di Roberto Marchesi Il Fatto Quotidiano
Sappiamo bene che il “Job Act”, gran regalo di Renzi ai lavoratori italiani, non è piaciuto a tutti. Qualcuno (Landini per per dirne uno) si è messo proprio di traverso, ma è normale, non si può sempre accontentare tutti. Lui però ci ha provato. Con le “tutele crescenti” per esempio. Da decenni non si vedeva un idea così brillante a supporto della crescita nell’ambito lavorativo. Quelli che si oppongono è perché non l’hanno capito. Invece dell’art.18 saranno le tutele crescenti a proteggere il lavoratore dal licenziamento per ragioni economiche dell’azienda. Infatti basterà al lavoratore dare piena soddisfazione per qualche anno ai manager che lo comandano per avere la certezza che saranno gli stessi manager a volergli bene come ad un bambino e mai se ne vorranno separare. E ci sarà una grande crescita anche in termini di uguaglianza tra i lavoratori, perché con le tutele crescenti e con la modifica sostanziale dell’art.18 tutti i lavoratori saranno finalmente sullo stesso piano, anche quelli assunti da aziende con meno di 16 dipendenti.
Così tutte le aziende, piccole e grandi, potranno finalmente crescere all’infinito, senza problemi e con immenso guadagno sul piano economico, non solo per l’azienda ma per tutto il paese!
Pubblicità
Il nuovissimo “job act” di Renzi, che comprende intrinsecamente anche le regole del decreto “Poletti” (l’attuale ministro del Lavoro), consentirà tra l’altro alle aziende di evitare quei frequenti errori di valutazione sulle capacità e serietà dei lavoratori, commessi all’atto dell’assunzione. Ad evitarli basterà ora all’azienda procedere alle assunzioni meno “appetibili” seguendo i criteri prudenziali suggeriti dal decreto Poletti, assumendo cioè in questi casi per un primo periodo a tempo determinato e lasciando ad un futuro con minori incognite la decisione circa l’inserimento definitivo nell’area del contratto a tempo indeterminato.
Ma i vantaggi per l’economia e per il lavoro non finiscono qui. Dico sul serio! Non si può sottovalutare infatti il picco repentino che, grazie al “job act”, tutte le imprese avranno in termini di produttività. Non c’è alcun dubbio che, per effetto della eliminazione, o quantomeno determinante riduzione, di tutte le sacche di improduttività attualmente presenti nell’organismo aziendale a causa di quarant’anni di incrostazioni derivanti dall’intoccabile Statuto dei Lavoratori, la produttività aziendale, per esempio in termini di fatturato pro-capite, farà un balzo sorprendente e farà morire d’invidia persino i tedeschi.
Potrei fermarmi qui nella descrizione delle meraviglie che deriveranno dall’applicazione integrale del Job Act, ma credo che questa breve descrizione sia comunque già sufficiente a far capire che a Renzi, per questo capolavoro, bisognerebbe fare un monumento grande come il “San Carlone di Arona” … (e murarcelo dentro vivo come hanno fatto con la Monaca di Monza!).
Da anni ci hanno riempito la testa con le “riforme” senza mai spiegarci in dettaglio quali. Il Job Act è solo l’inizio. Adesso cominciamo a vedere i dettagli.
1. Nessuna sicurezza del posto di lavoro. Licenziamenti a gogo come in America, salvo quelli discriminatori (peccato pero’ che tocchi al lavoratore provarlo e quasi sempre non ci riesce, nemmeno con l’ausilio di capaci ed esperti avvocati).
2. Grande sfruttamento del lavoro sia in termini di ore che di paga (l’azienda va su, il lavoratore va giù).
3. Pensione? Con le tutele crescenti è garantita … (a quelli che in futuro riusciranno ad ottenere il contratto a tempo indeterminato, cioè quasi nessuno).
4. Permessi e ferie? Prossimamente come in America. (Anche quando sono un tuo diritto, se le chiedi e ti dicono che “… al momento non e’ possibile”, ti conviene rinunciare!)
5. Sindacati a tutela dei diritti? Vedi sopra. Se ci sono ancora sindacati in Europa e’ perche’ finora sono serviti ancora a siglare i contratti. Quando i contratti verranno sostituiti da norme e leggi (come il Job Act, che ha infilato un siluro in pancia allo Statuto dei Lavoratori, ma ne arriveranno altri) anche i contratti e i sindacati non serviranno più.
1. Nessuna sicurezza del posto di lavoro. Licenziamenti a gogo come in America, salvo quelli discriminatori (peccato pero’ che tocchi al lavoratore provarlo e quasi sempre non ci riesce, nemmeno con l’ausilio di capaci ed esperti avvocati).
2. Grande sfruttamento del lavoro sia in termini di ore che di paga (l’azienda va su, il lavoratore va giù).
3. Pensione? Con le tutele crescenti è garantita … (a quelli che in futuro riusciranno ad ottenere il contratto a tempo indeterminato, cioè quasi nessuno).
4. Permessi e ferie? Prossimamente come in America. (Anche quando sono un tuo diritto, se le chiedi e ti dicono che “… al momento non e’ possibile”, ti conviene rinunciare!)
5. Sindacati a tutela dei diritti? Vedi sopra. Se ci sono ancora sindacati in Europa e’ perche’ finora sono serviti ancora a siglare i contratti. Quando i contratti verranno sostituiti da norme e leggi (come il Job Act, che ha infilato un siluro in pancia allo Statuto dei Lavoratori, ma ne arriveranno altri) anche i contratti e i sindacati non serviranno più.
Pian piano la verità viene a galla, ma noi ce ne accorgiamo sempre tardi, sarà per questo che Renzi ha sempre fretta.
Nessun commento:
Posta un commento