Le caste del vecchio regime hanno trovato il ronzino su cui puntare, Zingaretti. Giornali e televisioni lo stanno pompando di brutto. Il minimo ruttino che fa finisce in prima pagina, nei talk lo trattano coi guanti, i sondaggi prêt-à-porter prevedono terremoti. Un walzer di lingue pelose. Zingaretti è una montatura mediatica mirata a continuare l’opera di demolizione del Movimento 5 Stelle e di sabotaggio del cambiamento. Le caste del vecchio regime non hanno nessuna intenzione di arrendersi. Rivogliono il controllo pieno del paese e con ogni mezzo. Hanno in mano i soldi, hanno in mano il potere che deriva dal pagare lo stipendio a migliaia di giornalai e di tenere per le palle selve di nostalgici parassiti politici che scalpitano ovunque per riconquistarsi un posto al sole.
Dal 4 marzo le vecchie caste non hanno fatto nessun passo indietro, nessun mea culpa, anzi, hanno scatenato una guerra furibonda e senza precedenti contro quel Movimento di cittadini che ha osato sfidare il loro potere.
E le vecchie caste continueranno il loro sabotaggio finché non si rivoterà, finché dalle urne non uscirà un risultato che le soddisfi. Continueranno finché non tornerà al potere qualche vecchio partito e qualche vecchio ronzino disposto a galoppare per loro. Vogliono che la politica ritorni a difendere i loro interessi, vogliono che la politica torni a piegarsi al loro potere e conformarsi alle loro idee. Non solo vili reazionari ma pure antidemocratici. Nell’ultimo anno le vecchie caste hanno sabotato in ordine sparso.
Hanno essenzialmente tifato Salvini per colpire il Movimento e hanno seminato trappole ovunque. Trappole ideologiche come gli sbarchi per sputtanare il Movimento come razzista. Trappole morali come i finti condoni per sputtanare il Movimento come ladro. Trappole in cemento come la TAV per sputtanare il Movimento come bugiardo. Il tutto condito con abbondanti dosi di terrorismo economico per sputtanare il Movimento come irresponsabile. Dopo un anno di pestaggi anche personali ai portavoce e di disumano martellamento mediatico, secondo i sondaggi prêt-à-porter le caste del vecchio regime sarebbero riuscite a logorare il consenso del Movimento, in attesa di sapere cosa ne pensano i cittadini in carne ed ossa, al vecchio regime serviva un ronzino per riuscire nell’impresa di tornare in sella.
Di Renzi non è rimasta che cenere. Di Berlusconi prestissimo non resterà che cenere. Ed ecco che finalmente spunta Zingaretti. Il brocco ideale, un vecchio burocrate di estrazione parassitaria che ha speso la sua intera esistenza nella pancia del carrozzone ex comunista passando da una poltrona all’altra ingrassando nell’ombra. L’emblema dell’equino politicante vecchia scuola che emerge alla distanza per sfinimento altrui. E la cui mediocrità è garanzia di quella degli altri. Davvero il ronzino ideale per le caste del vecchio regime. Uno di loro, un figlio della stessa cultura politica e della stessa storia e che non ha quindi scelta che riproporre un agognato ritorno al passato. Il ronzino perfetto da dopare con giornali e televisioni nel tentativo di distruggere il Movimento 5 Stelle e con esso il cambiamento.
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