Buzzi, uno dei "bravi" indagati per Mafia Capitale affermava: «Con immigrati si fanno molti più soldi che con la droga». Angelino Alfano, ex Ministro degli Interni, ed attuale Ministro degli Affari Esteri ne sa qualcosa.
di Flaminia Camilletti
Non sono più solamente le cooperative di sinistra a fare affari con i migranti. Non più solo i fricchettoni dei centri sociali: anche una parte del centro destra, se così si può ancora definire l’Ncd, ha imparato come fare ad arricchirsi con i centri di accoglienza. L’ondata migratoria non si placa, le strutture scoppiano ma le società che le gestiscono assumono personale e fanno soldi a palate, fiumi di denaro pubblico.
Ogni migrante, ogni giorno, «vale» dai 30 ai 50 euro. Il caso più eclatante è quello di Mineo dove ai dipendenti veniva chiesto di prendere la tessera del Nuovo Centrodestra.
Ovviamente non si trattava di un obbligo contrattuale, ma alla fine tutti o quasi i lavoratori del centro richiedenti asilo in provincia di Catania si sono iscritti al partito di Angelino Alfano. D’altronde, come contraddire il proprio datore di lavoro? Erasmo Palazzotto, parlamentare di Sinistra Italiana ha accusato la commissione d’inchiesta sui centri d’accoglienza di non essere indipendente dal governo, perché bloccherebbe documenti imbarazzanti per esponenti dell’esecutivo. Un esempio?
«Sta insabbiando la relazione sul Cara di Mineo, che coinvolge Giuseppe Castiglione, sottosegretario all’Agricoltura del Nuovo Centrodestra»
Palazzotto, oltre ad essere un membro dell’opposizione è anche un componente della stessa commissione d’inchiesta sull’accoglienza, dunque, probabilmente, sa di cosa sta parlando quando lancia accuse di questo genere. I pm etnei la definiscono:
«Una spregiudicata gestione dei posti di lavoro (circa 400) per l’illecita acquisizione di consenso elettorale»
Al centro delle indagini, Paolo Ragusa, ex presidente di Sol Calatino, il consorzio che gestiva il Cara, mentre gli altri due sono il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione e la sindaca di Mineo Anna Aloisi, entrambi Ncd. Poche settimane fa ai tre è stato recapitato un avviso di conclusione delle indagini per corruzione elettorale. Già nel 2015 Raffaele Cantone, presidente dell’Anticorruzione, aveva bloccato l’appalto per la gestione del Cara di Mineo, definendolo un “abito su misura”. Come spesso accade per i bandi, anche quest’ultimo era stato creato per far vincere una determinata cooperativa. L’anno prima, si era aggiudicata l’appalto l’associazione temporanea d’imprese Casa della Solidarietà, che metteva insieme aziende legate ad ambienti politici di centrodestra e di centrosinistra: dal consorzio Sisifo, iscritto a Legacoop, a Senis Hospes e La Cascina, vicine a Comunione e Liberazione, fino al consorzio Sol Calatino e alla Pizzarotti di Parma, proprietaria del residence degli Aranci, utilizzato per ospitare i richiedenti asilo. A dimostrazione del fatto che dal patto del Nazareno in giù, quando si tratta di soldi, non ci sono fazioni che contano.
L’accusa dei pm nasce dalle dichiarazioni dei dipendenti del centro per richiedenti asilo: assunzioni che sono durate solo per il periodo della campagna elettorale o licenziamenti causati dallo scarso interesse per l’elezione dell’Aloisi. Qualche dipendente accusa il consorzio Sol Calatino di aver organizzato riunioni politiche all’interno del centro di accoglienza alle quali veniva espressamente richiesto di partecipare. Tra le testimonianze qualche dipendente spiega che negli uffici capitava di occuparsi della documentazione per l’apertura di nuovi circoli di Ncd. Chi voleva aprire un circolo doveva versare 150 euro al partito, i soldi spesso venivano raccolti dagli operatori dei centri di accoglienza. A quel punto pur senza imposizione, ai dipendenti veniva suggerito di iscriversi al partito.
«Il tema fondamentale di tutta questa vicenda sono le assunzioni di personale. In un’area dove 50 voti eleggono un sindaco. Sostanzialmente possiamo parlare di scambio di voti»
Queste le parole di Luca Odevaine, vicino a Veltroni e Zingaretti e soprattutto uomo di Mafia capitale nel business dell’immigrazione. Lo scambio di voti ha portato i suoi frutti: alle europee del 2014 in Sicilia Ncd elegge Giovanni La Via con più di 56mila preferenze, risultando primo degli eletti nel suo partito, superando di ben 10000 preferenze Maurizio Lupi che al tempo occupava la poltrona di Ministro. A livello nazionale Ncd prende il 3% oggi forse anche meno, ma in Sicilia il 40. In una regione in cui la disoccupazione è alle stelle, la capacità di poter assegnare posizioni di lavoro vuol dire tantissimo. Il problema è sotto gli occhi di tutti, ma nessuno ne parla, per paura di vedere chiudere il proprio giornale o addirittura di ricevere una condanna. Tutti sanno nessuno parla, anche perché sono in molti a mangiarci. Solo l’indagine dei pm etnei riguarda un appalto di ben 100 milioni di euro.
