Onore al merito di Ubs, sì proprio la grande banca svizzera. Perché, a scanso di errori, è il primo fra i grandi istituti di credito a parlare del Brexit in termini oggettivi, in decisa controtendenza rispetto alla stampa specializzata, soprattutto del Financial Times, che per tutta l’estate ha descritto l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue a tinte foschissime; enfatizzando qualunque notizia negativa e ignorando o minimizzando – in home page – quelle positive, dimostrando uno zelo – spiace constatarlo – quasi da propagandista.
Il quotidiano color salmone si è fatto grigio, ma evidentemente non ha convinto tutti, certo non Ubs, che a firma del proprio Global Chief Investment Officer Wealth Management, Mark Haefele, nell’ultima lettera agli investitori l'”Ubs House View Monthly Letter”, ha proposto queste brevi e significative riflessioni
Cara lettrice, caro lettore,
Scopriamo oggi che quella inizialmente denunciata come una rapina a mano armata era in realtà una trattativa male interpretata. No, non mi riferisco alla vicenda dei quattro nuotatori olimpici statunitensi in Brasile: sto parlando della Brexit. Da più parti si temeva che i mercati globali subissero i contraccolpi del voto britannico a favore dell’uscita dall’UE, ma – a parte l’impatto sulla sterlina – il crollo post referendum è durato solo pochi giorni, poiché la reazione rassicurante della Bank of England (BoE) e i solidi dati in altre regioni hanno permesso agli investitori di concentrarsi sulla crescita mondiale. In questo momento i tre indici azionari principali degli Stati Uniti sfiorano livelli record, le azioni dei mercati emergenti si attestano ai massimi degli ultimi 12 mesi, le obbligazioni high yield hanno mostrato una buona tenuta nonostante la volatilità del petrolio e, all’estremo opposto dello spettro del rischio, la domanda di titoli di Stato dei paesi sviluppati è così elevata che il 40% di queste obbligazioni registra ormai rendimenti negativi. (…)
Ma è possibile spingersi oltre e tracciare uno scenario che vada al di là del riassorbimento dei timori legati alla Brexit? Che cosa serve perché emerga un eventuale lato positivo del voto che ha fatto tanto discutere? Su scala globale, il referendum britannico ha riacceso il dibattito sui limiti della politica monetaria, che potrebbe rivelarsi proficuo se sfociasse in una serie di stimoli fiscali e monetari più coordinati. E nello stesso Regno Unito, la Brexit può rappresentare un’opportunità storica per migliorare le sorti economiche del paese, se verranno seguiti gli esempi giusti.
Capito? Altro che disastri, altro che sventure. I mercati volano, l’impatto di una protesta popolare democratica come quella espressa dal popolo britannico e frettolosamente bollata da molti commentatori come populista e contraria al progresso, si sta rivelando positiva per l’economia mondiale perché sta costringendo banche centrali e governi a rivedere le proprie politiche. E rischia di trasformarsi per la stessa Gran Bretagna in “un’opportunità storica”.
Come dire: il popolo aveva ragione.
Capita, in democrazia.
Fonte: Il Giornale
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