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venerdì 27 gennaio 2017

L’Eurozona scricchiola … a quando il crack ?


di ROSANNA SPADINI

Sì lo so … i profeti laureati lo hanno pronosticato già dal 2012, ma nulla è ancora successo. Però forse l’armageddon è ormai imminente, un anno o due, ma è sempre più chiaro che l’Italia sta giocando col fuoco e se non si muove presto, probabilmente resterà con il cerino in mano.

Intanto il dogma whatever it takes di Mario Draghi, che sanciva l’immortalità dell’Euro, non sarebbe più valido … basterebbe pagare i debiti e un Paese membro potrebbe uscire dall’Eurozona.




Il Gran Maestro dell’Ordine, sacerdote officiante della liturgia dell’euro rivela un segreto, molto più misterioso del terzo di Fatima, per di più a seguito di un’interrogazione a firma M5S, aggiunge che gli Stati sovrani possono rescindere da questo scriteriato contratto, naturalmente pagando il pizzo, direttamente proporzionale ai debiti imposti loro dalla tirannia del cambio fisso.

La risposta è arrivata a seguito di un’interrogazione di Marco Valli e Marco Zanni (ora uscito dal M5S dopo l’affare Alde, ma sempre molto attivo sui media per giustificare il proprio cambio di casacca e le proprie mancate dimissioni). Marco Valli dice: «Fino a ieri era tabù anche solo pensarlo, ma da oggi il whatever it takes a quanto pare non vale più. Mario Draghi indirettamente ha ammesso, con una velata minaccia, che un Paese può lasciare l’Eurozona, ma dovrà pagare un conto salato».

Ovviamente il debito illegittimo e salato dal punto di vista socioeconomico è stato causato anche da chi ha voluto salvare il progetto Euro a tutti i costi, quindi dovrebbero rispondere i promotori di questa sciagura, Romano Prodi, Mario Draghi, tutti i partiti che l’hanno sostenuta, tutti i Governi che l’hanno difesa, perché non è stata una libera scelta votata dagli italiani, ma un’imposizione interessata da parte della finanza euro atlantista.

Mario Draghi dunque ha candidamente ammesso che un paese membro può anche andarsene, a patto che saldi le sue posizioni sul sistema Target2. La caduta dell’ultimo tabù da parte della BCE scioglie il nodo per i paesi deboli dell’Eurozona e rappresenta anche una minaccia per l’Italia, il cui altissimo passivo Target2 costituirebbe una tremenda perdita per il principale creditore, la Germania, che non tarderà a valutare quanto valga la pena prevenirla (zerohedge).

Da Bloomberg, un articolo interessante su come funziona l’oscuro sistema dei pagamenti bancari intra- eurozona Target2 . Un canale nascosto ai più che sposta 2,7 miliardi di euro al minuto, gravato da squilibri transnazionali sempre più profondi, legati al programma acquisto titoli della BCE, con flussi che vanno direttamente dalle banche centrali periferiche agli investitori tedeschi. Insomma un marchingegno di vasi comunicanti che però rimpinguano i forzieri della Germania a danno dei miserevoli Piigs.

Ma se un paese non «regolasse integralmente i suoi conti», quale sarebbe la reazione della BCE? Potrebbe per caso dichiarare guerra al Paese che se n’è andato? In definitiva la BCE non dispone di un esercito al servizio delle sue politiche vessatorie.

Il commento di Draghi rappresenterebbe «un vago riferimento da parte del Governatore della BCE alla possibilità che l’Eurozona perda dei membri» (Reuters). Forse dunque un’Italexit potrebbe essere finalmente possibile? Dovrebbe però pagare il suo pizzo Target2 di 357 miliardi di euro, solo così potrebbe andarsene senza pericolo di ritorsioni.

Intanto anche Pier Carlo Padoan, fino a ieri tenace europeista, ora parte all’attacco di Bruxelles e della BCE di Francoforte. Alle prese con la richiesta di una manovra correttiva di circa 3,4 miliardi, il ministro denuncia le istituzione europee dal palco economico di Davos, accusandole di essere la causa dell’impoverimento della classe media e di favorire in questo senso l’esplosione dei populismi, che hanno prodotto la Brexit e Trump.

«Il problema dell’Europa è l’Europa. I nostri problemi nascono a Bruxelles e, talvolta, a Francoforte. Dobbiamo rovesciare completamente le politiche perché ora si stanno dando i giusti argomenti per convincere che il populismo ha ragione».

Poi Pierre Moscovici ne ha sparata una delle sue, e cioè che l’Italia non avrebbe surplus esterni, che invece altri paesi avrebbero … una bufala colossale naturalmente, l’unico Paese realmente in surplus infatti è la Germania, che ha fatto protezionismo violando tutte le norme europee. Ora i 20 miliardi stanziati per il salvataggio di MPS non basteranno per salvare la sofferenza di tutte le banche, se non si nazionalizzano almeno per la metà (come in Germania).