Ma non è solo a Mineo che si guadagna con i profughi. La Ecofficina Edeco di Padova, leader nel settore dell’accoglienza in Veneto, gestisce invece il centro di Cona, dove è morta la giovane ivoriana Sandrine Bakayoko. La stampa locale l’ha già definita «coop pigliatutto». Il suo primo bilancio era di 114 mila euro, oggi è di 10 milioni. Anche qui ci sono uomini vicini all’Ncd: Simone Borile, ex Dc, è stato fino al 2015 presidente del consorzio Padova Sud che gestisce i rifiuti urbani di 58 Comuni della Provincia di Padova e, al tempo stesso, vicepresidente e direttore (con uno stipendio di circa 200 mila euro l’anno) di una società interamente partecipata dal consorzio, la Padova Tre Srl, attraverso la quale a partire dal 2011, affida incarichi e lavori alla coop Ecofficina, di cui la moglie Sara Felpati è consigliere e dal giugno 2016 ne è vicepresidente. Ecofficina ha vinto numerosi appalti che non poteva vincere e pare sia riuscita a farlo grazie alla connivenza del presidente della provincia Barbara Degani del Ncd, ora sottosegretario all’Ambiente sempre in quota Alfano.
Invece a Benevento un ex consigliere comunale di Ncd gestisce ben 12 strutture di accoglienza per i migranti per poi girare in Ferrari in compagnia del sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano (omonimo e non parente del Ministro, ndr). 740 migranti ospitati in 12 strutture per dar lavoro a ben 140 dipendenti gestiti con 20mila o 30mila euro al giorno. Chiaramente si tratta di soldi pubblici. Malaventum, il consorzio che se ne occupa, è di Paolo Di Donato, ex consigliere comunale di Sant’Agata dei Goti, eletto con il Pdl e poi passato con Ncd, fino allo scioglimento del consiglio comunale, avvenuto nel 2015. Anche Isola di Capo Rizzuto ha il suo Cara, gestito invece da Leonardo Sacco, vicepresidente della Confraternita della Misericordia, che con la sua confederazione gestisce anche il nuovo Cpsa di Lampedusa, la cui direzione era stata in prima istanza affidata a Lorenzo Montana, suocero di Alessandro Alfano, e cioè il fratello dell’ex ministro dell’Interno. Con il Ministro, Leonardo Sacco, vanta anche una foto pubblicata su facebook
Il centro di Isola di Capo Rizzuto divenne famosa grazie ad un’inchiesta: gli investigatori, beccarono il centro di accoglienza che dichiarava di ospitare 1700 profughi, per poi scoprire dai furgoni del catering che i pasti erano solo 674. Il centro di fatto prendeva soldi per quasi il triplo dei migranti che realmente ospitava. Appena pubblicata l’inchiesta da Il Fatto Quotidiano anche la Lega si è scagliata contro il Ministro degli Esteri Angelino Alfano e lo ha fatto tramite il capogruppo del Carroccio Massimiliano Fedriga, pronto a firmare una mozione di sfiducia individuale contro Alfano perché chiaramente :
«Il business dell’immigrazione è interamente nelle mani del Nuovo centrodestra». «Chiedo a tutte le forze politiche di firmare la mozione per mandare a casa il capo del Ncd. È inaccettabile che Alfano ci rappresenti in tutto il mondo come ministro degli Esteri quando il suo partito pensa solo a intascare soldi sulla pelle degli immigrati. Se il nostro appello cadrà nel vuoto sarà la dimostrazione che non solo NCD, ma anche le altre forze politiche sono conniventi con un sistema finalizzato a favorire i compagni di merenda e non affrontare il problema dell’immigrazione»
Ecco spiegato per quale motivo l’ex Ministro degli Interni in questi anni non ha mai fatto un passo indietro sull’accoglienza ai migranti, anche quando la situazione diveniva critica, andando contro anche le più ovvie strategie di comunicazione politica. Ecco spiegato anche il motivo della “fuga agli esteri”, la patata stava diventando troppo bollente e Angelino lo sapeva.
Fonte: l'Intellettuale Dissidente
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