Noi proveremo a raccontarvi le manovre che i generalissimi delle fazioni in lotta hanno effettuato questa settimana.
Prima di iniziare, vi faccio dono di un assioma, necessario per risolvere il teorema alla fine del pezzo:
ASSIOMA: Se non cambia, l’Europa salta!
Per capire come si sono mossi i principali attori sulla scena iniziamo dalla Politica Estera.
In questo momento, l’asse franco-tedesco sembra marciare compatto verso una riforma della UE che attribuisca a questi due paesi un peso decisionale maggiore rispetto agli altri iscritti al club.
Su QuiFinanza del 22 Novembre si legge:
“Bilancio unico, l’alleanza Merkel-.Macron che fa tremare l’Italia”
Macròn e Merkel stanno pianificando il governo a 2 che dovrebbe prendere le decisioni da ratificare poi nell’europarlamento. E’ chiaro che i “finlandizzati” come Lussemburgo ed Olanda non hanno problema alcuno ad aderire. Diverso è per i paesi co-fondatori, come l’Italia, che vorrebbero contare e portare un cambiamento di paradigma. I Dioscuri hanno preso il voto proprio per politica economica e politiche migratorie in controtendenza a quanto fatto sino ad oggi dal Partito dei Francesi, quel PD ad alta concentrazione di uomini con la Legiòn d’honneur.
Su Unione Sarda del 23 novembre Salvini afferma:
“Gliela mandiamo noi una letterina all’Europa, dicendo che ci hai rotto le scatole con le manovre che in questi 20 anni hanno distrutto la nostra agricoltura, la nostra industria”
Non è da meno Di Maio che a Rai News conferma
“Niente guerra alla UE, ma non arretriamo”
e questo nonostante Tsipras, prossimo oramai alle elezioni, abbia suggerito all’Italia
“meglio che facciate subito quello che comunque vi faranno fare dopo”.
Chiaramente, se i gialloverdi riuscissero nel loro intento (convincere i tedeschi a fare davvero da locomotiva per gli altri paesi o farsi cacciare), Tsipras farebbe la figura del servo sciocco di Bruxelles.
Ma, purtroppo per Alexis, la Germania non è più interessata all’Italia:
“Italia fai attenzione, a Bruxelles non importa niente di te” (Zerohedge),
e ha detto no anche al suo ruolo di guida del nuovo Impero di occidente, ove dovrebbe fare sia deficit di bilancio pubblico, sia nella bilancia commerciale. La Germania pensa in piccolo e, per questo, punta diretta a liberarsi dal rischio ricatto del nostro paese per poi passare allo scontro. E’ altrettanto chiaro che, pur non sperandolo in cuor suo, questo è quanto volesse Savona sin dall’inizio.
Ma il Prof. non è solo. Zerohedge lo avvisa con un articolo che:
“Il 60% degli italiani pensa che la UE sia cattiva per l’Italia”
I Popoli del Nord Europa non ci vogliono più. Anzi, LA GERMANIA HA DETTO NO AL PROGETTO PROPOSTO DA SAVONA DI CREARE UN IMPERO A TRAZIONE TEDESCA, pertanto, niente trasferimenti nord-sud e niente acquisti sui mercati del sud Europa, ED HA GIA’ PREPARATO UN SUO PIANO B: il recupero francese dei soldi investiti nelle banche italiane (alcune centinaia di miliardi di euro) e, una volta al riparo dai ricatti dei gialloverdi, successivo Italexit.
La politica tedesca ha deciso la sua strategia di medio termine (con l’ausilio del prossimo TLTRO della BCE), pertanto i centri studi economici tedeschi suggeriscono agli Italiani tale passo sin da oggi. Il Center for Economic Studies dell’IFO Institute (Cesifo) ha pubblicato un lavoro dal titolo:
“Speculative Eurozone Attacks and Departure Strategies” in cui si suggerisce agli italiani l’Italexit, anzi, auspica proprio la dissoluzione dell’eurozona. Per il Cesifo, politiche fiscali differenti, libero movimento dei capitali, cambi fissi e tassi d’interesse a breve unificati non possono convivere insieme in presenza di stati con economie troppo differenti e divergenti.
