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sabato 11 giugno 2016

L’USCITA DALLA UE DONERA’ ALLA GRAN BRETAGNA IL PIU’ GRANDE BOOM ECONOMICO DELLA SUA STORIA

di Luca Campolongo 
Mentre il giorno del referendum sulla permanenza o meno dell’Inghilterra nella Ue si avvicina, sui media nazionali asserviti all’oligarchia Ue ed ai potentati finanziari che la sorreggono, si assiste al proliferare di previsioni apocalittiche più degne dell’anno 1000 che di analisti economici degni di tal nome.

Tralasciando quella secondo cui il salvataggio di Veneto Banca sarebbe a rischio a causa del Brexit (cercate di non ridere troppo forte, per carità), i notiziari nazionali hanno paventato il rischio di crollo del benessere in Inghilterra, del valore della sterlina, disoccupazione galoppante, buco nei conti pubblici, inflazione alle stelle, arrivo delle piaghe d’Egitto di biblica memoria e probabile sbarco di ferocissimi marziani davanti a Buckingham Palace. Ebbene, è tutto falso e lo dimostriamo.
Partiamo da alcuni dati di fatto oggettivi ed incontrovertibili:
  • Disoccupazione UK: 5,1% – Disoccupazione UE: 10,2%
  • Crescita del PIL 4° trimestre 2015 UK: 0,6%  –  Crescita del PIL 4° trimestre 2015 UE: 0,3%
  • Cambio Euro/Dollaro 2015  -13%  –  Cambio Sterlina/Dollaro 2015 -4,83%
Anche uno che non mastichi molto di economia si rende immediatamente conto di come il Regno Unito sia decisamente più in salute della Ue e se poi dovrssimo riferirci alla sola Eurozona, allora si può tranquillamente affermare che la Gran Bretagna è boom economico, rispetto l’asfittica crescita dei Paesi ingabbiati nell’euro, Eurozona che – tra l’altro – proprio oggi l’Ocse denuncia avere il più alto tasso di disoccupazione dell’intero Occidente e dell’Asia. Non so se vi rendete conto della gravità di questo dato: le economie che usano l’euro non producono crescita, producono disoccupati.
Veniamo ora agli scenari apocalittici descritti dalla stampa prezzolata e dai nostri politici filo Ue.
Affermazione: “Se l’Inghilterra dovesse uscire dalla UE, la sterlina subirà una consistente svalutazione che porterà al crollo del PIL”
Smentita: nel 1992 l’Inghilterra, sotto il peso della speculazione messa in atto dal noto squalo della finanza Soros, uscì dallo SME e attuò una pesante svalutazione della propria moneta.
Nel 1993 il PIL dell’Inghilterra crebbe “solo” del 2,6% e l’anno successivo addirittura del 4%! Detto ancora più chiaramente: fu un boom economico enorme che ebbe effetti benefici che durarono molti anni.
Basti sapere che nel 1992, prima della svalutazione, il PIL del Regno Unito crebbe di un misero 0,45% e fu addirittura negativo nel 1991 con un -1,33%.
Quindi, dove sarebbe il rischio di crollo del PIL legato ad una svalutazione della sterlina? Boh, mistero assoluto: difatti le profetesse di sventura si guardano bene dal spiegarlo. Semmai, una svalutazione della sterlina renderebbe più appetibili sui mercati esteri i prodotti made in UK, favorendo le esportazioni.
Affermazione: “Se l’Inghilterra dovesse uscire dalla UE, le sue imprese entreranno in crisi a causa delle sanzioni che Bruxelles applicherà per ritorsione ed i cittadini inglesi si troveranno a non poter acquistare i prodotti europei per i limiti all’export verso l’Ighilterra che verranno attuati.”
Smentita: L’Inghilterra ha una bilancia commerciale negativa per 3.532 miliardi di sterline. Questo significa che importa molto più di quanto esporta e lo fa soprattutto dai paesi ue e dalla Germania in particolare. Ora, se la Ue decidesse di imporre dazi ai prodotti inglesi, la ritorsione si farebbe immediatamente sentire ed a rimetterci non sarebbe certo il Regno di Sua Maestà, dato che potrebbe allargare gli scambi commerciali con il Commonwealth, ma proprio i paesi Ue che entrerebbero immadiatamente in recessione. E primo fra tutti la Germania, che non saprebbe più dove vendere le carriole fumanti di Volkswagen, anche se Schauble potrebbe sempre imporre a italiani e greci l’obbligo di acquistare solo auto tedesche per bilanciare la perdita di fatturato (e il premier non eletto di Palazzo Chigi, siamo certi, aderirebbe con entusiasmo).
Affermazione: se esce dalla Ue, la Gran Bretagna come farà con le fonti d’energia? Il gas dalla Russia arriva in Europa…
Errore clamoroso o disinformazione velenosa, fate voi: il Regno Unito esporta petrolio e gas, non li importa. L’Inghilterra è produttore di prodotti petroliferi, quindi è comunque in una posizione di vantaggio rispetto a tutti gli altri paesi Ue, che invece il petrolio non l’hanno e devono comprarlo… specialmente dalla Gran Bretagna!
Questi pochi esempi – ma ce ne sono molto altri – mostrano come la disinformazione di regime sul Brexit sia arrivata a livelli ignobili. Un po’ come quando i notiziari sovietici trasmettevano le immagini di persone in fila nei Paesi occidentali per andare al cinema spacciandole per poveri in attesa della razione quotidiana di cibo.
Da qualsiasi prospettiva la si guardi, l’applicazione di ritorsioni contro l’uscita dell’Inghilterra dalla Ue porterebbe più danni che vantaggi proprio ai paesi ue e non certo alla “perfida Albione”. Il massimo che gli oligarchi di Bruxelles agli ordini della Merkel possono fare è digrignare i denti e sperare che i loro servi d’Oltremanica riescano a convincere il popolo britannico a votare per la permanenza nella cortina di ferro magari con l’aiutino di “opportuni” scatoloni del “voto per corrispondenza” come accaduto in Austria.
Chiaramente i “mercati” tifano per la permanenza del Regno Unito nella gabbia Ue, perché è più facile corrompere e prezzolare una sola entità di governo che due o molte di più perché, diciamoci la verità, se il Brexit dovesse vincere, referendum analoghi verranno fatti in molti altri paesi del “paradiso sovietico europeista” che non ne possono più di essere sgovernati da un noto alcolizzato succube degli interessi germanici.
Ah, ovviamente nell’italico Stivale tutto tace, del Brexit non si parla e figuriamoci approfondirne i contenuti. Le regole dell’informnazione italiana col sinistro paraocchi sono: sopire, nascondere, minimizzare, depistare, disinformare, falsificare, eludere qualsiasi notizia sulle ragioni del Brexit e sulle sue conseguenze.
E quindi tranquilli, l’Italia rimarrà agganciata al carro tedesco fino all’ultimo, per lo meno fino a quando avremo politici che preferiscono far perdere lo schieramento che dicono di rappresentare (vedi Roma), pur di portarsi a casa un pezzettino di interessi dal ducetto di Pontassieve.
Ma la storia si può solo provare a rallentare, fermare mai. E se si prova a fermarla per troppo tempo, poi gli eventi prendono accelerazioni gigantesche. Si chiamano rivoluzioni.
Un’ultima piccola nota a margine: la produzione industriale britannica è così “succube e schiacciata” dal pericolo del Brexit, che è aumentata del 2% in un solo mese, quello di aprile…

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