L'EFSI, ovvero il famigerato "piano Juncker", ha appena regalato milioni (per non dire miliardi) di Euro di soldi che una volta erano pubblici ad una manciata di amici.
Non ci credete? Eccovi le prove direttamente dal sito della BEI:
Come è potuto accedere? Ve lo spieghiamo di seguito. Il "piano Juncker" rappresenta un meccanismo d'ingegneria finanziaria basato sulla garanzia pubblica come incentivo alla privatizzazione delle infrastrutture e degli utili ad esse connesse. Il tutto tramite la socializzazione delle perdite.
Una mossa in piena coerenza con l'agenda "ultra-neo-liberista" della Commissione europea e del PD.
Ma come funziona questo piano che - secondo il Governo Renzi - dovrebbe garantire flessibilità, ridare slancio all'economia, incentivare la "filiera green" e stimolare l'occupazione? Ve lo spieghiamo in breve. Gli Stati membri forniscono i soldi a garanzia del fondo tramite il bilancio europeo. La Banca Europea degli Investimenti raccoglie, con questa garanzia, soldi dal mercato. Successivamente, assieme alla criccacomposta da Commissione europea, banchieri, lobby e Governi, vengono scelti i progetti a cui destinare le risorse. Quest'ultimi rimangono nella sfera dei privati, delle banche e delle grandi imprese, che si vedono così garantiti gli investimenti aggiuntivi con fondi che, prima di passare nel frullatore di Juncker, erano soldi pubblici.
I Governi con maggiore sete di visibilità e propaganda (ogni riferimento è puramente casuale) possono mostrare lo scalpo della tanto sbandierata flessibilità pavoneggiandosi di grandi opere ad alto impatto, ma completamente inutili in termini di sviluppo sostenibile. Peccato che, per i contribuenti europei e soprattutto gli italiani (ubriacati dalle bombe del Premier), il procedimento sia molto più costoso e decisamente meno fruttifero rispetto a un investimento diretto dello Stato. Perché è evidente anche ad un bambino che, privatizzando i soldi pubblici, i ritorni non possono che essere verso i destinatari finali degli investimenti, e non verso la collettività. E allora, chi sono questi fortunati che hanno vinto la lotteria della Commissione Europea e di cui il Governo Renzi, e oggi anche Jyrki Katainen al Parlamento Europeo, vanno così fieri? I soliti del fossile, e non è una battuta. Prima ne avevamo il sospetto, ora vi è la certezza.
Attraverso il sito della BEI (guardate voi stessi) siamo venuti a conoscenza dei reali destinatari dei nostri soldi. Sarete contenti di sapere, ad esempio, che Grimaldi Group S.p.a. ha goduto di un finanziamento di 501 milioni di Euro. Oppure che Autovie Venete S.p.a. ha incassato oltre un miliardo di Euro, per l'esattezza 1279 milioni di Euro. Oppure che a 2i Rete Gas S.p.a. vengono consegnati 451 milioni di Euro. A Novamont S.p.a. vanno 130 milioni, a Telecom Italia S.p.a. quasi due miliardi di Euro, ben 1808 milioni (speriamo che almeno siano ben investiti in connettività). A Trenitalia S.p.a. 709 milioni, a Raffineria di Milazzo S.c.p.a. 240 milioni, a Finarvedi S.p.a. 227 milioni di Euro. Ed è tutto per il momento. Vi chiediamo: se aveste saputo che sarebbero stati questi giganti delle energie fossili (capitolo a parte lo meriterebbe Telecom) i destinatari dei nostri soldi, glieli avreste consegnati? Ecco perché è importante, per il Movimento 5 Stelle, prendere le decisioni assieme ai cittadini. Così come è stato importante avere milioni di voti al bistrattato referendum sulle trivelle. Come è palese dagli esempi, succede esattamente questo ogni volta che si lasciano le mani libere agli "esperti della politica" e ai faccendieri dell'Europa delle banche.
Infine, secondo la Commissione Europea (sempre tramite le parole del falco Jyrki Katainen), sono state finanziate 44 mila PMI solo in Italia. Risultano per il momento solo otto progetti collegabili a grandi imprese e per la maggior parte insostenibili dal punto di vista ambientale e sociale: allargamento di autostrade, petrolio, acciaio e gas. Per non parlare del concetto stesso di "Piccola e Media Impresa" scritto nero su bianco nei documenti dell'EFSI, con cui s'intende PMI l'azienda fino a 3 mila dipendenti.
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