Non pensate che un simile trattamento non tocchi anche alla Francia, principale fautrice di quella Piccola Europa pensata da Schauble e a cui Merkel e Macròn si aggrappano per garantirsi la sopravvivenza. Proprio in questi giorni, le zone rurali si sono fisicamente ribellate alla capitale esattamente come negli USA l’America rurale si ribellò a Washington, New York e Los Angeles.
Anche l’influentissimo Hans Werner Sinn ci suggerisce di uscire e ci spiega che in caso contrario l’Italia dovrebbe accettare un calo del reddito del 12% e una disoccupazione del 15-20%.
In fondo egli ha capito che la storia sta andando nel verso di una sterzata. Nel suo pezzo dal titolo: “La tragedia italiana” HWS egli afferma quanto tutti sanno ma non vogliono ammettere: “una soluzione amichevole non è più desiderata, il governo è stato eletto per fare passi radicali. e viene misurato dalla popolazione se può essere all’altezza della situazione”.
In pratica, si stanno delineando nell’Eurozona le condizioni perché nasca una Piccola Europa, quella dei paesi core, senza l’Italia e il suo enorme debito, così che la Germania potrà finalmente realizzare sia l’unione bancaria che il bilancio comune.
Depotenziata la guerra franco-tedesca dello Spread, in Politica Estera i Dioscuri devono nuovamente fronteggiare le navi ONG dell’Onu. Su Il Gazzettino si legge:
“Migranti, le navi Ong tornano in mare: dobbiamo difendere i diritti umani”
Opportunamente sostenute da chi gli offre protezione politica:
“l’Onu critica l’Italia: Preoccupati per politiche su migranti” da Il Sole 24 Ore, “Onu, Italia cambi rotta su migranti ultima ora” da Ansa.It.
Come riporta Francesca Totolo, tornano nel mediterraneo Rescue Med, Proactiva Open Arms e Sea-Watch, convergendo in Libia.
Il minaccioso Global Compact on Migration, il documento delle Nazioni Unite che (come spiega benissimo Francesca Totolo su Byoblu) cerca di rimuovere ogni ostacolo al blocco dei migranti via mare, al fine di “proteggere il diritto alla vita dei migranti che è negato dai respingimenti alle frontiere terrestri e marittime”, inizia a preoccupare seriamente gli italiani.
Voci di corridoio parlano di una probabile firma da parte di Moavero, ma, come segnala sempre la Totolo, su matteosalviniofficial si può leggere:
“non abbiamo bisogno di un accordo che aprirebbe le porte ad altre migliaia di immigrati in Italia. Sbaglio?”
E anche il Sottosegretario alla Farnesina Guglielmo Picchi afferma la sua contrarietà:
“Se chiedete a me….sono contrario a sottoscrivere Global Compact for Migration”
Sembra, quindi, che il presente governo si allineerà agli USA di Trump, all’Australia, ad Israele, all’Ungheria, alla Cechia, alla Polonia e all’Austria di Kurz, paesi che si sono sfilati da tale nefandezza il cui unico scopo è costruire un esercito industriale di riserva su scala mondiale: una quantità infinita di schiavi ovunque, provenienti da dovunque.
In Politica Interna, dobbiamo registrare l’estremo inutile tentativo di quei sempliciotti di Banca d’Italia, il Policy Advisor schieratosi apertamente in difesa del proprio Policy Maker (Grandi Banche).
Il 19 novembre si è tenuto un incontro a Roma, dal titolo BIincontra, nel corso del quale Giuseppe Ferrero di Banca d’Italia afferma:
“il compito principale della Politica Monetaria è quello di mantenere la fiducia nella moneta unica: questo ha implicazioni per la crescita economica”
Capite? Banca d’Italia sta dicendo di non esser interessata alla crescita ma al mantenimento della moneta unica (e noi sappiamo benissimo quali enormi vantaggi ed immenso potere garantisca alle grandi banche la BCE).
All’interno dello stesso ciclo d’incontri, in quel di Napoli, il Prof. Saverio Simonelli si schiera in difesa dell’indipendenza dalla politica dell’ente:
“La Banca Centrale ha un mandato specifico, quello della stabilità dei prezzi, definito in maniera democratica. L’indipendenza riguarda il metodo con cui mantenere la fiducia”
Quindi, la nostra Politica Fiscale in Eurozona si scontrerà sempre con una Politica Monetaria restrittiva (imposta dall’asse Parigi-Berlino), in difesa della quale si sono schierati sia il Partito dei Francesi (PD, mandarini di stato e giornalisti italiani), sia il partito delle Banche (le 2 grandi banche).
