di Maurizio Blondet
Il 47% del Pil tedesco è dato dall’export. Una dipendenza dai mercati esteri enormemente superiore alla stessa Cina (26%). Ciò basta a spiegare i ruggiti con cui la Cancelliera ha risposto alle critiche di Trump: che l’Unione Europea è “tedesca” e non durerà, che il Brexit è stato positivo, che la NATO è “obsoleta”, e che Merkel ha commesso un errore “catastrofico” chiamando milioni di migranti a inondare il suo paese.
Pietosamente ridicola la replica sull’ultimo punto, affidata all’obeso Sigmar Gabriel: la crisi dei rifugiati dipende in parte “dalle difettose politiche interventiste dell’America, specie la guerra in Irak”: un’obiezione che Berlino doveva fare da otto anni ad Obama, che non ha fatto mai approvando tutto – compresa la guerra per pedine islamiste interposte in Siria – e adesso fa a Trump – a quello che ha dato chiari segni di voler farla finita con queste politiche difettose.
La Merkel, e gli “europei” alla Mogherini e Juncker, vogliono evidentemente continuarle, come dimostra la loro persistente attitudine bellicista verso la Russia, il loro sì all’ammasso di truppe NATO ordinato da Obama alle frontiere, l’indurimento delle sanzioni a Putin. La canea per la liberazione di Aleppo interpretata da Bruxelles come “la strage di Aleppo”.
Ma invece di adeguarsi, Merkel non ci sta. Davanti alla Camera di Commercio di Colonia, ha arringato gli industriali tedeschi: “il mio governo è pronto a combattere per salvare il libero commercio e i mercati aperti” della globalizzazione; la potenza industriale deve essere una unità d’acciaio davanti allo sforzo bellico; “non lasceremo che nessuno ci divida!”.
“Combatteremo questa battaglia, per ragioni di principio”, ha esclamato la Cancelliera: “unitevi a me per difendere la democrazia liberale e il free trade”. Sottolineando come questa è l’ora solenne della Storia che suona per la Germania: “Ogni generazione si trova a doversi battere per i propri ideali”.
Ha detto proprio così, secondo Reuters: “Ogni generazione…”, eccetera. In memoria dell’altra generazione che si batté per il Fuehrer e il socialismo nazionale; questa ha il compito epico di battersi per il free trade e i mercati aperti globali, chiamati “democrazia liberale”.
E’ proprio guerra, guerra vera. Lo dimostra la frase di sfida di Sigman Gabriel a Trump che minaccia di mettere un dazio sulle BMW importate: “l’America fabbrichi auto migliori”. Schauble non ha resistito a far la lezione di globalismo col ditino alzato a Donald: “Chiunque voglia la crescita, e sono certo che questa amministrazione è per la crescita – deve essere a favore dei mercati aperti. Il protezionismo consente vantaggi a breve termine, ma è quasi sempre dannoso a lungo termine”.
Il governo è poi sceso nel bunker, che adesso si chiama EU.
Merkel sta organizzando la resistenza mondiale del liberismo; Spiegel annuncia che essa si mette a capo di un fronte mondiale anti-Trump (« Gegenanführerin »). Come dice il giornale del Partito, Die Welt, la Germania non ha altro da fare che “divenire più cosciente della sua potenza, e perseguire i suoi propri interessi” (prima non l’ha mai fatto; proprio la ricetta giusta).
Dal sotterraneo, la Fuehrerin ordina le ultime punizioni contro i traditori che sospetta di aver abbandonato la lotta: guarda come la storia si ripete, gli italiani.
“Ritirare i modelli Fiat 500, Doblò e Jeep Renegade, che usano dispositivi di spegnimento illegali”, ha ordinato alla Commissione dal bunker il Gauleiter ai Trasporti Alexander Dobrindt. Dal bunker di Bruxelles, essa ha risposto immediatamente in obbedienza: “L’Italia dia spiegazioni convincenti altrimenti, procedura d’infrazione”.
Dopo che la VW s’è piegata a pagare 4,3 miliardi per il software truffaldino agli americani, senza un gemito, questo ruggito contro le auto made più o meno in Italy, tradisce l’ovvio dubbio che quel Marchionne, mezzo terrone e mezzo canadese, avendo preso per tempo la Chrysler, sia meglio piazzato per andar d’accordo con Trump e il nuovo corso del mercato americano.
Il sospetto, insomma, che l’infido alleato abbia già tradito e se l’intenda col nemico; quindi ha dato ordine che ne siano sabotate le restanti fabbriche (ne abbiamo perso un terzo, grazie all’euro) con cariche esplosive “Juncker” da far saltare al bisogno. Terra bruciata! I giornali tedeschi danno titoli che attestano lo sgretolamento del Reich millenario, gli alleati che l’uno dopo l’altro abbandonano la lotta:
“Addio a Maastricht: i paesi dell’UE ignorano i limiti di debito
: Deutsche Witschaft Nachrichten 17:01:17 00:35.
“L’idea della disciplina nei bilanci dell’UE è rifiutata. Circa la metà di tutti gli Stati membri dell’UE ignorano le regole di deficit.L’Italia vuole più margine di manovra”.
