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sabato 24 novembre 2018
Il capolavoro di Savona, l’alba del piano B
Ciò che rende interessanti questi tempi è l’immensa quantità di avvenimenti che ogni giorno rendono impossibile morire di noia.
Questa settimana, ad esempio, le fasi di svolgimento della guerra in atto fra Savona e la UE registrano il raggiungimento dell’obiettivo che Savona si era dato come scopo, mettere il Piano B in rampa di lancio, la reazione dell’asse franco-alemanno al muro contro muro dei gialloverdi e la comparsa di un nuovo soggetto all’opposizione.
Partiamo dal capolavoro di Savona e dalla reazione dei tedeschi.
Abbiamo visto che, in base alla Teoria dei Giochi, Savona vinse la guerra con la UE il primo giorno di espletamento del suo incarico. Il 26 settembre Savona affermò:
“…abbiamo gettato il guanto di sfida alla vecchia Europa, ora dobbiamo vincere la guerra perché guerra sarà”.
Con un Def in controtendenza Savona mise fuori gioco la Commissione UE e, supportato dalla grande finanza americana, disattivò la potenziale guerra dello Spread da parte della BCE.
Con una Merkel avviata al prepensionamento (caos nel CDU) ed un Macròn che registra il fallimento del suo progetto di riforma della Grande UE, l’asse Parigi-Berlino è costretto a porsi sulla difensiva rispolverando un vecchio progetto di Schauble: una Piccola Europa a trazione franco-tedesca.
Merkel e Juncker si accordano per superare l’unanimità nelle decisioni del Parlamento Europeo, per cambiare le regole interne affinché pochi decidano per tutti.
Macròn, pur di salvare la sua immagine, si accontenta di tale progetto ma è molto deluso, ambiva a creare un impero:
“French finance minister: We need a European Empire”(Handelsblatt Global),
“Macron vuole per l’UE un vero esercito europeo” (Europa Today),
onde difendersi autonomamente da Putin, posto che Trump non offre sufficienti garanzie in tal senso.
La Merkel, per non rovinare l’amicizia con i francesi, pur rispondendo positivamente a Macròn, non sposa pienamente il progetto.
Nel pezzo su Politico.Eu:
“Merkel’s big speech: What she said, she meant”
la cancelliera ha chiarito che:
“a European army is a very long-term plan”
se ne parlerà forse in un futuro molto lontano.
La Piccola Europa al massimo sarà un Impero …..disarmato.
Comunque, e da gennaio si saprà quando questo ma avverrà:
“Pour un nouvelle Assemblée parlementaire franco-allemande” (LeParisien),
tutte le decisioni in materia di difesa, sicurezza e politica estera saranno prese da un nuovo Parlamento aggiuntivo, Franco-Tedesco, composto da 50 tedeschi e 50 francesi. Purtroppo per Macròn, la Germania quando prende simili provvedimenti di solito annette. Anschluss!
Pertanto, io non sarei molto tranquillo, Macròn, alla fine, consegna la Francia ad un abbraccio mortale.
A questa Piccola Europa, salvo piegarsi a UE e BCE, non è previsto prenda parte l’Italia, il paese che si oppone alle decisioni prese dall’asse Parigi-Berlino su immigrazione, economia e politica estera.
Aver fissato un rapporto deficit/pil al 2.4 e aver tenuto la barra fissa nonostante le pressioni esterne e l’opposizione interna, quindi, ha dato il via all’inizio della fine dell’attuale UE e alla prossima uscita dell’Italia dall’Euro.
Un capolavoro.
Savona è arrivato dove voleva arrivare.
Un paio di giorni fa il Professore ha commentato gli eventi col ghigno satanico di chi ne sa una più del Diavolo:
m“Non mi aspettavo che andasse in questo modo”
Che briccone! Ha circuito più “Euroinomani” lui che donne il Don Giovanni di Mozart nella sua vita.
Savona era perfettamente consapevole di dove sarebbe arrivato con le sue trattative, non a caso sin dall’inizio soleva dire:
“occorre tenersi pronti ad ogni evenienza”
Sapeva che sarebbe arrivata l’ora nella quale il governo avrebbe dovuto tirare fuori il suo Piano B.