Consapevoli che senza svalutazione salariale questo Euro è destinato a crollare, ed in sua difesa, Banca d’Italia invita Jens Weidmann all’incontro di Firenze. Questi, nel corso dell’evento, svela il tentativo di un colpo di stato:
“Si discute di un’unione fiscale che completi l’Unione monetaria perché ai paesi che hanno rinunciato alla svalutazione occorrono istituzioni che funzionino meglio”
Che tradotto significa:
“poiché M5S e Lega non vogliono ridurre pensioni e salari degli italiani, dovremo organizzare un golpe interno, ribaltare il governo, rimettere in sella Gentiloni e Bersani con quella parte di M5S fedele a Fico e con i Forzisti, affinché il vostro paese si finlandizzi e accetti supinamente di essere governato da Berlino”.
Bella prospettiva vero?
Non è un caso che, neanche 24 ore dopo, Banca d’Italia inizia a tramare contro il proprio paese. Il 23 novembre 2018 lo spread dei BTP decennali era sceso a 299,8 punti base, Banca d’Italia corre ai ripari producendo e pubblicando uno studio imperfetto ed ingannevole che, grazie alla grancassa dei media italiani, riporta il differenziale a 307 punti.
Il blog www.ilcappellopensatore.it segnala che alle 14 e 22 viene effettuata l’ultima modifica al RAPPORTO SULLA STABILITA’ FINANZIARIA e quindi prontamente pubblicato a borse ancora aperte.
Che vi ho detto nelle scorse settimane? Banca d’Italia è il tecnocrate al servizio delle grandi Banche, lavora contro il governo onde tenere per se la leva della Politica Monetaria e garantire ai suoi superiori la disponibilità illimitata dei fondi BCE e le mani libere per fare quel che più conviene al suo management (sia a livello locale che mondiale).
E non è da meno l’ABI di Patuelli. Il 19 novembre esce un’Ansa del Presidente Patuelli che recita:
“Patuelli. uscita da Euro è pazzia”.
Sono proprio tutti schierati per difendere la propria libertà. Si! Ma quella di fare quel che più gli aggrada.
Anche i Policy Maker sono super impegnati nel contrastare i gialloverdi e la rinascita del paese.
Per sopravvivere alla furia dello spread, i gialloverdi intendevano riportare sull’interno quella parte di debito pubblico oggi acquistata da investitori esteri. Per tale motivo, al Mef hanno lanciato il programma BTP ITALIA. Trattasi di titoli di Stato indicizzati all’inflazione italiana, pensati per il risparmiatore interno. I Btp Italia garantiscono la protezione del valore nominale e degli interessi. E’ inoltre previsto un premio di fedeltà, del 4 per mille lordo, per chi li acquista all’emissione e li detiene fino a scadenza. La tassazione sui loro interessi è agevolata al 12,5%.
Dovrebbero esser titoli altamente appetibili dai risparmiatori che non amano il rischio, visto che un Certificato di Deposito di qualunque banca offre al massimo uno 0.6% lordo. Eppure di recente sono stati raccolti solo 2.1 miliardi.
Come mai?
Ma ovvio, per il boicottaggio perpetrato dall’opposizione (il Partito delle Banche), con comportamenti al limite del sanzionabile.
Su Il Sole 24 Ore del 22 novembre 2018, nell’articolo “Il BTP Italia? Ecco perché è diventato rischioso per i risparmiatori italiani” ove leggiamo che: “….. questa emissione del BTP Italia presenta un livello di rischio eccessivo. …… alla richiesta di sottoscrivere il nuovo titolo si è sentito dire: attenzione, rischieresti troppo. Al warning ha fatto seguito la proposta, da parte del bancario, di sottoscrivere una manleva con cui dichiara di scaricare dalla banca la responsabilità del rischio connesso all’investimento”.
L’articolo continua spiegando che i consulenti finanziari suggeriscono di non inserire nel portafoglio italiano più del 2% di titoli italiani “poiché i Cds stanno prezzando l’Italexit con percentuali non trascurabili” e finisce chiedendosi se i risparmiatori italiani non siano troppo prudenti per il BTP.
