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domenica 25 giugno 2017

Banche popolari venete: una grande operazione di facciata per mascherare il salvataggio con soldi pubblici


di Vincenzo Cirigliano

Scoppia intanto il caso Popolare Vicenza e Veneto Banca. In questo caso viene coinvolta Intesa Sanpaolo che però non intende metterci più di un euro. E senza farsi carico degli esuberi e delle altre grane, di cui dovrà occuparsi una bad bank. Il conto lo pagherebbero gli azionisti, gli obbligazionisti subordinati e lo Stato. Il tutto a patto che Commissione Ue e Bce diano il via libera. Altrimenti la risoluzione tornerebbe di attualità.



Si preannuncia la stessa medicina applicata in Spagna con la differenza che in Italia a pagare saranno come al solito i contribuenti.

Con queste parole si potrebbe riassumere l’operazione che si sta mettendo in campo per il Salvataggio delle Banche Venete per le quali viene accantonata l’idea di ricapitalizzarle e soprattutto di coinvolgere in questa operazione l’intera filiera bancaria, limitandosi semplicemente a mettere in campo operazioni che hanno l’unico scopo di salvarsi la faccia e che fanno apparire come salvatore della Patria il Gruppo Intesa San Paolo, quando in realtà gli unici Salvatori della Patria, come sempre, sono i cittadini che saranno chiamati a coprire le enormi voragini di bilancio provocate.

Un’operazione che mira a buttare fumo negli occhi degli osservatori internazionali mettendo di fatto le mani in tasca dei Risparmiatori che si accollano così l’onere di pagarne il conto

Lo sforzo che si è richiesto a Intesa San Paolo è solo quello platonico di rendersi disponibile a rilevare le due Banche con la simbolica cifra di un Euro, caricando la parte marcia dei Bilanci sulle spalle di una Bad Bank, copiando pari pari quanto avvenuto in Spagna quando Santander ha rilevato il Banco Popular, con la piccola differenza che la banca spagnola sta varando nel contempo un aumento di capitale a proprie spese di bel 7 Miliardi di Euro per coprire le operazioni connesse all’acquisizione.
Invece l’Istituto di Carlo Messina non vuole investire nulla al di la del simbolico Euro, accaparrandosi di fatto la parte sana dei due Istituti di Credito, la rete diffusa sul territorio con i suoi attivi, addossando ad altri il compito di occuparsi delle perdite, dei crediti deteriorati e di tutte quelle forme di investimento non onorate dai debitori non esclusi quei contenziosi con la clientela ed i Soci.
Naturalmente il rimedio cui si ricorre ha sempre lo stesso schema, un grande Gruppo rileva la parte buona delle Banche in difficoltà a prezzi da saldo, e si istituisce una Bad Bank in cui si fanno confluire tutti i crediti incagliati, demandando l’onere di riscossione ad altri non definiti soggetti

Ma se Intesa San Paolo non intende caricarsi sul groppone gli oneri legati alle due Banche e dato per scontato che i problemi delle due Banche da Salvare non possono certo auto liquefarsi, chi dovrebbe pagare il conto di questo Salvataggio all’Italiana? In base a quanto dettato dalle norme Bancarie, in primis dovrebbero essere gli azionisti ed i detentori delle Obbligazioni Subordinate. Lo Stato, quindi i Cittadini, dovrebbe contribuire immettendo 2,5- 3 Miliardi di Euro nella Bad Bank designata come terminale per accollarsi tutte le problematiche in capo ai due Istituti. Ma tutto ciò verrà autorizzato da Bruxelles? L’idea generale è che Bruxelles prenda le distanze da questa operazione anche se non si conoscono i dettagli di tutta questa piano che di sicuro toglierebbe una valanga di grane al Governo e soprattutto al Sistema Bancario che eviterebbero di essere chiamato ad alimentare con nuovi finanziamenti il Fondo Nazionale.
Le prospettive che si intravedono tra i particolari di questo accordo lasciano trasparire un coinvolgimento sempre crescente dello Stato e di conseguenza dei soliti ignari cittadini, catapultati in prima linea per difendere e tutelare interessi che poco attengono alla loro vita intrisa di mille difficoltà.

Ci si chiede quanto può essere sostenuta dal Governo la cornice normativa pretesa dal Gruppo Intesa e soprattutto come ci si regolerà nei prossimi giorni in merito all’emissione di Bond con garanzia Statale di cui, nell’eventualità, si dovrà pur far carico qualcuno quando arriveranno alla naturale scadenza, a meno che non si faccia come per i Bond in scadenza il 21 Giugno di Veneto Banca di cui è stato sospeso il rimborso determinando di fatto il Default tecnico dell’Istituto delineando un episodio che si potrebbe tranquillamente catalogare come un vero e proprio “Abuso di Potere”. Un Default sostenuto dai fatti a cui potrebbe seguire anche un ipotetico quanto opportuno ricorso dei creditori. Cosa succederebbe in tal caso?

Lo schema è sempre lo stesso. Non si Nazionalizza, ma si mettono soldi Pubblici per i salvataggi. Con una piccola considerazione devastante: se almeno si nazionalizzasse, una volta rimesso in piedi il Carrozzone, lo Stato potrebbe Godere anche degli eventuali Utili. Immettendo invece liquidità per il risanamento, lo Stato praticamente regala ai Privati la parte appetibile delle Banche, sobbarcandosi gli oneri della parte marcia degli Istituti. Secondo la regola del Nazionalizzare le Perdite e Privatizzare gli Utili. Un vero e proprio regalo quindi alle lobby bancarie e finanziarie. Intanto il Popolo sta a guardare e PAGA.

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