Fallito oramai Vendola, passato come una meteora Tsipras, il capo della Fiom si appresta di fatto ad essere il prossimo specchietto per le allodole per quella sinistra pelosa e radical chic che non si riconosce in Renzi, che fa fatica a votare per un comico e che viene illusa da gente che di volta in volta risulta essere collaterale alle scelte oggi di Matteo & Silvio, ieri di Monti & Fornero, avantieri di Berlusconi & D’Alema.
Chiediamoci infatti quanti giorni di sciopero hanno fatto i sindacati contro la Riforma Fornero che ha “tolto” la pensione agli italiani? 4 ore in tutto! Oppure: da quanti mesi si parla delle nefandezze del Jobs Act? E quale azione concreta è stata fatta? Nessuna! Hanno aspettato furbescamente che Jobs Act diventasse prima una legge esecutiva dello Stato italiano per poi fare un po’ di chiacchiere in tivù e qualche ora di sano lavaggio di coscienza, tra cortei propagandistici e future promesse di scioperi generali. Bisogna pur meritarsela una candidatura a nuovo parolaio della sinistra che illude sulle tematiche, si rifugia nel solito e stucchevole luogo comune della crisi del momento ed immancabilmente esorta l’Eni a rispondere meno ai profitti e di più alle esigenze sociali e ambientali. Discorsi strumentali ai quali Landini non ha resistito neanche alla tentazione di far finta che l’ex Supercortemaggiore sia realmente controllata dallo Stato e che le sue attività possano essere compatibili con l’ambiente.
Che è come raccomandare le pecore al lupo, anzi, al Cane a sei zampe.
Noi, invece, più semplicemente, invitiamo “LandENI” a consultare l’Aspo, l’associazione internazionale che si occupa del picco del petrolio, che gli spiegherà quanto sia inutile perforare in Italia. A contattare il professor Davide Bubbico dell’Università di Salerno, nonché consulente Cgil e redattore dell’importante studio (targato Cgil) sul “Lavoro nelle aziende dell’indotto Eni in Val d’Agri”, per dirla finalmente tutta sulla “inoccupazione” reale del petrolio in Italia. A farsi una passeggiata in Basilicata, dove si estrae l’80% del petrolio italiano, per avere una presa diretta della devastazione ambientale, sanitaria ed economica che le estrazioni inducono sul territorio e di quanto sia falsa la sua affermazione in merito alla vicinanza dei pozzi con le raffinerie (tra i pozzi e il centro olidi Viggianosono stati realizzati ben 550 devastanti km lineari di oleodotti in appena 600 kmq di terra, più altri 150 per la raffineria di Taranto). Ad allungare la passeggiata fino al porto di Taranto per informarsi di quanto, da Trieste in giù, già sanno tutti, meno che il capo della Fiom, sul fatto che si estrae in Italia, ma si raffina all’estero grazie allo stoccaggiofranco frontiera del petrolio lucano. Lo fa la Shell e lo fa parzialmente la stessa Eni, e lo farà anche la Total a breve. Cosa che da sola sbugiarda la motivazione base dello Sblocca/Italia: aumentare le estrazioni per aumentare le entrate fiscali.
Vito Petrocelli,
Portavoce M5S Commissione industria Senato della Repubblica
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