Inoltre, l’advisor incaricato di collocare i BTP Italia dovrebbe percepire una commissione massima all’incirca dello 0.20%, mentre, ad esempio, per investimenti in Polizze Vita arriva a percepire anche il 4%, ben 40 volte in più! Secondo voi, il professionalissimo Advisor cosa proporrà?
Capite? I BTP Italia vengono trattati in banca come investimenti soggetti alla ridenominazione e quindi sconsigliati, perché all’Advisor (che è impresa e non più ente che crea moneta sul territorio per lo stato) non convengono. Anche se il “Bot People” insistesse, poiché l’Advisor non guadagna dal loro collocamento, l’investimento verrebbe veicolato verso strumenti ad alto margine commissionale.
Le banche non hanno più sangue italiano, non stimolano più né i Bot People né la nostra economia.
Non ci credete?
Bene, veniamo ad Unicredit, uno dei 2 Policy Makers per conto dei quali il Policy Advisor Banca d’Italia lavora. Su Affari Italiani, nel pezzo “Unicredit, il “piano B” di Mustier: scissione tra attività estere e italiane”, si legge di un:
“Piano riservato, probabilmente di una banca d’affari ……L’ipotesi è proprio una scissione: da una parte le attività italiane, dall’altra quelle estere (Germania, Austria, Centro Est Europa, Turchia, Russia) con la creazione di un polo con sede in Germania.….. l’ipotesi sarebbe una sorta di piano B che Unicredit sta valutando nell’interesse degli azionisti, per oltre l’80% investitori istituzionali (in gran parte esteri). Il punto di partenza è la constatazione di quanto il rischio Italia pesi sulla valutazione del gruppo.”
Capite? Interesse degli azionisti, per l’80% investitori esteri. Quale interessa hanno questi a promuovere i BTP Italia? Non sono i risparmiatori ad aver bocciato i gialloverdi ma i banchieri.
E perché Mustier adesso crea più società nelle varie nazioni?
Ma è ovvio, se l’Italia uscisse dall’euro i proprietari di Unicredit perderebbero il valore delle azioni relative ad un solo mercato.
In aggiunta a ciò, le altre sedi vengono piano piano vendute tutte ai Francesi i quali avranno a disposizione l’immenso portafoglio clienti esteri creato dalle nostre aziende e potranno liberamente girarlo alle loro per far crescere le loro PMI (nostre competitor) e sostituirci nell’export.
Banca d’Italia non è da meno nel tentativo UE di distruggere PMI e microimprese italiane.
Quelli di Banca d’Italia, per voce di Salvatore Rossi, sono arrivati a dichiarare di auspicare la morte del proprio tessuto produttivo, per la maggior parte a gestione familiare e con dimensione medio piccola, solo perché consente a Lega e M5S di vincere le elezioni:
“possono costituire un terreno, anche elettorale, di facile retorica sovranista”.
Il messaggio è chiaro:
“voi votate gialloverde, i gialloverdi si vogliono riprendere la Politica Monetaria e la Banca Centrale, noi faremo di tutto per farvi morire prima che ciò accada”.
Nel suo tentativo di eliminare PMI e Microimprese, Banca d’Italia serve non solo le Grandi Banche, ma anche il Partito di Confindustria (dove comandano il 2-3% degli associati, le aziende Global per intenderci). I piccoli possono togliere respiro (in un mercato interno asfittico ed in via di ulteriore restringimento) alle grandi imprese grazie alla loro proverbiale resilienza.
Capite dunque perché il Partito di Confindustria si è unito al Partito delle Banche nel fare opposizione interna ai gialloverdi?
Gli obiettivi delle aziende Globalizzate (l’1 o 2% delle nostre aziende) si sposano con quelli delle grandi Banche italiane (e di Banca d’Italia) ed entrambe:
sono legate nel mortale abbraccio alla BCE, la peggior Banca Centrale di tutto il Pianeta;
si appoggiano al Partito dei Francesi (lobbysti e Legionisti del Partito Democratico, mandarini di stato).
Quest’ultimo, il Partito dei Francesi, nella settimana dell’anno 47 ha fatto come il film di Totò: il MORTO CHE PARLA!
Gentiloni, dall’alto della sua autorevolezza, dall’oltretomba pronuncia a Piazza Pulita (La7):
“Anche noi abbiamo pensato di aumentare il deficit, per stimolare la crescita. Abbiamo pensato di prenderci questo rischio, ma in un paese come l’Italia non ne vale la pena”.