Ma anche le puntate offensive che la Fuehrerin ha ordinato:
“Angela Merkel vuol muovere alla “battaglia” per il TTIP – Angela Merkel ritiene necessario combattere una battaglia per TTIP. Anche il ministro delle Finanze vuole opporsi alla nuova politica degli Stati Uniti – e difendere le eccedenze di esportazione tedesca.
Il TTIP!? Ma non era ormai perduto? Ma no, nel bunker si sta cercando di mettersi in contatto con l’Armata Wenk che dev’essere da qualche parte, per l’estrema offensiva. I cinesi a Davos d’accordo, arrivano al soccorso!
“Ho la sensazione che siamo ancora una volta ad un punto cruciale” , ha detto (l’ha capito) agli industriali: Sono, ha detto ripetendo la dogmatica dell’ideologia che l’ha guidata come una stella cometa, “profondamente convinta che abbracciare la competizione anziché eliminarla è meglio per lo sviluppo umano e la prosperità in Germania”.
“Io ho il massimo della risolutezza, ma il numero di quelli che dubitano sta crescendo”. Sospetta, la Risoluta, che già si muovano nell’ombra gli avversari e i traditori interni, che dubitano della Vittoria Finale; ordinerà la loro immediata fucilazione.
In Europa ha eliminato la competizione
Per la verità, la fede espressa, “abbracciare la competizione invece di eliminarla”, non è proprio ciò che la Germania ha fatto in Europa. Anzi ha eliminato la competizione: con l’euro e il cambio fisso, che non consente agli altri di svalutare, mentre per la Germania l’euro è una moneta svalutata del 30%. L’immane e squilibrata parte dell’export nel Pil tedesco dipende da questo.
Trump, il nemico, l’ha definito the Outrageous Privilege, l’oltraggioso privilegio di cui gode la Germania. Altro che liberismo.
Se l’eurozona si sgretolasse, se non obbedisse alle ingiunzioni austeritarie di Berlino, se si dovesse tornare alle monete nazionali, il marco salirebbe alle stelle, la Lira e il Franco e la Dracma scenderebbero, ristabilendo il bilanciamento corretto delle economie dentro l’Europa; le auto tedesche sarebbero ancora ottime e avrebbero un mercato; ma lo Outrageous Privilege sarebbe finito, e lo strozzamento del commercio mondiale prodotto (fra l’altro) dalle banche centrali che stampano per mantenere gonfia la bolla globale che hanno creato, tornerebbe ad una condizione meno innaturale, di equilibrio.
Ma ci voleva un americano a dire ad alta voce che quello di cui la Germania gode è un oltraggioso privilegio. Nessun governo europeo ha mai enunciato una così esplicita accusa; nessuno l’ha contrastato, il privilegio, nelle sedi giuste europee. Nessuno ha posto alla Germania l’obbligo di ridurre il suo attivo smisurato dei conti correnti (ornai 9% del Pil), che è lo squilibrio speculare ai deficit che superano il 3% e per cui la Germania UE ci punisce.
Si sono tutti piegati, i governi europei, come servi sciocchi e vili. E non vogliono nemmeno, stavolta, essere liberati.
Continuano ad obbedire ad ordini scaduti. Se c’è una cosa chiara, è che Trump non vuole vedere ancora una volta una Merkel alla Cancelleria; invitando i tedeschi a cambiare. Lei si è ricandidata, e quel che è peggio, il popolo tedesco la rivoterà.
Schauble, quindi, sarà ancora ministro dopo le elezioni dell’autunno 2017 (se non cancelliere); ed ha già detto come risponderà alle domande insistenti che la Germania, almeno, cominci a spendere un po’ di più: darà quel surplus non ad opere pubbliche, ma a una diminuzione delle imposte ai tedeschi e alle imprese nazionali. Una scelta ottusamente egoista e assolutamente controproducente per le economie europee in sofferenza: i provati tedeschi useranno il potere d’acquisto aggiuntivo che il taglio fiscale gli metterà nel portafoglio per risparmiare di più; le imprese e banche tedesche, che investono pochissimo in patria, metteranno altri soldi nei mercati finanziari internazionali. Il taglio fiscale alle imprese germaniche, ovviamente, le renderà ancora più competitive in Europa rispetto agli altri europei, eserciterà una ulteriore pressione sui paesi meno competitivi, li obbligherà ad ancora più dure austerità, strangolando la minima crescita…e così via fino alla morte.
Questo avviene quando si vive in una prigione dei popoli. Vedete quel che succede, italiani: vi siete liberati di Renzi? Ma la Mogherini, che Renzi ha messo nella UE, mica l’avete cambiata: è ancora lì e risponde agli ordini di Berlino. Occorre un regime change. Urgente. Ma che dico? L’80 per cento degli italiani sono analfabeti funzionali: non possono nemmeno capire questo facile articolo. Le loro certezze vengono tutte dalla tv.
Piazzale Loreto deve aspettare.
Blondet & Friends
Fonte: Cogito Ergo
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