Alla fine arriva Trump e il Washington Post ne sottolinea le affermazioni: la Ue è tuttora votata all’autodistruzione, le politiche economiche continuano a causare disoccupazione di massa e vengono proprio decise dalla Germania. Ecco perché il disagio sociale non sarebbe devastante solo in Usa.

Agli americani può essere sembrato che la ripresa dopo la crisi finanziaria sia stata anemica, tuttavia l’economia americana è cresciuta di oltre il 12% dal 2008 a oggi.

Per contro i 28 paesi dell’Unione europea hanno avuto una crescita complessiva di appena il 4%.

E se si considera l’insieme dei paesi dell’Eurozona tolta la Germania, il dato è addirittura negativo.

Ovviamente il tasso di disoccupazione nell’Eurozona è al 9,8%, più del doppio di quello americano. La disoccupazione tra i giovani europei è ancora più spaventosa: in Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro e Portogallo, più di un quarto della forza lavoro sotto i 25 anni è disoccupata. L’Europa ha subito quindi una sorta di autocannibalismo catastrofico, e dopo un decennio perduto si ritrova con una generazione perduta.

Il biondo affarista ha approvato inoltre la decisione dell’Inghilterra di lasciare l’Unione europea e si è addirittura augurato che si possa innescare un effetto centrifugo ed una disgregazione lenta ma inesorabile … «I Paesi europei vogliono riprendersi la loro identità sovrana e stanno reagendo con difficoltà ad un flusso d’immigrazione senza precedenti, che minacciano l’identità di ogni nazione».

Si aggiunge all’elenco degli interventi indiziari di una prossima possibile fine dell’euro, anche l’ex presidente ceco Vaclav Klaus, che in una lunga intervista a RT affronta le problematiche più scottanti dell’attuale scenario geopolitico. Il trattato di Maastricht, dice, ha fatto deragliare l’UE dai binari, quindi bisognerebbe smantellarla e passare ad una libera cooperazione tra i paesi membri, preservandone la libertà di movimento senza abolire i confini.

Naturalmente senza ritegno i media continuano ad imporre le verità convenzionali del politically correct, secondo le quali i migranti sarebbero «rifugiati» e i movimenti alternativi invece una combriccola di ratti «populisti».Partecipanti al Consiglio Europeo del 2011 che ha ratificato il MES

I problemi sono enormi – dice Vaclav Klaus – un flusso ininterrotto di migranti, deflazione, disoccupazione nella zona euro, e tensioni con la Russia. In agguato c’è anche la crisi bancaria, che potrebbe ridurre l’Italia a chiedere i finanziamenti del MES, e a quel punto verrebbe sottoposta al commissariamento da parte della Troika. (Vaclav Klaus)

Ma è anche molto strano che madame Bilderberg ad Otto e Mezzo abbia invitato per la primissima volta un economista euroscettico, Amartya Sen.

Il premio Nobel per l’economia, ben lontano da posizioni populiste, ha indicato nell’euro la causa principale dei problemi italiani davanti allo sbigottimento degli altri ospiti della trasmissione, come Oscar Giannino e Massimo Franco. Secondo il suo parere infatti «L’area euro è un disastro, la moneta unica è stato un errore, toglie libertà ai Paesi … tutti i Paesi europei tranne la Germania, avvantaggiata dal cambio sottovalutato, sono stati penalizzati. L’Italia da un punto di vista degli adeguamenti economici è stata penalizzata più degli altri paesi europei».

Da ultimo, un evento piuttosto inaspettato, e cioè l’elezione di Antonio Tajani alla presidenza del PE. Forse l’establishment vuole scaricare le responsabilità di un eventuale collasso dell’euro sull’Italia?

Il re quindi ormai è nudo … e di fronte a questa combinazione esplosiva, tra problemi economico finanziari sempre più pressanti, disagi sociali sempre più irrisolti, la possibilità di soccombere alla Troika o la scelta di lasciare l’Euro, alla fine l’Italia potrebbe scegliere proprio quest’ultima opzione.

« La prima cosa che farei nel 2017 è shortare l’euro» ha dichiarato alla Bbc Ted Malloch, probabile futuro ambasciatore Usa in Unione Europea, che l’anno scorso si era schierato a favore della Brexit … «Non sono certo che tra 12 o 18 mesi ci sarà ancora un’Unione Europea in cui intavolare dei colloqui. Penso che l’euro sia una valuta non soltanto in crisi, bensì che abbia un serio problema e che pertanto potrebbe fare crac in un anno, un anno e mezzo di tempo».


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