Certo, deficit e debito pubblico ovviamente va fatto solo per dare i soldi al Partito delle Banche, non per i poveri e le famiglie italiane.
Del Rio, quello del Ponte, afferma:
“Noi abbiamo fatto crescere il paese per 29 trimestri, voi gialloverdi ci avete portato in recessione”
L’economista Giampaolo Galli, con riferimento all’idea di cambiare l’Europa, suggerisce:
“Caro Salvini, per cambiare l’Europa impara da Tsipras”
Invitando il governo a massacrare quegli italiani che il PD odia a morte e a svendere ogni bene del paese (porti, ferrovie, isole e monumenti) al superiore popolo tedesco.
Addirittura Lucrezia Reichlin alla TV Svizzera si mostra sconcertata per quanto avviene:
“E’ un affronto verso l’UE” e si dichiara felice se la UE mantenesse una linea dura contro i gialloverdi al fine di evitare un’emergenza nazionale.
Sempre al Partito dei Francesi possiamo iscrivere il Corsera, che grazie alla stilo di Tommaso Labate, informa il paese delle probabili dimissioni di Savona.
Tutte le testate rilanciano la presunta notizia delle dimissioni del Prof.:
“Manovra, Savona non esclude le dimissioni”
e sui social lo stesso Corsera annuncia:
“Paolo Savona 2.0 la metamorfosi: ora non esclude le dimissioni”
Naturalmente noi sapevamo come ciò non fosse possibile, uno che ha già vinto la guerra non si tira indietro sul più bello, non lascia le truppe prive della catena di comando, a maggior ragione oggi che:
Salvini pianifica incontro a Gennaio con Trump (il quale considera l’Italia il solo paese europeo da cui può partire un rinnovamento del mondo);
Armando Siri in USA ha trovato questa settimana terreno fertile per sviluppi commerciali.
Puntuale in breve arriva la smentita del diretto interessato:
“Dimissioni? il sogno del Corriere che me le chiedeva fin dal mio insediamento”.
Di vero ci potrebbe essere l’aver espresso preferenza per misure di investimento al posto del reddito di cittadinanza, ma questo è un ottimo strumento per aumentare immediatamente il PIL, nonché l’avvio, con le tessere stile social cards, di un esperimento che rappresenterà la base per la produzione di moneta elettronica (ritorno alla lira).
Questo cosa l’ha capito bene Marattin (PD) che, con riferimento alla stampa di 6 milioni di card annunciata da Di Maio, si precipita a twittare:
“ “….il PDNetwuork, con Luciano Nobili, lunedi farà un accesso agli atti per verificare chi stia stampando e cosa”
Se il programma RDC partisse il primo gennaio 2019, con un moltiplicatore pari a 1,19 potremmo ritrovarci alla fine dell’anno con un aumento del PIL, solo dai consumi, di almeno 12 miliardi.
Unitelo al programma di distribuzione delle tessere bancomat con le quali gestirlo ed abbiamo il miglior piano B possibile per il ritorno alla lira.
Attenzione, ciò farebbe felici i tedeschi che, come afferma l’ambasciatore tedesco in Italia, sin dall’alba dell’Euro:
“in tanti allora preferivano mantenere il proprio Marco”
Come vedete, mentre la Germania ripensa al proprio ruolo su scala europea e mondiale, rinunciando al ruolo di motore sostitutivo degli USA in un impero a trazione tedesca, le opposizioni si comportano come le anguille sul lavandino quando chi le cucina gli ha già tagliato la pancia. Esse sono morte ma si dimenano più che da vive. Anche quando sono nell’olio bollente esse continuano a dimenarsi come fossero ancora vive, invece sono già cotte a puntino.
Possiamo a questo punto completare il nostro teorema:
Teorema: le equazioni che descrivono il comportamento delle élite tedesche e dell’opposizione interna (rendendoli estremamente facili da decifrare) ci inducono a dedurre che la UE è irriformabile, ergo salta.
Pensavamo ci sarebbero voluti più di 5-6 mesi di governo differente da quelli del PD ma sapevamo che prima o poi saremmo arrivati a questo punto.
Allacciate le cinture di sicurezza miei cari, le linee aeree Italy Airplane stanno scaldando i motori per un decollo a stretto giro di posta.
Fonte: StopEuro
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