Signori! La UE come l’avete conosciuta fino ad oggi, di fatto, non esiste più. Dalla sua dissoluzione nascerà un’Europa a 2 blocchi:
La Piccola Europa (asse Francia-Germania più Paesi satelliti, Olanda, Austria, Lussemburgo ecc.);
Il blocco dei Nazionalisti (fedeli agli USA: Italia, UK, Visegrad e…..Turchia?)
Rimane da capire dove e con chi si collocheranno Spagna, Portogallo, Cipro e Grecia.
L’Euro è dunque destinato a modificare la sua natura, da Lira forte a Franco forte! Ovviamente questo non ritarderà i tempi per la sua dissoluzione, perché la Francia è simile a noi in tutto (tranne i bidet).
E dopo Massimo Franco, persino il più mediocre Gad Lerner si accorge dei giochi in essere e twitta:
“Ho avuto un incubo, procedura d’infrazione UE a Gennaio, Spread non più sopportabile a lungo, titoli di stato che restano invenduti, banche in crisi…….vuoi vedere che prima di maggio questi ci portano fuori dall’euro per fare il botto alle elezioni e restare al potere?”
Ecco, bravo! Sebbene ad Agorà Borghi si sia precipitato a calmare le acque:
"Sono speranzoso, non ci sarà la procedura d’infrazione per la manovra altrimenti vorrebbe dire ammettere che queste regole sono applicate con la massima discrezione”
Tutti sanno che le ambizioni di comando dell’élite tedesca e la sua proverbiale ristrettezza mentale ridurranno la UE ad una insieme di Stati commissariati sulle seguenti materie:
Austerity (economia)
Immigrazione
Politiche Commerciali (accordi bilaterali).
Anche il Fatto Quotidiano è consapevole che la frattura è insanabile. Nel pezzo:
“Manovra, Salvini e Di Maio hanno tre modi per uscire dallo spread”. Il quotidiano indica le uniche 3 strade perseguibili dai gialloverdi:
- Rinunciare alla Politica Fiscale (tornando indietro dal 2.4%);
- Una volontaria caduta del governo, con successivo commissariamento della Troika
- Italexit
I tedeschi non daranno tregua, per rimanere in UE ed Euro la Merkel pretenderà che gli italiani abbandonino le pretese su Politica Fiscale e Politica Commerciale.
TGCOM24 riporta le seguenti parole della Merkel:
“la stabilità finanziaria che sta alla base della valuta unica può funzionare solo quando ogni singolo paese membro rispetta le proprie responsabilità per la stabilità finanziaria”Un governo con un consenso altissimo con 2 giovani Vice Premier che vivono di consenso, secondo voi quale strada sarà più propenso a prendere?
Lo smantellamento della riforma renziana delle BCC parla per questi. I gialloverdi mirano a sottrarre alla scalabilità straniera le BCC e a Draghi il controllo delle ultime banche che prestano alle microimprese. Bloccando la riforma delle BCC, i Gialloverdi dichiarano ufficialmente guerra alle Lobby (di grandi imprese e grandi banche) che tramano nell’ombra a Bruxelles.
Banca d’Italia, Advisor dei Policy Maker Grandi Banche, si dice molto preoccupata per la controriforma:
“La controriforma delle BCC preoccupa Bankitalia” (Huffington Post.it)
Il governo inizia a mettere le mani anche sulla Politica Monetaria, e Visco teme per un cambio del Decisore Politico. Anche gli economisti dell’OCSE, vedi Federica Daniele, manifestano il loro rammarico per la retorica sovranista che lascia le BCC in mano ai politici locali (copiando così la Germania le cui 400 Sparkasse hanno profondi legami con le comunità politiche locali). Tutti sono molto preoccupati da un governo che si riappropria della sua Politica Monetaria.
Depotenziato l’invasore franco-alemanno, i politici asfaltati il 4 marzo 2018 si sono arresi, non contestano più il deficit ma chiedono meno assistenzialismo (RDC) verso i poveri (e ti pareva) nella speranza che puntando agli investimenti si sani la frattura UE-Governo sul Def..
