di Matteo Pucciarelli
I giovani renziani, quelli che scendono in piazza ma solo se ci sono i tavolini all’aperto (autocit, perdonatemi), amanti del genere la-sinistra-che-dice-cose-di-destra-ma-se-mi-paragoni-alla-Thatcher-mi-offendo-eh, hanno or ora realizzato un fatto al quale, devo essere sincero, nessuno aveva mai pensato: lo sciopero generale crea disagio anche a chi non c’entra un cazzo. Non uso mai il grassetto, ma di fronte alle notizie tanto di cappello.
E noi, noi che pensavamo che lo sciopero fosse una specie di festicciola, di Pasquetta, che fosse come quando si andava a scuola ed era la scusa per andare in sala giochi, oggi ci siamo rimasti di sasso. Ma no! Un disagio? Ma dai. Cioè, quindi mi stai dicendo che all’interno di questa società, di qualsiasi società, esiste una cosa chiamata conflitto? Ma davvero mi stai dicendo che al mondo non siamo tutti uguali? Non posso crederci, mi cascano le braccia.
È che questi pensatori con l’arguzia di un Topo Gigio con Gigi D’Alessio a tutto volume nel cervello non hanno neanche la capacità argomentativa, di contrapposizione ideologica, di un qualsiasi uomo di destra cosciente di fare gli interessi di una parte precisa. Non sono portatori di una cultura, pur deprecabile che sia: sono portatori del nulla.
Mandano al macero almeno 150 anni di pensiero moderno, di cultura politica, di intelligenza collettiva. Sono i megafoni di un Paese senza più coscienza e conoscenza, senza solidarietà, senza una visione, dove conta solo il proprio tornaconto, il proprio volo low cost per il proprio viaggio per i cazzi propri, dove l’unica religione possibile a cui aggrapparsi è il “si salvi chi può”.
Il cinema, la letteratura, il teatro, la storia contemporanea: niente, il vuoto, non avevano capito che uno sciopero qualunque, non questo in particolare, è l’unico (unico) modo che ancora oggi i lavoratori hanno per far valere le proprie ragioni e per farle conoscere agli altri. Neanche avevano capito che ogni forma di lotta porta con sé delle contraddizioni, anche interne allo stesso mondo del lavoro; neanche avevano capito che chi detiene il potere e cerca di conservarne l’entità soffia su quelle contraddizioni, le amplifica, divide et impera (non è il nome di un mobilificio, ndr).
Visto che la giornata è epica data la formidabile scoperta, a questo punto occorre regalare un’altra incredibile rivelazione: lo sciopero costa soprattutto a chi lo fa. Soldi e, di fronte alle baggianate dei nati domani, anche una grande pazienza.
PS. Mi fanno notare che “i giovani renziani” è un tantino generalizzante. Probabilmente è vero, anzi lo spero, spero cioè che non tutti “i giovani renziani” la pensino così. Mi scuso quindi con “i giovani renziani” che sanno ancora rispettare un lavoratore che sciopera.
Matteo Pucciarelli
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