I dati parlano chiaro: questo turno delleamministrative segna una sonora sconfitta per il Pd. Soprattutto per il Pd renziano, per il premier e per il governo. Renzi prova a non dare peso al risultato disastroso affremando che il vero test è quello sul referendum di autunno sulle riforme costituzionali. Una situazione quella maturata dal voto alle amministrative che rilancia le ambizioni della minoranza dem. Massimo D’Alema ha votato “secondo le indicazioni di partito”, ma dopo la sconfitta di Giachetti a Roma di fatto Baffino prova a radunare le truppe per organizzare l’attacco finale a Renzi.
A far discutere dentro il partito è il doppio incarico di Renzi che riveste il ruolo di segretario del Pd e quello di premier. La minoranza dem vede in questa doppia veste proprio uno dei principali problemi del partito. A far sentire chiaramente la voce della minoranza è Gianni Cuperlo: “Bisogna riflettere seriamente sul risultato. Il problema non è solo Roma, dove Giachetti ha fatto una campagna generosissima, di cui va ringraziato. Evidentemente il problema non era Giachetti”. Su Torino afferma: “Se il dato viene confermato, significa che c’è la possibilità di travaso di voti da destra a 5 stelle.
E questo pone un problema con l’Italicum”. Insomma tutte frasi e tutti segnali che devono mettere in allarme il premier. L’ala della minoranza è pronta a usare questo risultato deludente per affondare il colpo sul premier. Tra i temi più caldi del dopo voto c’è lo stop al doppio incarico, con la richiesta indiretta a Matteo Renzi di farsi da parte dalla segreteria del Pd, e una modifica della legge elettorale, come precondizione per avallare la riforma costituzionale e non porsi di traverso al referendum. Già perché la partita di autunno deciderà il futuro di Renzi. Le mosse della minoranza potrebbero essere fatali e potrebbero di fatto creare una guerra interna che potrebbe avere per Renzi degli esiti imprevedibili. Intanto la minorza dem comincia a picconare Renzi: “Il doppio incarico di Renzi premier e segretario del Pd non funziona, non fa bene al partito e non lo aiuta.
Dobbiamo cambiar rotta e riorganizzare il partito che è sfilacciato e non appare più credibile nella sua missione”, ha affermato Roberto Speranza. E c’è già il primo candiadto alla segreteria, Enrico Rossi: “Mi pare che il disastro è nazionale” e “mi candido io alla segreteria nazionale per riportare a sinistra il partito democratico. Mi pare – ha proseguito Rossi – che lo spostamento a destra del pd ci apre una falla a sinistra, dove noi cediamo. Quindi, piuttosto che pensare a conquistare l’elettorato di centrodestra rimango convinto che bisogna riconquistare l’elettorato di sinistra del partito”. Per Rossi “il Pd ha bisogno di un’identità di sinistra più forte, che Renzi ha spostato verso il centrodestra, ha bisogno di un radicamento sociale nel mondo del lavoro più forte di questo, nel lavoro dipendente, nei ceti medi produttivi, nella disoccupazione, nelle pensioni minime, nelle persone emarginate. Questa è la nostra base sociale, non è Marchionne”.
Fonte: Qui
A far discutere dentro il partito è il doppio incarico di Renzi che riveste il ruolo di segretario del Pd e quello di premier. La minoranza dem vede in questa doppia veste proprio uno dei principali problemi del partito. A far sentire chiaramente la voce della minoranza è Gianni Cuperlo: “Bisogna riflettere seriamente sul risultato. Il problema non è solo Roma, dove Giachetti ha fatto una campagna generosissima, di cui va ringraziato. Evidentemente il problema non era Giachetti”. Su Torino afferma: “Se il dato viene confermato, significa che c’è la possibilità di travaso di voti da destra a 5 stelle.
E questo pone un problema con l’Italicum”. Insomma tutte frasi e tutti segnali che devono mettere in allarme il premier. L’ala della minoranza è pronta a usare questo risultato deludente per affondare il colpo sul premier. Tra i temi più caldi del dopo voto c’è lo stop al doppio incarico, con la richiesta indiretta a Matteo Renzi di farsi da parte dalla segreteria del Pd, e una modifica della legge elettorale, come precondizione per avallare la riforma costituzionale e non porsi di traverso al referendum. Già perché la partita di autunno deciderà il futuro di Renzi. Le mosse della minoranza potrebbero essere fatali e potrebbero di fatto creare una guerra interna che potrebbe avere per Renzi degli esiti imprevedibili. Intanto la minorza dem comincia a picconare Renzi: “Il doppio incarico di Renzi premier e segretario del Pd non funziona, non fa bene al partito e non lo aiuta.
Dobbiamo cambiar rotta e riorganizzare il partito che è sfilacciato e non appare più credibile nella sua missione”, ha affermato Roberto Speranza. E c’è già il primo candiadto alla segreteria, Enrico Rossi: “Mi pare che il disastro è nazionale” e “mi candido io alla segreteria nazionale per riportare a sinistra il partito democratico. Mi pare – ha proseguito Rossi – che lo spostamento a destra del pd ci apre una falla a sinistra, dove noi cediamo. Quindi, piuttosto che pensare a conquistare l’elettorato di centrodestra rimango convinto che bisogna riconquistare l’elettorato di sinistra del partito”. Per Rossi “il Pd ha bisogno di un’identità di sinistra più forte, che Renzi ha spostato verso il centrodestra, ha bisogno di un radicamento sociale nel mondo del lavoro più forte di questo, nel lavoro dipendente, nei ceti medi produttivi, nella disoccupazione, nelle pensioni minime, nelle persone emarginate. Questa è la nostra base sociale, non è Marchionne”.
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