L’Istat: per la prima volta negli ultimi 90 anni si registra un calo dei residenti. Il cardinale Bagnasco: mancano la speranza e le risorse economiche
Gli italiani sono sempre meno e sempre più vecchi: il 6,7% della popolazione supera gli 80 anni, mentre si riduce la popolazione con meno di 15 anni e anche quella in età attiva; lo fotografa l’Istat nel suo rapporto.
Al 31 dicembre 2015 l’età media della popolazione era pari a 44,7 anni (+0,3 punti percentuali rispetto al 2014 contro +0,2 punti degli anni precedenti); il processo di invecchiamento investe tutte le regioni d’Italia anche se con intensità differenti.
Al Centro-Nord l’età media supera i 45 anni, nelle regioni del Mezzogiorno è di poco superiore ai 43 anni. A livello regionale il valore più elevato si registra in Liguria (48,5 anni) seguita da Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Piemonte, Umbria e Molise (valori superiori ai 46 anni).
Nel corso del 2015 sono state registrate 485.780 nascite e 647.571 decessi, pertanto il saldo naturale, ovvero la differenza tra nati e morti, è negativo per 161.791 unità: bisogna risalire al biennio 1917-18 – osserva l’Istituto nazionale di Statistica – per riscontrare valori ancora più elevati.Continua la diminuzione del numero dei nati in atto dal 2008, che nel 2015 non raggiunge il mezzo milione (485.780). Le nascite sono state 16.816 in meno rispetto all’anno precedente (-3,3%) e più di 90 mila in meno negli ultimi sette anni; il calo si registra ovunque, ma è più accentuato nelle regioni del Centro. L’Istituto di statistica evidenzia come il numero di decessi registrato nel 2015, pari a 647.571, sia superiore di 49.207 unità a quello del 2014 oltre ad essere il valore più elevato dal 1945. Cresce l’emigrazione italiana mentre rallenta quella dall’estero: gli iscritti in anagrafe provenienti da un Paese estero sono stati 280mila, stranieri nel 90% dei casi; gli italiani che rientrano dopo un periodo di emigrazione all’estero sono 30mila. Al contrario, circa 147 mila persone hanno lasciato il nostro Paese nel 2015, di cui oltre 100 mila di cittadinanza italiana.
“Manca la speranza, non bastano i soldi, ci vuole la speranza” anche se “non basta la speranza se poi non ci sono risorse economiche” è il commento ai dati sul calo demografico da parte del presidente della Cei e arcivescovo di Genova cardinale Angelo Bagnasco. “Il primo più importante indicatore del benessere e dello stato di salute di un popolo è la natalità – ha detto il prelato commentando i numeri diffusi dall’Istat -. Il primo, fondamentale, indicatore del benessere di uno Stato insieme a economia, casa e salute – ha proseguito – è la natalità. Se un Paese non fa figli o ha pochi figli, e questo trend continua” vi sono almeno due motivi. Da una parte, “vuol dire che il Paese sta male dal punto di vista economico, dell’occupazione, delle politiche familiari e quindi c’è paura a mettere al mondo figli”. Dall’altra parte, “dal punto di vista culturale, spirituale perché vuol dire che non ci sono valori spirituali e morali che aprano al futuro, che danno fiducia e quindi ognuno cerca di rintanarsi nei propri timori” anche se, “a volte, più che legittimi”.
di Il Populista
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