di Vincenzo Iurillo
“Tutti i raccomandati hanno fatto tutti schifo”. La voce è quella di Maria Benedetto, direttore amministrativo dell’Azienda Sanitaria di Matera e presidente della commissione d’esame di un concorso riservato ai disabili per otto posti di assistente amministrativo. È il 9 maggio 2017 quando le cimici della Guardia di Finanza registrano lo sfogo, il concorso è in corso e i voti dei raccomandati erano già stati ritoccati verso l’alto. Dovevano comunque vincere loro. E i meritevoli? “Inutile zavorra”. Va eliminata.
Sono alcune delle intercettazioni che proverebbero, secondo il Gip di Matera Angela Rosa Nettis, una “distorsione istituzionale nella sanità lucana” il cui deus ex machina era il governatore Pd della Basilicata, Marcello Pittella (ora sospeso), da ieri agli arresti domiciliari con accuse di falso e abuso d’ufficio.
La “lista verde” con le persone da piazzare
Pittella aveva una “lista verde” di persone da piazzare e l’elenco degli assunti doveva ricevere il suo “suggello”. A questo provvedevano i suoi fedelissimi. La Benedetto, che si recava personalmente a Villa Pittella “per ricevere direttive sulla lista dei vincitori”, oppure Piero Quinto, il manager dell’Asm, pittelliano doc, in grado di parlare con il governatore come e quando voleva. È potente, Quinto. Le indagini lo scovano mentre in prima persona una parte della finanziaria regionale sui tetti di spesa sanitaria.
La norma scritta dal manager
Scrive il gip: “Quinto ha dimostrato detenere un’influenza tale da poter condizionare gli organi legislativi locali nella formazione di una norma regionale collegata alla finanziaria che stabilisce i tetti di spesa delle varie prestazioni sanitarie a carico del sistema sanitario. Questa normativa veniva concepita da Quinto e inviata nei palazzi della politica potentina non solo per agevolare i portatori di specifica patologia, ma anche per garantire lauti ritorni economici a soggetti privati a lui vicini”.
Il direttore generale puntava a diventare, scrive il Gip, “l’uomo forte” della sanità lucana, ovvero il Dg dell’Ausl Basilicata, che secondo il piano sanitario approvato dalla giunta (ma il consiglio deve ancora vagliarlo) dovrebbe nascere fondendo le due aziende sanitarie esistenti.
I “segnalati” vicini a Emiliano e De Luca
Quinto e Benedetto sono finiti in carcere, il primo, secondo le carte, per soddisfare le sue ambizioni si era messo a fare “il collettore delle raccomandazioni” provenienti dai politici vicini all’area del governatore e di quelli vicini ai presidenti Pd, Michele Emiliano e Vincenzo De Luca (estranei alle indagini).
Ci sono tracce di segnalazioni dell’ex viceministro Filippo Bubbico e del deputato Gaetano Piepoli, del questore e del vescovo. Si presta a intercedere per Quinto l’ex viceministro Vito De Filippo. Raccomandazioni in questi casi prive di rilievo penale. Un concorso viene vinto dall’ex parlamentare dem Lucia Esposito (non indagata), vicina al presidente della Campania De Luca che la nominò a capo di un organismo regionale, il Tavolo permanente del partenariato economico e sociale. Mentre una graduatoria viene alterata per favorire un dirigente Asl di Bari Luigi Fruscio, nel 2009 candidato in “Democratici pugliesi per Emiliano” e poi assessore a Barletta. Il tutto aveva uno scopo preciso: “Ampliare il consenso elettorale” di Pittella.
Il giudice: “Squallido e disarmante spaccato”
Dunque, le misure cautelari sono necessarie perché dopo che il governatore ha annunciato la ricandidatura, il sistema messo in piedi, fatto – secondo il gip – di “spartizione partitocratica” e di “squallido e disarmante spaccato i cui protagonisti con disinvolta facilità si muovono con un malinteso senso di impunità”, rende “il pericolo di reiterazione (dei reati, ndr) quantomai attuale e concreto”.
Ma “l’inchiesta va completata” ha precisato il procuratore capo Pietro Argentino. Non finisce qui. Al momento è culminata in 30 misure cautelari, di cui 20 arresti domiciliari e 8 obblighi di dimora. Ha retto l’impianto accusatorio del pm Salvatore Colella, che ha documentato la metodica manipolazione di quattro concorsi “taroccati con precisione” e con “prove costruite su misura” attraverso intercettazioni audio-video nelle quali si vedono i commissari d’esame complottare a bassa voce, passarsi pizzini, distruggere documenti nel tritacarte per falsificare e riscrivere i voti e i verbali dopo aver aperto le buste violando le regole sull’anonimato dei partecipanti.
In alcuni casi i concorrenti venivano a conoscenza di test e domande prima della prova. Concorsi tutti indetti dall’Asm di Quinto, l’interfaccia coi politici da “accontentare”. “Tutti”, secondo le indicazioni del governatore.
Che il sistema facesse ribrezzo, la Benedetto pare fosse consapevole. “Mi sento un verme, non ci dormo la notte”, confida a una collega, aggiungendo che preferirebbe “premiare un poveretto che almeno studia qualcosa e la supera”.
La soffiata: Pittella sapeva dell’indagine
Gli investigatori sono convinti che le indagini siano state danneggiate da una soffiata. Sarebbe avvenuta il 29 maggio 2017. Quel giorno, Quinto sarebbe stato avvertito che era ‘attenzionato’ e anche intercettato. E cambia atteggiamento. Per il Gip il presunto informatore è il senatore Salvatore Margiotta (non indagato). Avrebbe incontrato Quinto nel bar “K2” di Potenza. Subito dopo, il manager chiama Maria Benedetto. È agitato. Poi incontra la signora in una stazione ferroviaria. E da quel momento in poi è un crescendo di preoccupazioni per entrambi. Lui “prova a costruire prove a discarico” e per gli inquirenti passa la soffiata anche a Pittella. Lei verrà videoregistrata nei giorni successivi mentre fruga tra scrivanie e mobilio dell’ufficio all’evidente ricerca di qualche microfono che non riesce a trovare: “Io ho paura che anche qua dentro… devi stare attenta a come parli…”.
fonte: Il Fatto Quotidiano
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