di opinioni, il braccio armato della Cia, quelli che dieci anni fa hanno fatto un contratto a un consulente che aveva come collaboratore domestico un italoamericano il cui cugino di terzo grado aveva lavorato come fattorino alla Goldman Sachs, loro, proprio loro… sconfitti dalle marionette che pendono dai loro stessi fili? Sconfessati dalla rivolta degli adepti privi di volontà, che al grido di “Grillo è grande” si fanno esplodere nei social network e ai banchetti nelle piazze? Non sono stati capaci di operare nemmeno una piccola falsificazione dei risultati? Neppure un misero trucchetto da avanspettacolo degno degli illusionismi da balera di un quartiere popolare, visto che i server se li gestiscono da soli? Manco una query da primo anno di informatica, una update, una misera committ? E visto che non riescono a cambiare una riga di database, loro che tuttavia condizionano con facilità intere masse digitali con le tecniche di riprogrammazione social, perché non hanno almeno scatenato l’inferno, sobillato orde di replicanti, aizzato grillini talebani, sollevato meet-up, condizionato le conversazioni nei social media, istruito cerchi magici, prodotto video, immagini, slogan, hashtag per influenzare il voto? Incompetenti! Dilettanti! Vuoi vedere che hanno messo in piedi tutto sto circo solo perché al contrario volevano proprio ottenere l’abrogazione del reato di clandestinità, loro obiettivo fin dall’inizio, e nessuno di noi comuni mortali ci aveva capito niente? Sì, dev’essere proprio così, cari pataccari dell’informazione: non ci avevate pensato?
Ieri sera, nel corridoio antistante alla decima commissione, dove si erano riuniti i senatori M5S, si era assiepato il consueto drappello di giornalisti, molti dei quali non si vedono mai. Non erano lì per capire quali proposte politiche stavano discutendo 50 parlamentari della Repubblica, no: aspettavano il morto. Sapevano che di lì a poco sarebbero usciti i risultati del sondaggio e pregustavano i titoli, i lanci, l’ordalia di inevitabili dichiarazioni fuori luogo con le quali avrebbero riempito pagine di nulla. Quando si è diffusa la notizia che la Rete aveva votato liberamente, e che nonostante le aspettative dei polemisti aveva votato in maniera favorevole all’abrogazione, se ne sono andati. Tutti! L’assemblea, che pure discuteva di altri temi importanti, aveva completamente perso qualunque attrattiva. L’opinione della maggioranza soddisfatta non esercita alcun fascino per la nostra informazione: cento persone che dicono una cosa hanno un valore nullo di fronte a una sola persona che dice l’opposto, anche se possibilmente lo dice in maniera infondata, anche se si inventa tutto. E sono gli stessi che parlano e domandano di democrazia.
La verità è che Grillo e Casaleggio hanno in testa una sola cosa: che la volontà popolare venga rispettata. Non importa che gli attivisti votino in un modo o nell’altro. Non importa neppure se la legge elettorale che uscirà dai referendum che il blog sta predisponendo possa risultare politicamente ostile o svantaggiosa. Per quanto possa apparire sconcertante a chi è abituato a farsi educare dai partiti, nel Movimento 5 Stelle funziona esattamente al contrario: sono i cittadini a educare i loro portavoce. Non si capisce del resto chi altri dovrebbe essere, visto che la sovranità appartiene al popolo. Che la esercita nelle forme e nei modi previsti dalla Costituzione, certo. Ma dopo decenni di dittatura di una casta illegittima e presuntuosa, rappresentante solo di se stessa, autonominata e illegittima, è necessario riportare il conto in pari. E ce lo riporteremo.
Nessun commento:
Posta un commento