Ma oramai è tardi, i tedeschi hanno già dichiarato la fine dell’attuale UE e puntano alla nuova formula dal cuore Franco-Alemanno e con l’Italia fuori.
I gialloverdi, oltre ad aver annullato l’influenza esterna sulla politica interna, hanno anche cancellato l’opposizione interna (il Partito dei Francesi, PD e mandarini di Stato).
A resistere ora rimangono, come già detto la settimana scorsa, il Partito delle grandi banche (capitanate da Intesa e Unicredit) e il Partito delle grandi industrie (capitanate da Boccia)
L’opposizione delle grandi aziende, abbiamo visto, nasce causa programma Bce di acquisto Bond Corporate. Il CEO CAPITALISM necessita di tali fondi per distribuire dividendi e garantire elevatissimi bonus ai propri manager (la rivoluzione dell’azionista).
Autostrade per l’Italia, ammessa dalla BCE al programma di acquisto Bond Corporate, ha deliberato la distribuzione di 550 milioni di euro di dividendi e, nello stesso periodo, ha incrementato l’indebitamento di 600 milioni di euro.
Lungi da me accusare Autostrade di essersi indebitata per distribuire dividendi, magari lo ha fatto a fronte di un piano di investimenti, però la coincidenza è strana no?
Per quanto concerne il Partito delle banche, la pubblicità di Unicredit su twitter descrive la medesima come una banca Paneuropea. Capite? La Banca d’Italia, il Policy Advisor della Politica Monetaria, è posseduta da banche alle quali Draghi ha garantito liquidità in eccesso (160 miliardi depositati presso la stessa BCE), che si sentono Paneuropee e che tremano qualora dovessero tornare sotto controllo del pubblico. In tal caso, esse avrebbero molto meno spazio operativo e compensi del management di gran lunga inferiori rispetto a quelli attuali.
Quindi? Dovendo attuale il Piano B, che fare?
E’ necessario creare una Banca d’Italia bis, con vertici di nomina parlamentare, che gestisca sia le tessere bancomat del Reddito di cittadinanza (base per la creazione della nuova valuta interna), sia i miniBot.
In questo modo, vengono bypassati tutti i membri facenti parte del “Partito delle Banche” e tutti quelli che, per questioni meramente economiche, tramano ai danni dei gialloverdi nei meeting a base di caviale e champagne.
Illuminante, in tal senso, l’elenco degli amici della Fondazione Guido Carli. In esso vi sono citati rappresentati di tutti i partiti precedentemente citati, ad esempio:
Vincenzo Boccia (Confindustria);
Carlo Cimbri (Banche – Unipol)
Claudio Costamagna (Banche – ex CDP da Luglio 2018)
Sergio Dompè (Confindustria)
Giovanni Malagò (Coni)
Mauro Moretti (Confindustria o Politica?)
e tanti altri ancora.
Un ulteriore pericolosissimo gruppo politico si profila poi all’orizzonte. Le Parioline!
Le benestanti di tutta Italia, stanche delle solite noiose partite di burraco e delle difficoltà incontrate nell’utilizzo dei pubblici servizi in questa tipologia di quartieri, iniziano a fare le rivoluzionarie.
Ora l’intero universo dei ricchi, in difesa dei propri privilegi (dividendi, compensi, bonus e privilegi), si è schierato all’opposizione.
Ricchi e benestanti non riescono a convivere con il fatto che le vie democratiche abbiano portato i poveri al potere. Essi non tollerano i processi democratici poiché, disprezzando il popolo, pretendono di rivendicare per loro spazi decisionali nel nome di quella loro superiorità che dovrebbe concretizzarsi nell’EPISTOCRAZIA (che non esiste in nessuna parte del mondo).
Purtroppo per loro, non solo Savona ha sconfitto l’asse Parigi-Berlino, ma ha anche restituito dignità e coraggio al popolo. Se sconfitti UE e PD l’opposizione che rimane è questa, qualunque decisione (anche uscire dalla UE unilateralmente) sarà possibile ai Savona’s boys. Datemi retta, allacciate le cinture di sicurezza, il Piano B è in rampa di lancio.
Ad maiora.
Fonte: Qelsi
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